Chi andrà in pensione più tardi nel 2025? Le ristrettezze economiche e l'inflazione crescente potrebbero spingere il governo italiano ad adottare misure restrittive in materia di pensionamento. Di conseguenza, i lavoratori che desiderano lasciare il lavoro potrebbero essere costretti a posticipare l'uscita, con un ritardo che potrebbe variare da qualche mese a seconda delle misure adottate. La pressione sulla spesa pubblica rischia di ricadere sui lavoratori. Il nuovo piano previdenziale potrebbe prevedere una modifica dei requisiti per accedere alla pensione anticipata ordinaria. Vediamo insieme come potrebbe evolvere il sistema pensionistico italiano.
Accompagnare i lavoratori verso la pensione è una delle priorità dello Stato italiano. Tuttavia, nel momento in cui il Paese cerca di risollevarsi, si confronta con realtà oggettive come la scarsità di risorse e la lenta crescita demografica.
Il nuovo piano previdenziale sembra allinearsi alla legge Fornero, inasprendo i requisiti per accedere alla pensione anticipata ordinaria. Per gli uomini, si passerebbe da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 4 mesi di contributi, mentre per le donne da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e 4 mesi.
Inoltre, il riequilibrio dei conti pubblici potrebbe comportare l'adozione di nuove misure previdenziali. Si ipotizza l'abolizione o la modifica delle misure a sostegno della famiglia, come l'assegno unico, che potrebbe subire tagli per le famiglie con redditi superiori a 41.000 euro.
Infine, sono previsti interventi significativi anche per Opzione donna e Ape sociale, le cui attuali disposizioni scadranno il 31 dicembre 2024.
Per il 2025 sono previsti nuovi interventi correttivi che modificheranno i pilastri della previdenza sociale. In particolare, subirà modifiche la pensione anticipata ordinaria introdotta dalla riforma Fornero (Legge 214/2011).
Il requisito contributivo per accedere a questa tipologia di pensione, attualmente fissato a 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, potrebbe aumentare a 42 anni e 4 mesi per le donne e 43 anni e 4 mesi per gli uomini.
Per quanto riguarda l'Ape sociale, è necessario aver maturato almeno 30 o 36 anni di contributi, a seconda della categoria, e aver compiuto 63 anni e 5 mesi. La Legge di Bilancio 2024 ha già inasprito i requisiti per l'accesso a questa indennità fino al 31 dicembre 2024. Per il 2025, il rinnovo della misura è incerto e potrebbe prevedere un ulteriore innalzamento dell'età anagrafica richiesta, portandola a 64 anni.
Il secondo punto di discussione sul tavolo del governo italiano è la misura Opzione donna. Grazie alle modifiche apportate nel 2024, la misura ha tagliato fuori gran parte delle lavoratrici. L'inasprimento dei requisiti e l'introduzione di condizioni più restrittive hanno portato l'età pensionabile da 58/59 anni a 61 anni.
Nessun programma di rigenerazione è stato avviato per le lavoratrici italiane che si sarebbero aspettate l'abolizione del calcolo contributivo, mentre hanno ricevuto l'imposizione di condizioni specifiche, come avere un familiare con handicap grave o essere state licenziate.
Nessun aiuto efficiente e tempestivo è stato fornito alle donne che, ad oggi, devono accumulare 35 anni di contributi e compiere 61 anni di età prima di accedere alla pensione anticipata, maturati al 31 dicembre 2023, ma solo se appartenenti alle categorie meritevoli di tutela.
Già a partire dall'introduzione dei nuovi requisiti, la misura è stata fortemente contestata. Per l'anno prossimo, si auspica un rinnovo della misura, ma con l'abolizione almeno delle condizioni di accesso al pensionamento. Un intervento tempestivo che permetterebbe a tutte le donne di andare in pensione a 61 anni di età con 35 anni di contributi.
È chiaro che si tratta di previsioni e che il governo Meloni dovrà vagliare più opzioni prima di adottare una linea mirata che porti in grembo i cambiamenti del sistema previdenziale italiano.