Al ritorno dalle vacanze ferragostane, una delle scelte più importanti che dovrà prendere Giorgia Meloni verterà su chi mandare a Bruxelles nelle vesti di commissario europeo in quota Italia. Chi lavorerà gomito a gomito con Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione che il partito conservatore della premier italiana non ha votato? In pole rimane l'attuale ministro per gli Affari europei e il Pnrr Raffaele Fitto. Il suo background democristiano, del resto, gli tornerebbe utilissimo per stare tra l'incudine e il martello. Sta di fatto che la sua scelta non è stata ancora ufficializzata da Palazzo Chigi: da quelle parti, ci stanno pensando due volte se privarsi di un ministro che sta coordinando il Pnrr e, di conseguenza, stanno anche pensando a sue ipotetiche alternative. Tre in particolare.
Ursula von der Leyen, appena ricevuta dall'europarlamento la fiducia per il suo secondo mandato alla guida della Commissione, ha avuto modo di spiegare che per la sua squadra vorrebbe scegliere i candidati più preparati che condividono l'impegno europeo e che, come cinque anni fa, punterà a una quota equa di uomini e donne. Per questo, ogni Paese che non riconfermerà il proprio commissario, le dovrà presentare un nome maschile e uno femminile. L'Italia sostituirà Paolo Gentiloni, quindi dovrebbe essere uno di questi. Fatto sta che, su 27 Stati membri, 18 hanno già fatto pervenire alla Van der Leyen il loro nome (la Francia ha riconfermato Thierry Breton, la Lettonia Valdis Dombrovskis, la Slovacchia Maros Sefcovic, la Spagna ha candidato la ministra Teresa Ribera, l'Irlanda l'ex ministro delle Finanze Michael McGrath, la Svezia la ministra per gli Affari europei Jessika Roswall, la Finlandia l'eurodeputata popolare Henna Virkkunen, la Slovenia Tomaz Vezel). E ora tocca a noi.
Raffaele Fitto rimane il favorito per rappresentare l'Italia nella commissione europea nei prossimi cinque anni, sebbene i trattati Ue specifichino, in realtà, che i commissari sono scelti in base alla loro competenza generale e al loro impegno europeo e "tra personalità che offrono tutte le garanzie di indipendenza": insomma, devono agire nell'interesse generale dell'Unione, non del Paese di provenienza. In ogni caso: il suo nome verrebbe speso da Meloni per ottenere dalla presidente della Commissione la delega più pesante possibile anche se non l'ha votata. Sta di fatto che, nelle ultime ore, stanno circolando anche altri tre nomi che, se Meloni decidesse di trattenere Fitto a Roma, potrebbero fare le valigie per Bruxelles. Si tratta di Roberto Cingolani, Elisabetta Belloni e Luca Zaia.
Perché Meloni tiene in allerta i nomi di Cingolani, Belloni e Zaia per rappresentare l'Italia nella Commissione europea dell'Ursula due?
Roberto Cingolani è un nome bipartisan: nato a Milano nel 1961, ha già ricoperto il ruolo di ministro della transizione ecologica all'epoca del Governo Draghi. Ma, nall'aprile del 2023, è stato nominato proprio dal Governo Meloni amministratore delegato di Leonardo.
Elisabetta Belloni, romana classe 1958, è stata la prima donna in Italia a ricorprire il ruolo di segretario generale della Farnesina e a essere chiamata a coordinare i servizi segreti nazionali. Nel gennaio del 2022, fu data tra le possibili figure quirinabili prima della riconferma di Sergio Mattarella sul Colle.
Luca Zaia, invece, è il super Governatore del Veneto essendo alla sua dal 2010. Al ruolo di commissario europeo, secondo alcuni, si sarebbe candidato lui stesso con una intervista al Corriere della Sera in cui, aprendo alla possibilità di una legge sul fine vita, non negava nemmeno la possibilità della nuova avventura a Bruxelles.
Ancora qualche giorno, e Giorgia Meloni scioglierà gli ultimi dubbi.