Il referendum contro l'Autonomia Differenziata si farà. Con l'approvazione della richiesta da parte del Consiglio regionale della Puglia, arrivato nella serata di ieri – 23 luglio 2024 – al termine di una lunga e complessa seduta, il computo delle regioni che hanno detto sì ai quesiti referendari sono cinque, sufficienti secondo quanto previsto dalla legge italiana, per richiedere la consultazione popolare contro la Legge Calderoli approvata lo scorso 19 giugno. In base all'articolo 75 della Costituzione, infatti, è possibile richiedere un referendum abrogativo se si raccolgono 500 mila firme di cittadini, o se cinque consigli regionali approvano avanzano la richiesta.
Con il via libera della Puglia, la 'morsa a tenaglia' messa in campo dalle opposizioni contro la riforma della Lega e del Ministro degli Affari regionali e dell'Autonomia, Roberto Calderoli, è finalmente compiuta. Da una parte ci sono partiti, sindacati e associazioni che sabato scorso hanno avviato la raccolta delle firme necessarie per la richiesta della consultazione popolare, dall'altra le Regioni con l'approvazione nei consigli della richiesta. I cinque consigli regionali ci sono e nei prossimi giorni i delegati eletti da ciascuna regione dovranno recarsi presso la Corte di Cassazione a Roma per depositare i quesiti referendari.
Ma quali sono le cinque regioni progressiste che hanno approvato la richiesta per il referendum contro l'Autonomia Differenziata? La Puglia è l'ultima regione ad essersi aggiunta all'elenco, aperto dalla Campania del governatore Vincenzo De Luca, che fu la prima regione a votare per il via libera alla richiesta lo scorso 8 luglio. Hanno fatto seguito a stretto giro anche la Sardegna della governatrice Alessandra Todde, l'Emilia Romagna dell'ex presidente Stefano Bonaccini e la Toscana di Eugenio Giani. Tutte hanno approvato gli stessi provvedimenti, ovvero, un quesito che punta ad abrogare interamente la norma e uno che la modifica parzialmente.
In un video-messaggio sui suoi canali social il governatore della regione Puglia, Michele Emiliano, ha puntato il dito contro i consiglieri regionali del centrodestra che hanno dato battaglia in consiglio per impedire l'approvazione della richiesta per il referendum, accusandoli di tenere maggiormente ai partiti di appartenenza piuttosto che agli interessi degli elettori.
La Legge sull'Autonomia Differenziata se ancora non ha spaccato il Paese come il fronte del no teme possa fare, di sicuro ha spaccato il fronte delle regioni. Da una parte ci sono le regioni progressiste, quelle cioè contrarie alla riforma che sono appunto: Campania, Puglia, Toscana, Emilia Romagna e Sardegna.
Ci sono poi le regioni del Nord, dichiaratamente a favore dell'autonomia come Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Piemonte. Poi ci sono le regioni più in imbarazzo nei confronti della riforma del Governo Meloni e sono le regioni del Mezzogiorno a guida centrodestra, come Sicilia, Calabria, Abruzzo e Basilicata, i cui governatori si trovano tra l'incudine e il martello, posizione notoriamente scomoda. Non si sbilancia, infine, il presidente della regione Lazio, Francesco Rocca (FdI) che, però, nei giorni scorsi ha dichiarato di non aver intenzione di chiedere l'Autonomia Differenziata come i suoi colleghi delle regioni settentrionali.