Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione?.
E’ questo il quesito che gli elettori italiani troveranno sulla scheda per l’eventuale Referendum abrogativo della Legge Calderoli sull’Autonomia Differenziata.
Un quesito semplice a cui bisognerà rispondere Sì se si vuole abrogare la legge, o ‘no’ se la si vuole mantenere. Il testo è stato presentato questa mattina – venerdì 5 luglio 2024 - presso la Corte di Cassazione dall’opposizione quasi al completo, da Cgil e Uil e da alcune associazioni come ANPI, ARCI, WWF e Demos.
La presentazione del quesito è il primo passo verso la consultazione popolare per la quale occorrerà raccogliere le firme in tutta Italia. I tempi sono stretti poiché se si vuole centrare l’obiettivo di andare alle urne nel 2025, occorre depositare le firme entro il 30 settembre.
Tra i leader di opposizione presenti spiccava per l'assenza solo Azione di Carlo Calenda, protagonista in queste ore di uno scontro a distanza con la segretaria del Pd Elly Schlein sulla vicenda della costruzione di un centrosinistra unitario.
Una foto ricordo affollata quella scattata questa mattina davanti al Palazzo della Cassazione a Roma, dove il centrosinistra quasi al completo, i sindacati (Cgil e Uil) e la società civile con diverse associazioni, si sono dati appuntamento per segnare una tappa fondamentale nella battaglia contro la riforma dell’Autonomia Differenziata, accusata di voler spaccare il Paese e acuire i divari tra nord e sud, ovvero la presentazione del quesito per il referendum abrogativo dell'Autonomia Differenziata. L’obiettivo finale è arrivare all’abrogazione della Legge Calderoli approvata il 19 giugno 2024 alla Camera.
Un appuntamento che è anche una prova generale di come potrebbe essere il centrosinistra unito in Italia con l’appoggio della società civile e delle forze sindacali: Pd, M5S, AVS, Psi, + Europa e Italia Viva. Assente come dicevamo Azione, che anche in questo caso ha voluto rimarcare le differenze con il possibile Fronte Popolare italiano.
Nei loro interventi i leader del centrosinistra hanno tutti sottolineato la necessità di opporsi ad una riforma che danneggerebbe i cittadini e le imprese del meridione, allargando il divario tra le regioni e mettendo a rischio la tutela dei diritti delle persone. I leader hanno poi sottolineato l’urgenza di partire subito con la raccolta delle firme.
Ha detto il leader del M5S, Giuseppe Conte, mentre la segretaria del Pd Elly Schlein ha evidenziato come la battaglia coinvolga forze molteplici tra cui anche le regioni.
Ha detto il segretario di Sinistra Italiana e deputato Avs, Nicola Fratoianni. Presente per +Europa, il segretario Riccardo Magi che ha sottolineato la necessità che venga attivata subito la raccolta digitale delle firme, dato il poco tempo a disposizione per la loro raccolta.
Presente per Italia Viva la deputata Maria Elena Boschi che ha anche annunciato una iniziativa del suo partito contro la riforma.
L’ex ministra per i Rapporti con il Parlamento ha evidenziato però anche le differenze con il ‘movimento referendario’ sottolineando che naturalmente Italia Viva non parteciperà alla raccolta di firme contro il Jobs Act.