Il Governo è al lavoro sulla manovra 2025 e, tra le tante, si discute verso un nuovo taglio dell’IRPEF. La rimodulazione di aliquote e scaglioni e lo stesso futuro dell’imposta sono tra le priorità dell’Esecutivo.
Il sistema di tre aliquote e scaglioni è in scadenza alla fine dell’anno e il destino della riforma dipende proprio dalla prossima manovra finanziaria: si ritornerà alle quattro aliquote? Verrà riconfermato il sistema attuale?
Da una parte si spera in una riconferma, ma da parte del viceministro all’Economia e alle Finanze c’è la volontà di andare oltre l’imposta attuale. Si punta a un ulteriore taglio per il ceto medio.
Tra le priorità del Governo per la manovra 2025 c’è la definizione del futuro (almeno prossimo) dell’IRPEF. Il sistema attuale a tre aliquote e scaglioni ha data di scadenza al 31 dicembre 2024.
Non c’è solo la volontà di riconfermare l’imposta così com’è ora, ma anche quella di procedere con un ulteriore taglio. Il Governo vorrebbe proseguire nel percorso di revisione dell’imposta con un taglio indirizzato al ceto medio e, in particolare, ai cittadini con redditi fino a 50-60.000 euro.
Ovviamente, è un progetto tanto ambizioso quanto difficile proprio a causa delle difficoltà nel reperire risorse. Per perseguirlo, si dovrebbe portare l’aliquota del 35% al 33% per beneficiare la fascia della popolazione con redditi tra i 35.000 euro e i 60.000 euro.
Intenzioni che, però, devono fare i conti con la realtà e con tutte le altre spese necessarie per la manovra. Si pensa, infatti, a un possibile cambiamento dell’Assegno unico, a confermare e potenziare alcuni bonus per incentivare la natalità e alla misura più onerosa da ben oltre 10 miliardi: il taglio del cuneo fiscale.
L’intenzione del Governo è quella di proseguire con un nuovo taglio dell’IRPEF per il ceto medio, già nel 2025. L’ipotesi inizialmente vagliata era di un passaggio a due aliquote, ma si è subito rivelata molto poco plausibile.
Allora, cambiando direzione, si è pensato bene di mantenere le tre aliquote, ma intervenendo su altri fronti.
Da una parte, come abbiamo già anticipato, si può intervenire su una delle aliquote, per esempio, portando la seconda dal 35% al 33%.
La seconda ipotesi è di aumentare il limite degli scaglioni che fa scattare la percentuale più alta di tassazione. Per esempio, si pensa di portare l’attuale secondo gradito fino da 50.000 euro a 60.000 euro.
Si tratta di ipotesi che, ancora, devono fare i conti con quelle che sono o che potrebbero essere le risorse a disposizione.
Il sistema dell’IRPEF basato sulla progressione a tre aliquote e scaglioni è in scadenza alla fine dell’anno. Infatti, la riforma fiscale, almeno per ora, non ha portato a un impianto su lungo periodo, ma solo temporaneo. L’IRPEF a tre aliquote ha come data di scadenza il 31 dicembre 2024.
Dopo la pausa estiva sono ricominciati i lavori sulla prossima Legge di bilancio e, oltre a fissare quali sono le priorità, è iniziata anche la caccia alle risorse, vero e proprio nodo difficile da sciogliere. La riforma dell’IRPEF rimane sul podio delle priorità del Governo ed è una delle misure (quasi) certe per la manovra 2025.
Al pari del percorso intrapreso per il taglio del cuneo fiscale, si punta alla riconferma dell’imposta a tre aliquote e scaglioni, con un’aliquota del 23% fino a 28.000 euro.
Si tratta di una novità molto costosa: 4,3 miliardi di euro. Novità che, d’altra parte, ha garantito ai cittadini un risparmio d’imposta fino a 260 euro l’anno. Proprio per questo un passo indietro a quattro aliquote e scaglioni sarebbe difficile, ma andare avanti non è da meno.