Una sfida sempre più accesa e dirompente. Carlo Calenda contro Tavares, Elkann e tutta Stellantis e Fca. Il leader di Azione ne fa quasi una questione personale, e forse da un certo punto di vista lo è. Ma è altrettanto vero che è l'unico politico che si esprime in un certo modo, duro, durissimo nei confronti dei dirigenti della principale azienda automobilistica italiana che, ad onore del vero, non hanno ancora prodotto alcun piano industriale serio e oggettivo, con tanta gente che è appesa alle decisioni, chi ha perso il lavoro e la fabbrica, chi è in cassa integrazione da anni e chi ha il timore di essere licenziato come ha preannunciato lo stesso Tavares, che, non meno di qualche mese fa, aveva detto l'esatto contrario.
E Carlo Calenda, forse padrone della materia più di tanti altri, non solo non arretra, ma va avanti e attacca a testa bassa, senza alcun timore referenziale nei confronti di manager che hanno tantissimo potere nelle loro mani anzi, secondo qualcuno, la strategia di Calenda è assai rischiosa. Ma è sempre più vero che Tavares e compagnia stanno dicendo di tutto e di più, il contrario di quello che avevano sempre dichiarato e nessuno dice e fa nulla, al contrario del leader di Azione che va avanti a testa alta e anche con una certa padronanza della materia e del tema.
E così ecco l'affondo, senza problemi e senza che ci sia qualcuno che lo smentisca anzi, dopo i continui attacchi di questi ultimi giorni, nessuno di Fca o Stellantis, ha contraddetto quanto sostenuto da Carlo Calenda che spiega: "Tavares? Non esclude niente e non dice niente, mai anzi l'esatto contrario di quello che ha detto in questi ultimi mese, per me è l'equivalente di parlare con un pupazzo di gomma e io, onestamente, mi sono strarotto le balle".
Parole che hanno sollevato un bel polverone, ma al tempo stesso fatto fare anche la "ola" a tanti operai che non ne possono più e sono appesi e in attesa da troppo tempo di sapere quale sia la strategia da parte dell'azienda per rilanciare davvero l'automotive. Non solo. Carlo Calenda, dopo le ultime dichiarazioni dell'amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, che non ha affatto escluso licenziamenti, replica con altrettanta schiettezza: "Quello che vediamo è un crollo produttivo, un crollo occupazionale e modelli italiani che vengono fatti all'estero".
Calenda sembra indemoniato e continua a parlare contro, davvero sembra ci sia qualcosa di personale, ma in realtà è seriamente preoccupato di quanto sta accadendo sull'automotive e ne ha ragione perché la situazione, almeno per quelle che erano le premesse, con il Governo che aveva anche dato incentivi a Stellantis, è preoccupante: "Abbiamo fatto l'audizione di Tavares, le risposte non sono arrivate e oggi assieme altri leader opposizione chiederemo di audire Elkann, perché a Elkann sono state date le garanzie".
E insiste anche col Governo considerato che le opposizione, con un piano e una proposta che lo stesso Calenda ha aiutato a elaborare, ma dal Governo ancora non sono arrivate le risposte desiderate e chieste, tanto da rivolgersi a Meloni: "Invece di aprire conflitti su tutto, su questo possiamo essere uniti perché si tratta di salvaguardare la produzione automobilistica italiana. Che Meloni riceva le opposizioni e discuta il piano nel merito, perché fino a oggi il governo un piano non l'ha fatto. Questo settore non è solo Stellantis: sono 2.200 imprese, il 5% del Pil, 220mila addetti e quindi bisogna darsi una mossa".