Alla fine, dopo mesi di tira-e-molla, in Liguria si è giunti alla conclusione che, per alcuni, era scontata. Giovanni Toti, presidente della regione, ha rassegnato oggi, 26 luglio 2024, le proprie dimissioni volontarie dal suo incarico di governatore a seguito dell'inchiesta per corruzione che lo riguarda e che lo costringe agli arresti domiciliari dallo scorso 7 maggio.
Le dimissioni sono state consegnate dall'assessore Giacomo Giampedrone, fedelissimo di Toti, che le ha definite "irrevocabili".
Un esito che era nell'aria. Non solo per le pressioni di un'opposizione agguerrita che, poco più di una settimana fa, accusava Toti di tenere la Regione agli arresti domiciliari con lui, ma anche per le valutazioni interne allo stesso centrodestra che, secondo voci di corridoio sempre più insistenti, stava facendo le proprie valutazioni per prepararsi alle sempre più probabili elezioni anticipate.
Accusato di corruzione, il governatore sembrava ormai alle strette, nonostante un appoggio confermato a più riprese dalla sua maggioranza. Le due istanze di revoca dei domiciliari rigettate dal Giudice del Riesame devono averlo spinto, però, a gettare la spugna.
Una scelta presa, probabilmente, per potersi difendere dalle accuse che lo hanno raggiunto, con il suo legale, Stefano Savi, che presenterà la prossima settimana una nuova istanza contro la misura detentiva.
In una lettera resa pubblica nel momento in cui vengono consegnate le dimissioni, Toti spiega di aver voluto aspettare la conclusione di alcuni passaggi precisi del percorso istituzionale in Regione, tra cui l'approvazione dell'Assestamento di bilancio e alcune opere - cita l’apertura della Via dell’Amore - che dovevano essere portate a termine.
Seguono i molti ringraziamenti a chi lo ha sostenuto all'interno della sua giunta e agli elettori che "per ben due volte" lo hanno eletto alla guida della Liguria. E non manca, però, anche un affondo contro l'opposizione, capace solamente di "cavalcare la complessa situazione", priva "di ogni civiltà giuridica" e di cultura di governo.
Infine, un passaggio sul futuro ormai prossimo, con la data delle elezioni anticipate che dovrà essere annunciata entro i prossimi giorni e che, comunque, dovranno svolgersi entro 90 giorni. Toti si rivolge agli elettori, chiamati a giudicare il suo operato e quello della maggioranza di centrodestra che lo ha sostenuto, alla quale chiede di "non tradire il consenso raccolto". E anche ai giudici che dovranno valutare "le responsabilità chiamate in causa dall’inchiesta".
La prima reazione politica alle dimissioni volontarie di Giovanni Toti arriva dalla Lega. E si tratta di una presa di posizione dai toni decisamente accesi.
Il Carroccio riporta in auge, infatti, il conflitto tra politica e magistratura di berlusconiana memoria, parlando di "ennesimo tentativo di sovvertire il voto popolare usando inchieste e arresti".
Un tentativo, conclude la nota, destinato a fallire di fronte ai cittadini che "sapranno rispondere democraticamente riconfermando il centrodestra che ha rilanciato la Regione da tutti i punti di vista".
A queste parole fanno eco quelle di Giovanni Donzelli di Fratelli d'Italia che parla di una regione Liguria "trasformata" dai "nove anni di ottimo lavoro" del presidente Toti. E, contro la sinistra che "spera di sciacallare sulle indagini per tornare a spartirsi il potere", Donzelli promette: "I cittadini non lo permetteranno".
Tenore ben diverso nelle dichiarazioni che arrivano dal fronte delle opposizioni.
Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra definisce le dimissioni di Toti "un atto politicamente dovuto per il fallimento delle sue politiche", compromettendo la situazione della regione. Su questo, e insistendo in particolare sui temi dell'ambiente, della sanità e dei trasporti pubblici, Bonelli lancia la sfida per le elezioni regionali, "per costruire una Liguria rispettosa del territorio, dell’ambiente della partecipazione e della democrazia".
Allo stesso modo, Luca Pirondini, senatore ligure del Movimento 5 Stelle, saluta con favore le dimissioni, sebbene arrivate "con notevole e grave ritardo". La fine di "una situazione paradossale" che libera la regione dall'essere "ostaggio" delle vicende giudiziarie dell'ormai ex governatore, con "la palla" che ora "passa ai cittadini che potranno scegliere che strada prendere per il futuro della Liguria".