La riforma delle pensioni nella P.A. per il 2025 sta generando grande dibattito. Nelle scorse ore è arrivato un segnale d'allarme nel settore pubblico. Tra conferme e indiscrezioni, il Governo punta ad allungare l’età pensionabile per i dipendenti pubblici, accompagnata da un nuovo piano di reclutamento di personale. Vediamo insieme di quanto potrebbe slittare l’accesso alla pensione anticipata.
Il punto focale della riforma nella Pubblica Amministrazione ruota attorno alla semplificazione delle procedure di assunzione, all’aumento degli stipendi e al reperimento di profili specializzati in particolari discipline STEAM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Arti e Matematica). Tutto parte dalla necessità di reclutare nuova forza lavoro, affiancata a personale esperto.
Tuttavia, le nuove proposte per l’accesso alla P.A. potrebbero avere un effetto collaterale per i dipendenti, che rischiano di dover restare in servizio più a lungo. Fortunatamente, non si tratterà di un obbligo, bensì di un piano volontario di posticipo del pensionamento, come confermato dal ministro della Funzione Pubblica, Paolo Zangrillo, durante il Forum Thea di Cernobbio.
Ma le cose stanno davvero così? I lavoratori pubblici non saranno obbligati a posticipare la pensione oltre i 65 anni? In questo articolo cercheremo di fare chiarezza.
Il Governo ha messo in moto un piano per rimodulare la distribuzione dei bonus, riducendoli al minimo indispensabile, e intende intervenire anche sulle pensioni, sia nel settore pubblico che in quello privato. Il ministro Paolo Zangrillo, come riportato da Money.it, è impegnato in un nuovo progetto previdenziale che coinvolge i dipendenti pubblici e che dovrebbe entrare in vigore con la legge di Bilancio 2025. Il nuovo scenario prevede un miglioramento dell’efficienza della Pubblica Amministrazione tramite l’allungamento dell’età per l’accesso alla pensione anticipata.
In sintesi, potrebbero essere modificati i requisiti per la pensione anticipata per i dipendenti pubblici, con particolare riferimento ai comparti Difesa e Sicurezza e ad altri settori.
Il ministro Paolo Zangrillo, in collaborazione con Giancarlo Giorgetti, sta elaborato un piano che valuta la possibilità di trattenere i dipendenti fino a 70 anni, senza però penalizzare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.
Questa misura non sarebbe uno strumento per trattenere i dipendenti della Pubblica Amministrazione, poiché parallelamente vi sarà un aumento del personale attraverso un reclutamento più veloce.
Il nodo della questione riguarda la discrepanza nell’età pensionabile prevista per la P.A. Attualmente, i dipendenti del comparto Difesa e Sicurezza vanno in pensione a 60 anni, mentre gli altri dipendenti raggiungono il limite a 65 o 67 anni, con specifici requisiti contributivi.
Pertanto, si sta valutando l’opportunità di estendere il servizio fino a 70 anni per tutti i dipendenti pubblici. Di seguito, uno schema dei requisiti per l’accesso alla pensione anticipata:
Requisiti | Dipendenti Difesa e Sicurezza | Altri Dipendenti |
Età di pensionamento | 60 anni | 65 anni |
Contributi necessari | 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le donne) | 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le donne) |
Pensione di vecchiaia | 67 anni | 67 anni |
Possibilità di estensione del servizio | Fino a 70 anni | Fino a 70 anni |
Non c’è motivo di allarmarsi. Il ministro Paolo Zangrillo ha rassicurato che l’accesso al pensionamento a 70 anni non sarà obbligatorio. Chi vorrà potrà andare in pensione con i requisiti attuali.
Tuttavia, l’uscita posticipata fino a 70 anni offrirà alcune opportunità. Al momento non si conoscono esattamente i vantaggi per chi deciderà di rimanere, a parte il maggiore accumulo contributivo. Inoltre, non è ancora chiaro come funzionerà la misura. È possibile che alcune amministrazioni opteranno per trattenere in servizio fino a un massimo del 10% dei dipendenti, in base al numero di nuovi assunti.