Era nella pagina dei commenti di Repubblica del 31 luglio e potrebbe essere passato un po' inosservato, visto che l'attenzione sarà stata concentrata sulla lettera di Marina Berlusconi dal titolo "Fininvest ripagò i suoi debiti", l'intervento di Enzo Bianchi, monaco laico e fondatore della comunità di Bose in Piemonte. Peccato, perché il titolo del suo pensiero, "L'importanza del silenzio", è un consiglio visto il tempo in cui viviamo in cui il chiasso la fa da padrone. Scrive che "più che mai si deve riscoprire l'antichissima arte di ascoltare in silenzio: impresa non facile se già Eraclito diceva dei propri simili che erano incapaci di ascoltare e quindi di parlare". E aggiunge che "il necessario ed elementare ritmo che comprende silenzi alternati alla parola viene stravolto, occupato da parole urlate".
Sullo stesso argomento torna alla mente il Signor Palomar, il personaggio di Italo Calvino: "Il silenzio può essere considerato un discorso, in quanto rifiuto dell'uso che altri fanno della parola; ma il senso di questo silenzio-discorso sta nelle sue interruzioni, cioè in ciò che di tanto in tanto si dice e che dà un senso a ciò che si tace. O meglio: un silenzio può servire a escludere certe parole oppure a tenerle in serbo perché possano essere usate in un'occasione migliore. Così come una parola detta adesso può risparmiarne cento domani oppure obbligare a dirne altre mille". E Palomar prima di parlare si mordeva la lingua tre volte. Anche questo è un consiglio, come quello di Enzo Bianchi.