Che partito è Italia viva? O meglio, che partito sta diventando? L'apertura di Matteo Renzi a un'alleanza con il Pd e, soprattutto, con il Movimento 5 Stelle dell'odiato Giuseppe Conte ha fatto storcere più di un naso anche tra gli esponenti più vicini all'ex sindaco di Firenze.
Ora, cento dirigenti locali del partito chiedono ufficialmente un congresso che metta ordine nella confusione delle ultime ore e detti una linea chiara per il futuro di Iv.
Il campo largo spacca Italia viva? Sembra proprio di sì.
Il partito di Matteo Renzi fa i conti con una crisi interna mai vista prima, soprattutto in una formazione fortemente verticistica come quella guidata dall'ex presidente del Consiglio. E, forse, è proprio l'approccio da 'uomo solo al comando' impresso da Renzi ad aver indispettito (a dir poco) alcuni esponenti di Iv.
A eccezione del capogruppo al Senato Enrico Borghi che sposa in pieno l'ingresso nel 'campo largo' del centrosinistra, sono in molti a contestare questa strada. Alla loro testa figura Luigi Marattin, pronto addirittura a sfidare Renzi per la guida del partito e che, per questo, invoca il congresso come luogo deputato al dibattito tra gli iscritti su una questione cruciale per il futuro di Iv.
Una richiesta che arriva forte e chiara anche da un documento sottoscritto da cento dirigenti locali di Italia viva che, come Marattin, lamentano proprio l'assenza di condivisione nelle scelte politiche. In particolare, la petizione promossa da Filippo Campiotti, presidente di Iv della città metropolitana di Milano, contesta proprio l'apertura al campo largo che comporta "una discontinuità" rispetto alle prospettive indicate da Renzi al precedente congresso che lo ha visto vincitore.
Il documento, pubblicato su un sito internet creato appositamente (congressoperiv.it), accusa Renzi di aver sacrificato il dibattito su un indirizzo politico ben preciso per il partito, facendo venir meno "un principio fondamentale di democrazia interna":
Se Atene piange, Sparta non ride di certo. I malumori e le crisi interne di Italia viva trovano il proprio corrispettivo, infatti, in Azione, l'altro vertice di quel 'terzo polo' naufragato tra ripicche personali e sterilità politica.
Il partito di Carlo Calenda perde pezzi di spicco, con Mara Carfagna e Maria Stella Germini che sembrano pronte ad annunciare l'addio al partito per il rientro nella loro casa politica di provenienza: Forza Italia.
Oltre a loro, nella lista dei 'partenti' ci sarebbero anche Enrico Costa, Giusy Versace, Daniela Ruffino, Peppe Russo e, addirittura, l'ex renziano Ettore Rosato. I motivi? Analoghi a quelli della crisi interna a Italia viva: mancanza di dialogo sulle strategie del partito, anche alla luce del fallimento alle ultime elezioni europee, e l'assenza di un mea culpa netto per quel risultato.
Per chi abbandonerà i due partiti si apriranno, sostanzialmente due strade. La prima, più improbabile, incentrata sulla ricerca di un nuovo 'terzo polo', alternativo alla destra e alla sinistra; la seconda vede, invece, il ritorno nell'alveo dei partiti principali di centrodestra o centrosinistra. Quest'ultima sembra essere la preferita, al momento, stando all'esempio di Carfagna e Gelmini.
Una triste sorte, qunque, quella del fu 'terzo polo', nato come alternativa per sparigliare le carte nel bipolarismo estremista tra Meloni e Schlein e finito in un mesto rientro nei ranghi dei suoi personaggi in cerca d'autore.