È arrivato, da parte dei giudici del tribunale del Riesame di Bologna, l'ok al carcere per Chiara Petrolini, accusata di aver sepolto nel giardino della sua abitazione di Vignale di Traversetolo, in provincia di Parma, due neonati, dati alla luce a distanza di poco più di un anno - tra il 2023 e il 2024 - all'insaputa di amici e familiari.
La 22enne, per la quale il gip aveva disposto i domiciliari, non andrà, comunque, in cella: non subito, perlomeno. L'esecuzione della misura, infatti, è sospesa "fino alla definitivà della decisione": bisognerà attendere le motivazioni - che saranno depositate entro 45 giorni a partire da oggi, 17 ottobre 2024 - e poi l'eventuale ricorso dell'avvocato difensore della ragazza, Nicola Tria, in Cassazione.
Queste le dichiarazioni che ha affidato a un comunicato inviato a Tag24:
Lo aveva spiegato anche al termine dell'udienza in cui due giorni fa si discuteva, a Bologna, proprio l'idoneità dei domiciliari, contestati dalla Procura di Parma. La ragazza non era presente. Finora, davanti ai pm, si è sempre avvalsa della facoltà di non rispondere.
Chiara Petrolini è accusata di omicidio volontario aggravato dal rapporto di ascendenza e dalla premeditazione in relazione alla morte del neonato dato alla luce il 7 agosto 2024, provocata "dal taglio del cordone non seguito dalla chiusura del cordone stesso" e della soppressione dei cadaveri di entrambi i neonati (anche quello partorito il 12 maggio 2023).
Stando a quanto ricostruito finora, avrebbe tenuto nascoste le due gravidanze sia al fidanzato che agli amici e ai familiari, partorendo entrambi i neonati da sola nel bagno del pianterreno della sua abitazione di Traversetolo di Parma, seppellendoli poi in giardino. Agli investigatori ha detto che "erano nati morti" e che, altrimenti, li avrebbe tenuti.
Mentre era incinta, però, avrebbe fumato, consumato alcol e marijuana e fatto ricerche su "come indurre e accelerare il parto": secondo la Procura, con il chiaro intento di sopprimere i figli. Questo il motivo per cui ne aveva chiesto la custodia cautelare in carcere, evidenziando l'inadeguatezza dei domiciliari perché la ragazza li avrebbe trascorsi insieme ai genitori, "rei" di non essersi accorti di niente.
Il suo caso ha sconvolto l'opinione pubblica, ponendo una serie di interrogativi a cui non è facile rispondere. Se ne parla, ormai, da diversi mesi: da quando, cioè, i corpicini dei due neonati sono stati trovati. Il primo ritrovamento risale al 9 agosto.
Petrolini si trova negli Stati Uniti insieme ai genitori e al fratello per un viaggio prenotato diverso tempo prima, quando un cane disseppellisce, nel loro giardino, i resti del piccolo. Un vicino di casa e il nonno della ragazza danno l'allarme.
Iniziano le indagini, che portano subito a lei: il test del Dna conferma, infatti, che il bimbo è suo figlio. Quando torna e confessa di averlo sepolto, dal suo telefono cellulare emerge altro: ricerche che portano gli investigatori a pensare che non sia la prima volta che fa una cosa simile.
Il 7 settembre vengono ritrovate le ossa del primo neonato. Il 10 settembre la 22enne ammette che anche lui è suo figlio. Dice di aver agito per "paura del giudizio".