Se c’è una lezione da imparare dalle Elezioni legislative francesi è che la strada da seguire per creare un'alternativa al Governo di centrodestra in Italia non è quella di copiare un modello che non ha nulla in comune con il paese e con la storia politica italiana.
L’ex presidente del Senato, Fausto Bertinotti, intervistato in esclusiva da Tag24.it, commenta i risultati delle elezioni legislative in Francia e boccia i tentativi del centrosinistra italiano di costruire un Fronte Popolare sulla scorta di quanto fatto oltralpe. Lo storico leader della sinistra italiana indica, però, nelle battaglie per la difesa della Costituzione il punto di partenza per la costruzione di un percorso comune condiviso delle forze del centrosinistra.
C’è il tempo del governo e c’è il tempo della difesa della democrazia.
Oggi, secondo Bertinotti, è arrivato il momento di inaugurare una stagione di lotte sociali per difendere il paese dalle riforme che il centrodestra sta portando avanti in Parlamento.
D: In queste ore tutti si stanno chiedendo: chi ha vinto veramente le elezioni in Francia?
R: La domanda se la fanno tutti quelli che non vogliono leggere la realtà, perché a leggere la realtà la risposta è semplicissima: ha vinto l’avversione a Marine Le Pen e a Rassemblement National. Ha vinto il fronte che ha ritenuto che la Repubblica francese fosse in pericolo e ha prodotto un grande sussulto popolare, che si è visto nelle manifestazioni, nelle lotte e poi nel voto che ha respinto la minaccia lepenista. E’ tutto molto semplice.
D: E’ stato un referendum su Le Pen, quindi?
R: Un referendum su Rassemblement National, sul fatto se fosse o meno un pericolo per la democrazia in Francia. E la risposta dei cittadini francesi è stata chiara: lo considerano un pericolo.
D: La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato, commentando l’esito dei ballottaggi francesi, che è più facile governare quando si condividono le idee, invece, di quando si condivide solo un nemico.
R: Se qualcuno vuole tranquillizzarsi così può farlo. E’ come se non si capisse che in Europa stanno crescendo delle differenze politiche, per cui un conto è l’Italia, un conto è la Gran Bretagna, un conto è la Francia e un conto ancora è la Penisola Iberica. Ognuno di questi paesi si sta riappropriando di una propria storia politica.
D: Quindi lei non è favorevole alla costruzione in Italia di un Fronte Popolare sul modello francese?
R: Questa prospettiva non mi convince per niente. Ogni paese ha la sua storia politica. In Francia non ha vinto il centrosinistra, ma il Nuovo Fronte Popolare e non vedo un Nuovo Fronte Popolare in Italia. Le opposizioni al governo Meloni devono trovare una propria strada.
D: E quale potrebbe essere?
R: Quella dei referendum è sicuramente una via interessante. Oggi questa è la battaglia da fare, poi se si riuscirà, si costruirà un’alternativa di Governo. Se c’è una lezione francese è proprio questa: la priorità è costruire una grande stagione di lotte sociali da cui far partire la costruzione di una risposta politica. Questo ha fatto il Fronte Popolare in Francia e questo si dovrebbe fare in Italia.
D: Ha visto il Partito dei Patrioti di Orban e Salvini? Secondo lei può essere un pericolo?
R: E’ evidente che in Europa esistono più destre in cui c’è una componente che è esplicitamente reazionaria e che è certamente minacciosa per la democrazia per come l’abbiamo conosciuta: fondata sull’eguaglianza, sui diritti delle persone e sul riconoscimento delle diversità.