La conduttrice Rai Serena Bortone è stata sospesa per sei giorni dalla Rai con l’accusa di aver rotto il vincolo di riservatezza richiesto ai suoi dipendenti. In particolare, secondo i vertici di viale Mazzini, Bortone ha tradito l'azienda per cui lavora quando ha annunciato su Instagram l’annullamento dell’intervento dello scrittore Antonio Scurati che era in programma per la sua trasmissione, "Che sarà", lo scorso 25 aprile, anniversario della Liberazione. La Rai aveva spiegato l’annullamento con presunte divergenze sul compenso allo scrittore. Ma quest'ultimo ha sempre smentito questa versione dei fatti. Poi, è venuto a galla che all'origine della censura c'erano motivi editoriali. Sta di fatto che della questione scoppiata oggi, 3 luglio 2024, Dario Carotenuto, membro Cinque Stelle della Vigilanza Rai, raggiunto da Tag24.it, preannuncia che se ne dovrà occupare ancora la Commissione.
Nel giorno in cui Serena Bortone viene sospesa per sei giorni dalla Rai per la questione della censura subita da Antonio Scurati lo scorso 25 aprile, il deputato Dario Carotenuto, a Tag24.it, sostiene che la Rai può diventare un ulteriore tema capace di unire le opposizioni in un "fronte popolare" contro la destra ora al potere con Giorgia Meloni.
"La sanzione che viene inflitta a Serena Bortone è paradossale, incredibile soprattutto se la si colloca nel contesto di questa Rai che fa acqua da tutte le parti".
D Amareggiato?
R "La Rai è finita in un pantano morale. E gli audit che i vertici annunciano dopo ogni scandalo, da quello per Franco Di Mare a quello più recente per le assunzioni, non la salvano certo".
D Ora si chiude il cerchio con il caso di Serena Bortone.
R "Chi paga è sempre l'anello più debole. C'è da rimanere esterrefatti. Ma i segnali di come viene interpretata la gestione della Rai da questa maggioranza di Governo sono tutti allarmanti".
D Che fare allora?
R "Serve quanto prima una nuova governance".
D Più facile a dirsi che a farsi, soprattutto dall'opposizione.
R "Ma ora abbiamo un'arma in più: il Media Freedom Act dell'Unione Europea".
D Cosa comporta?
R "Dà una chiara indicazione di come liberare la Tv di Stato dalle ingerenze della politica, pur facendola rimanere in mano pubblica".
D Come si fa?
R "In campo ci sono diverse proposte, tra cui quella che porta il mio nome e che è depositata già da un paio d'anni. Per me, bisogna eleggere un cda esclusivamente per meriti e indipendenza dei candidati".
D E come si valutano merito e indipendenza?
R "Io ho proposto delle regole molto semplici. Nessuno di coloro che entra a far parte del cda della Rai, negli ultimi dieci anni, deve essere stato iscritto a un partito o deve aver ricevuto nomine di carattere politico".
D In questi giorni, si ragiona sul fatto se anche in Italia, sul modello francese, si possa replicare un fronte popolare per battere la destra. La Rai può essere un fronte comune tra Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico?
R "Anche il Pd ha la sua idea di Rai: per la sua governance propone la costituzione di una fondazione. Ma io dico che si può far fronte comune. Con Sandro Ruotolo, il responsabile informazione dem, si lavora benissimo. Abbiamo molte convergenze. Anche se..."
D Anche se?
R "Il Pd, in realtà, dovrebbe fare chiarezza: è il partito che ha avallato fino alla fine il confronto a due da Bruno Vespa tra Giorgia Meloni e Elly Schlein alla vigilia delle scorse europee, confronto che escludeva tutti gli altri leader e per questo inevitabilmente bocciato dall'Agcom? E' quello degli orticelli che in passato si è dedicato anch'esso a coltivare in casa Rai? O è un partito che, come noi, crede che viale Mazzini sia un bene comune e come tale vada tutelato e rilanciato?"