Guascone, a tratti serio e a volte pesante e irritante allo stesso tempo. E' Matteo Renzi, il leader di Italia Viva, il suo nuovo partito, quello di cui va tanto fiero e non smette mai di dirlo, tanto che alla celebrazione del suo quinto anno dalla nascita e dall'addio al Pd non c'è nemmeno un pentimento o qualche rammarico. Nessuno.
"Saremo la spina nel fianco di un centrosinistra che vuole tornare a vincere, dice e ribatte ancora una volta. Quella frase che disse anche cinque anni fa, quando salutò il Partito Democratico e fece nascere Italia Viva tra le polemiche generali, soprattutto interne ai Dem che videro andare via tra insulti e altro, un leader che comunque aveva portato il Pd a superare il 40%. Una cosa che non è riuscita a nessuno, a tutti quelli che sono venuti dopo di lui anzi c'è stato il disastro vero, anche se pure lo stesso Renzi ha contribuito non poco al decadimento.
Matteo Renzi è come sempre sul palco, il luogo è il teatro Franco Parenti di Milano ed è da qui che il leader di Italia Viva si dà quasi alla pazza gioia per questo lustro con la certezza, non la speranza, ma certezza che ce "ne saranno tanti altri ancora". Come al suo solito, Matteo Renzi fa la migliore imitazione di sé stesso, ovvero come al solito con battutine, retroscena, frecciate e tanti aneddoti. A lui, questi piacciono tanto e non fa a meno di citarne e raccontarne. Uno spettacolo, tanto che più che un politico sembra quasi un intrattenitore, quasi volesse fare concorrenza a Grillo nell'intrattenere, non certo nel fare il comico, anche se, probabilmente, considerata la scaltrezza, non sfigurerebbe nemmeno in quel caso.
La gente non manca anzi la sala è piena di persone che sono venute tutte per lui. "Io non voglio tornare nel Pd", dice subito il leader di Iv come a voler mettere subito le cose in chiaro e non essere frainteso, anche perché poi aggiunge e spiega che lui vuole "far sì che il centrosinistra vinca riequilibrando sull’area riformista.
E a chi gli chiede se ci sia la volontà di pensare a tornare tra i Dem, seppur in forma diversa, lui ribatte ancora una volta e dice: Assolutamente no, pensate che ho fatto una Festa dell’Unità, c’erano duemila persone, era quella di Pesaro: talmente tanta gente che hanno dovuto restituire i soldi a quelli che avevano fatto le prenotazioni al ristorante perché hanno detto che c’era troppa gente. Non ho la minima intenzione di tornare nel Pd. Non ci penso proprio.
Se gli elettori del Pd non vogliono votare per me - prosegue - fanno benissimo a non votare per me. Votino per il Pd. Noi puntiamo a un voto diverso da quello del Pd di Elly Schlein: un voto moderato e riformista. Non mi pento delle unioni civili, non mi pento degli 80 euro, non mi pento del Jobs Act, non mi pento del terzo settore, non mi pento della legge sull’autismo".
"Non mi pento di nulla di quello che abbiamo fatto. Sono orgoglioso e rivendico con forza queste riforme. Poi a chi pensa che a dare patenti di sinistra possa essere Giuseppe Conte - rileva ancora il leader Iv - ricordo sommessamente che è l’uomo che ha firmato i decreti Salvini.