Di 'campo largo' o Fronte popolare, che dir si voglia, non ne vuole proprio sentir parlare. Carlo Calenda va per la sua strada e affida ai suoi social la decisione di non sottoscrivere il referendum contro l'autonomia differenziata presentato dalla Cgil accompagnata da tutte le altre forze di opposizione.
Una scelta che il leader di Azione spiega di non condividere né per quanto riguarda il metodo, perché a suo dire il quorum non sarà raggiunto, né il merito, poiché lo considera insufficiente ad affrontare i problemi del Meridione.
Mancava solo lui quando, nella mattinata di ieri, 5 luglio 2024, il possibile Fronte popolare si è schierato compatto davanti alla Cassazione per depositare il quesito sul referendum abrogativo contro la riforma dell'autonomia differenziata.
Nessun rimpianto, però, da parte del leader di Azione che, anzi, rivendica convinto la decisione. Molte cose di questa iniziativa non vanno bene a Calenda, a partire da una valutazione prettamente strategica e pragmatica.
In un post condiviso sui suoi canali social, infatti, sottolinea come assai difficilmente il referendum raggiungerà il quorum, trasformandosi in un chiaro autogol per le forze di opposizione. Pallottoliere (o calcolatrice) alla mano, infatti, Calenda sottolinea come il risultato si possa raggiungere solamente con il voto di circa 13 milioni di italiani in più rispetto a quelli che hanno votato i partiti che promuovono il referendum alle ultime Europee.
Un obiettivo irrealistico che, sostiene sempre Calenda, finirà solo col dare una nuova opportunità a Giorgia Meloni per attaccare l'opposizione e sminuire il suo peso politico nel Paese.
Il referendum sull’autonomia lanciato da #Landini e entusiasticamente rilanciato da tutte le forze di opposizione tranne @Azione_it è sbagliato per ragioni pragmatiche.
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) July 6, 2024
Per raggiungere il quorum dovremmo portare a votare tredici milioni circa di italiani in più rispetto a quelli… pic.twitter.com/04EIGmShv1
Calenda rinnova, dunque, il suo disaccordo profondo con le posizioni espresse dal Fronte popolare, ribadendo la sua definizione di "ammucchiata" per l'erede del campo largo. Un'alleanza "da Renzi a Landini" in disaccordo su tutto e che, proprio per questo, non è in grado di proporre una reale alternativa al governo della destra.
Dietro la decisione di Azione, tuttavia, sembra esserci anche un preciso calcolo politico. Si intuisce da un passaggio preciso del suo post nel quale Calenda afferma:
"Quando il referendum ci sarà voteremo per l’abolizione dell’autonomia, ma riteniamo lo strumento sbagliato".
Come a dire: preferiamo non esporci a quelle che riteniamo possibili brutte figure, ma mettiamo comunque un 'piede' nella battaglia, nel caso dovesse andare bene? A pensar male si fa peccato, ma...