Il Governo boccia il salario minimo a 9 euro all'ora. La Camera dei Deputati ha respinto l'emendamento unitario delle opposizioni per l'introduzione del salario minimo in Italia.
La votazione si è svolta nel pomeriggio di ieri - martedì 1 ottobre - nel corso della discussione per l'approvazione del Ddl lavoro. La proposta emendativa è stata sostenuta da tutta l'opposizione, a eccezione di Italia Viva che si è astenuta nel corso della votazione nell'aula di Montecitorio.
L'esito della votazione, scontato dopo il parere negativo del Governo, ha suscitato le proteste delle opposizioni che accusano la maggioranza di favorire lo sfruttamento dei lavoratori e promettono di continuare la battaglia contro il lavoro povero.
L'Aula della Camera, con 148 voti contrari, ha bocciato l'emendamento unitario presentato dai partiti di opposizione sul salario minimo. I voti a favore sono stati 111 e 6 gli astenuti, tutti deputati renziani.
Fallito anche questa volta il tentativo del centrosinistra di far approvare la norma che fissa a 9 euro lordi l'ora la retribuzione minima per le prestazioni di lavoro. Dopo il ritiro della proposta di legge lo scorso dicembre, a causa delle modifiche apportate dalla maggioranza in Commissione, ieri è arrivato lo stop all'emendamento, mentre prosegue il suo iter la legge di iniziativa popolare che ha già raggiunto e superato le 50mila firme necessarie per essere depositata in Parlamento.
L'emendamento è stato sostenuto in aula da tutti i leader dell'opposizione.
Ha detto il leader di M5s Giuseppe Conte nel corso del suo intervento. Mentre Nicola Fratoianni di Avs ha dichiarato:
Ha dichiarato, invece, il deputato Marco Furfaro, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera.
Sono, infine, le parole del deputato di Azione Antonio D’Alessio.
Presenti in aula, ma astenuti, i sei deputati di Italia Viva che non ha firmato e sostenuto l'emendamento. Il motivo lo ha spiegato durante il suo intervento in Aula il capogruppo del partito di Matteo Renzi, Davide Faraone.
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