Altro scontro nel governo che, di questi tempi, non ne ha certo bisogno. Protagonisti due ministri dell'esecutivo guidato da Giorgia Meloni, Raffaele Fitto e Giancarlo Giorgetti, in polemica per il credito d'imposta inizialmente previsto per la Zona economica speciale per il Mezzogiorno (Zes), con il secondo che abbassa e di molto l'iniziale tax credit al 60%, provocando l'ira del primo e delle imprese. Vediamo nel dettaglio cos'è e come funziona la Zes unica 2024 e le ragioni di questo ennesimo braccio di ferro nel governo.
Conti che non tornano, cifre inizialmente previste e poi smentite. Su questo si consuma il nuovo scontro all'interno della maggioranza.
Protagonista è la Zes (Zona economica speciale) unica per il Mezzogiorno, istituita a partire dal 2024 per agevolare gli investimenti delle aziende che operano nel Sud Italia.
Una Zes è, infatti, una parte delimitata del territorio dello Stato italiano in cui le attività economiche delle aziende che vi operano possono godere di particolari benefici fiscali relativi ai loro investimenti. Quella per il Mezzogiorno comprende, nello specifico, le seguenti regioni:
Secondo le stime inizialmente prese in considerazione e comunicate alle aziende, la misura avrebbe dovuto garantire un tax credit senza precedenti alle imprese, raggiungendo addirittura il 60%, l'equivalente di circa 1,8 miliardi di euro.
Una cifra record per agevolare l'acquisto di macchinari, impianti, attrezzature, oltre a terreni e immobili da parte delle imprese che avrebbero presentato la domanda entro il 12 luglio scorso.
Un contributo che, però, l'Agenzia delle Entrate si è trovata costretta a ridimensionare (e non di poco...) a causa della sproporzionata quantità di richieste arrivate. Sono, infatti, circa 16mila, pari a un credito che si aggira intorno ai 9,4 miliardi, circa 7,6 miliardi in più di quanto inizialmente preventivato. Soldi non reperibili in alcun modo nelle casse dello Stato, da cui la decisione dell'Agenzia delle Entrate di chiedere una riduzione del valore del tax credit.
Una richiesta che, inutile dirlo, ha causato l'ira delle imprese e del ministro Fitto.
Il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr ha contestato, infatti, la mossa dell'Agenzia che mette a confronto solamente il limite di spesa con l'ammontare delle richieste, senza tenere conto del valore degli investimenti che le aziende metteranno in campo e che si saprà solamente il prossimo anno.
Una visione non condivisa dal ministro dell'Economia Giorgetti, che considera valide la valutazioni dell'Agenzia delle Entrate e che è pronto a negare eventuali nuove coperture che il collega potrebbe richiedere per venire incontro alle richieste delle imprese.