Il risultato delle legislative francesi come faro per l'azione della sinistra in Italia? Se lo chiedono in tanti, alcuni ci sperano. Sta di fatto che le elezioni che si sono concluse ieri, 7 luglio 2024, in Francia, con l'affermazione del Nuovo Fronte Popolare, porta a interrogarsi sulla replicabilità di una simile alleanza anche nel nostro Paese.
Tuttavia, questa possibilità deve scontrarsi con le specificità della politica italiana. Se, infatti, il Partito democratico da sempre cerca una strada unitaria per costruire un'alternativa alla destra di Giorgia Meloni, altre forze politiche mettono 'paletti' e distinguo che le allontanano da questa prospettiva.
Di certo, i risultati dei ballottaggio francese sanciscono una realtà che non può che essere guardata con soddisfazione da tutto il centrosinistra italiano: la sconfitta dell'estrema destra di Marine Le Pen e Jordan Bardella.
Soddisfazione evidente in Antonio Misiani, senatore e responsabile Economia e Finanze, Imprese e Infrastrutture del Partito democratico. Soprattutto per il dato record sull'affluenza, definito "confortante" perché espressione di quella partecipazione degli elettori che non viene mai a mancare quando la posta in gioco lo richiede.
Partecipazione che, avverte, ha trovato in una coalizione forte un punto di riferimento. Da qui l'insegnamento che, secondo il senatore dem, dovrebbe arrivare all'Italia: l'unità delle forze democratiche:
E, a proposito della vittoria del Fronte popolare francese, a Misiani scappa un sorriso quando gli viene chiesto un commento sulle esternazioni social di Matteo Salvini, che in un post su Twitter aveva definito "comunisti, islamisti e antisemiti" gli esponenti della formazione guidata da Mélenchon.
Misiani risponde con una battuta, dicendo che il leader della Lega "dovrebbe fare anzitutto un po' di riflessioni", dal momento che il suo sostegno alla Le Pen non le ha portato molta fortuna.
Anche Ettore Rosato, deputato di Azione, esalta il dato eccezionale dell'affluenza al ballottaggio francese. Tuttavia, probabilmente, i punti di contatto tra il suo pensiero e quello di Misiani terminano qui.
Rosato 'smonta', infatti, la narrazione di queste ore che esalta il risultato della coalizione guidata da Mélenchon, sostenendo che a unirla fosse solo la contrapposizione all'estrema destra e non un progetto condiviso. Fatto, questo, che porterà il Fronte popolare a sciogliersi "il giorno dopo le elezioni", prevede il deputato di Azione.
Impossibile, dunque, ipotizzare una sua replica in Italia. Rosato, sorridendo, esclude categoricamente questa possibilità, citando la foto dei leader del campo largo scattata alla consegna del quesito referendario sull'autonomia differenziata. Da Landini e la Cgil a Schlein, da Giuseppe Conte del Movimento 5 Stelle a Maria Elena Boschi di Italia viva: un gruppo a cui Rosato sente di non appartenere:
Un cantiere, dunque, quello del Fronte popolare italiano, che sembra destinato a dover fare a meno della compagine guidata da Carlo Calenda e che, comunque, ha ancora molte fondamenta da costruire, per sviluppare quell'alternativa stabile e concreta richiesta da molti elettori rifugiati nell'astensionismo.