26 Sep, 2024 - 08:35

Giappone, chi è Iwao Hakamada: età, biografia, moglie e figli dell'ex pugile condannato a morte nel 1968 ed assolto oggi

Giappone, chi è Iwao Hakamada: età, biografia, moglie e figli dell'ex pugile condannato a morte nel 1968 ed assolto oggi

Era diventato il condannato a morte più "longevo" del mondo ed oggi 26 settembre 2024 è stato assolto. Iwao Hakamda è un ex pugile giapponese divenuto tristemente famoso a causa del suo coinvolgimento in un omicidio di massa avvenuto nel 1966. L'allora 30enne è stato arrestato e dopo due anni di processo è stata emessa nei suoi confronti una condanna a morte da un tribunale giapponese.

Per anni, anche grazie all'aiuto di organizzazioni internazionali come Amnesty International, il pugile ha affrontato diversi processi per dimostrare la sua innocenza. Inizialmente lo stesso Hakamada aveva confessato di essere colpevole poi ha spiegato che nel corso dell'interrogatorio le forze dell'ordine avrebbero estorto le informazioni usando metodi brutali e oggi si è giunti alla conclusione che le prove dell'omicidio di massa erano false.

Chi è Iwao Hakamada: età e biografia dell'ex pugile

Nato il 10 marzo 1936, Iwao Hakamada ha 88 anni. Secondo il Guinness dei Primati è il condannato a morte più longevo al mondo dopo essere stato dichiarato colpevole nel 1968 di aver ucciso il suo capo, sua moglie e i loro due figli adolescenti due anni prima. La vita di Hakamada ha preso una brutta piega nel 1966 quando nella casa del suo datore di lavoro è scoppiato un incendio. Una volta estinte le fiamme, le forze dell'ordine hanno subito notato che mancavano dei soldi custoditi nell'abitazione e che le quattro vittime erano state ripetutamente accoltellate.

Le accuse ricaddero subito sull'allora 30enne Hakamada. L'uomo fu prelevato dalla polizia per essere interrogato con metodi brutali per ore e ore. Il pugile ha raccontato di essere stato preso a botte e che gli inquirenti gli negarono addirittura di bere o di andare in bagno. Nel 1968 fu emessa la sentenza di condanna a morte.

La carriera di pugile di Hakamada è stata completamente oscurata dalle accuse rivoltegli dal tribunale. Dal 1959 al 1961 ha disputato diversi match professionistici e dopo il ritiro si è dedicato alla coltivazione di miso. a Shizuoka, sua città natale. Ha una sorella maggiore 91enne, Hideko, ed un fratello maggiore, Shigeji, morto nel 2001.

Di recente è stato concesso un nuovo processo all'ex pugile, in seguito al sospetto che gli inquirenti abbiano falsificato le prove dell'omicidio del 1966. Il verdetto di oggi pone fine a una delle più lunghe e famose saghe legali del Paese. Hakamada è diventato invece il quinto condannato a morte a cui è stato concesso un nuovo processo nella storia del Giappone dal 1945. L'ex pugile ha trascorso più di 56 anni in carcere.

Moglie e figli di Iwao Hakamada

Non sono noti dettagli sulla famiglia di Iwao Hakamada. L'ex atleta ha un figlio al quale ha scritto una lettera nel 1983 dove spiegava di essere innocente e che appena l'avrebbero liberato sarebbe andato subito da lui. La sua condanna a morte era stata confermata nel 1980 dalla Corte Suprema giapponese ma l'allora ministro della Giustizia non l'ha mai firmata ritenendo che non fosse certa.

Sono passati tanti anni e processi prima che un tribunale ammise i dubbi sulla sua colpevolezza nel 2014 dopo che i test genetici avevano messo in discussione le prove al centro del caso dell'accusa. Il dna trovato su vestiti insanguinati sulla scena del delitto non corrispondeva a quello di Hakamada. Dieci anni dopo, l'ex pugile ormai 88enne è stato assolto e potrà tornare a casa.

Centinaia di persone si erano messe in fila davanti al tribunale di Shizuoka per poter assistere al verdetto atteso. L'incarcerazione e la condanna a morte di Hakamada hanno riportato al centro del dibattito la possibile abolizione della pena capitale in Giappone: una parte di popolazione vorrebbe la stop delle condanne a morte mentre la politica sembra molto restia.

Lo scorso gennaio è stato condannato a morte Shinji Aoba, autore di un rogo che ha provocato il decesso di una trentina di persone.


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Francesco Fatone
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