Sabrina Fina e Massimo Carandente potrebbero aver partecipato alla strage di Altavilla Milicia - in cui lo scorso febbraio sono morti la 41enne Antonella Salamone e i due figli Kevin ed Emmanuel, di 16 e 5 anni - per motivi economici. A riportarlo è Il Giornale di Sicilia.
Secondo le indiscrezioni, ispirati da Gisella Cardia - la donna originaria di Patti condannata per bancarotta fraudolenta che per anni ha attirato centinaia di devoti a Maria in un terreno di Trevignano Romano -, i due coniugi avrebbero voluto realizzare, nella villetta in cui si è consumato il massacro, una chiesa evangelica.
Un luogo di culto fai da te da cui trarre profitto. Lui era disoccupato e, prima che venisse sospeso, percepiva il reddito di cittadinanza; lei vendeva integratori e prodotti di bellezza e per la cura dell'ambiente, ma senza successo: avevano bisogno di soldi. Da qui l'idea di avvicinarsi a Giovanni Barreca e, approfittando del suo fanatismo religioso, sapendo che a breve sarebbero stati sfrattati dal loro appartamento, trasferirsi a casa della sua famiglia.
Secondo Il Giornale di Sicilia, i problemi sarebbero sorti perché Antonella Salamone - che insieme alla mamma e ai fratelli deteneva una quota dell'abitazione - si sarebbe opposta alla convivenza con i due, che a quel punto avrebbero convinto i restanti membri della famiglia a credere che fosse "posseduta dal demonio", affinché la allontanassero.
Non a caso, la prima a morire, al termine di indicibili torture, sarebbe stata proprio lei. Sarebbe toccato, poi, ai figli Emmanuel e Kevin, di 5 e 16 anni. Miriam, di 17, è stata risparmiata, ma agli inquirenti ha raccontato di aver temuto di fare la stessa fine dei familiari.
avrebbe fatto mettere a verbale. Come il papà e i due "fratelli di Dio" è accusata di omicidio plurimo e soppressione di cadavere. Finora, però, è stata l'unica a parlare nel dettaglio di ciò che è accaduto: Fina e Carandente si sono sempre proclamati estranei ai fatti; il padre, dopo aver confessato gli omicidi, si è limitato a dire di aver agito "per il bene della sua famiglia", perché credeva, appunto, che fosse indemoniata.
Di recente la Procura ha chiesto di sottoporlo a una perizia psichiatrica. L'obiettivo? Capire se al momento dei fatti fosse capace di intendere e di volere o se, come sostiene la sua difesa, rappresentata dall'avvocato Giovanni Barracato, fosse "come imbambolato".
Fu lui, la notte tra il 10 e l'11 febbraio, a mettersi in contatto con il 112 e a dare l'allarme, permettendo ai carabinieri di trovare i corpi senza vita della moglie e dei due figli. Si pensava che l'altra figlia, Miriam, fosse stata drogata e obbligata ad assistere all'esorcismo culminato negli omicidi.
Poi interrogata aveva ammesso: "Ho ucciso anche io". Dagli accertamenti è emerso che aveva ricevuto in custodia i cellulari dei familiari: se avesse voluto, avrebbe potuto chiamare i soccorsi, come pare che la mamma le avesse chiesto di fare dopo essersi resa conto della situazione.