Oggi, 26 luglio, sono arrivate le dimissioni di Giovanni Toti dalla presidenza della Regione Liguria. L'ormai ex Governatore ha annunciato anche che, in quella regione, si tornerà alle urne il prossimo autunno. Ma chi sono i suoi possibili successori? In realtà, in queste settimane di presa e molla con la Procura, il mondo della politica non è rimasto con le mani in mano. Così, sia sul fronte del centrodestra che su quello del centrosinistra, si stanno facendo largo due nomi che potrebbero sfidarsi per la presidenza della Liguria. Si tratta di due big, due politici di caratura nazionale. Il nome più caldo per il centrodestra, infatti, è quello del viceministro ai trasporti Edoardo Rixi, della Lega. La nomination del centrosinistra, invece, dovrebbe andare all'ex ministro del Partito Democratico Andrea Orlando.
Sia Edoardo Rixi che Andrea Orlando, i due nomi su cui puntano il centrodestra e il centrosinistra per la successione a Giovanni Toti, a differenza di quest'ultimo che è nato a Viareggio, sono liguri doc. Il primo è nato a Genova nel 1978; il secondo a La Spezia nel 1969. Rixi è un leghista, fedelissimo di Matteo Salvini con cui da sempre intrattiene anche un rapporto extrapolitico. Tant'è che quando si sposò, nel 2015, "il Capitano" gli fece da damigello d'onore. Guarda caso, proprio assieme a Giovanni Toti. E' lui l'uomo attorno al quale il centrodestra vorrebbe riconquistare le redini della Liguria all'indomani dell'inchiesta della magistratura che ne ha terremotato gli equilibri costringendo Toti ai domiciliari dal 7 maggio scorso. La Lega, del resto, pretende la leadership del centrodestra in Liguria anche perché, politicamente, la casella che Toti rimane vuota era in quota sua. Non a caso quello di Salvini è stato il partito che maggiormente ha difeso l'ex Governatore, arrivando anche a schierarsi apertamente contro i magistrati di Genova.
Il centrosinistra non vede l'ora di prendersi la rivincita in Liguria, una delle regioni che, tradizionalmente, prima dell'avvento di Toti del 2015, è stata 'rossa'. E il nome in pole a cui dovrebbe affidare la missione è quello dell'ex ministro Andrea Orlando. Perché sembra proprio il suo il nome più indicato? Prima di tutto perché attorno a lui potrebbe costruire un modello di Campo largo che va da Renzi e Calenda fino alla sinistra e al Movimento Cinque Stelle, formazione con la quale ha sempre intrattenuto buoni rapporti, anche quando altri, all'interno del Pd, erano restii ad allearcisi. Orlando, in Liguria, ha tutte le carte in regole per costruire un laboratorio del Campo largo, l'alleanza di cui è stato sempre sostenitore, anche prima della segreteria Schlein. Inoltre, dalla sua, porta una esperienza di governo davvero notevole: nel 2013, con il Governo Letta, è stato ministro dell'Ambiente. Poi fu scelto da Renzi (e Giorgio Napolitano) al posto del procuratore Nicola Gratteri a ricoprire il ruolo di ministro della Giustizia. Confermato da Gentiloni a via Arenula, nel 2021, è stato nominato ministro del Lavoro con il Governo di Mario Draghi. Due anni dopo la fine di quell'esperienza, per lui, sembra proprio arrivato il momento di lanciarsi alla conquista di un altro incarico istituzionale di prestigio.