Occhi puntati sul Palazzo del Quirinale e in particolare sulla scrivania dello studio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dove il testo del Ddl Varchi che introduce il reato universale di maternità surrogata attende di essere promulgato. Il presidente Mattarella, infatti, non ha ancora firmato la legge approvata lo scorso 16 ottobre dal Parlamento italiano che introduce nel codice penale italiano il reato universale di gestazione per altri che diventa punibile anche se commesso fuori dal territorio italiano, in paesi dove è consentita.
Una legge che ha immediatamente suscitato perplessità e polemiche e che soprattutto ha gettato nell’incertezza tante coppie italiane che hanno già avviato l’iter in un altro paese. Tra le principali accuse mosse all’attuale maggioranza ci sono quelle di oscurantismo e autoritarismo per l’invasione dello stato nella sfera personale di tante famiglie.
Accuse arrivano soprattutto dalla comunità LGBTQIA+. Sulla questione l’inviato di Tag24.it, Thomas Cardinali, ha intervistato in esclusiva l’ex parlamentare Vladimir Luxuria e dall'attivista Imma Battaglia.
Diversa la posizione della maggioranza che, invece, ha salutato l’approvazione del reato universale di maternità surrogata come una battaglia di civiltà. Maggioranza che adesso guarda con preoccupazione al Palazzo del Quirinale per la promulgazione della legge da parte del Presidente della Repubblica.
Affinché la legge possa entrare in vigore è necessario che sia firmata anche dal Capo dello Stato, firma che non è ancora arrivata nonostante si avvicini il termine del 16 novembre, data entro la quale la legge deve essere controfirmata.
Mattarella potrebbe anche decidere di non vidimare il Ddl Varchi e rinviarlo alle Camere con delle annotazioni e a quel punto il Parlamento dovrebbe modificare la legge e approvarla nuovamente, questa volta senza bisogno della vidimazione del Quirinale.
In ogni caso se il Presidente non firma la legge entro i 30 giorni e non esercita il rinvio o il controllo di costituzionalità, essa è comunque promulgata automaticamente.
Il tema è controverso e tocca corde profonde con diverse sensibilità anche all'interno della comunità LGBTQIA+. Per Vladimir Luxuria, attivista dei diritti LGBTQIA+, politica e personaggio televisivo, la gestazione per altri deve essere intesa come un atto altruistico scevro da compensi economici. Ai microfoni di Tag24.it ha sottolineato la sua contrarietà alla pratica dell’utero in affitto, ovvero al pagamento della madre surrogata, poiché potrebbe aprire a fenomeni di sfruttamento di donne in difficoltà economica.
Un conto è l’utero in affitto con lo sfruttamento delle donne che sono in condizioni di povertà, cosa che non mi piace. Ma se non c’è un corrispettivo economico e lo si fa in maniera altruista sono d’accordo.
Dichiara l’ex deputata italiana che poi interviene sulla questione della coppia fermata in Argentina mentre cercavano di tornare in Italia con una bambina nata con maternità surrogata. Il fermo della coppia, comunque, non dovrebbe essere legata alla nuova legge italiana che non è stata ancora promulgata, come dicevamo sopra, e che non avrebbe effetti in Argentina dove la maternità surrogata non è proibita. Una vicenda ancora tutta chiarire.
Per quanto riguarda la coppia fermata in Argentina ci sono delle indagini in corso loro non saranno passibili di alcun reato, sia perché in Argentina non è reato, sia perché questa cosa che è successa prima dell’approvazione della legge. Bisogna aspettare l’esito delle indagini.
Ha dichiarato l’attivista LGBTQIA+ italiana.
Molto più netto e critico il giudizio di Imma Battaglia una delle principali attiviste LGBTQ+ italiane e una delle figure simbolo nella lotta per i diritti delle persone omosessuali e per il riconoscimento della diversità in Italia, che ha giudicato le politiche governo in materia di gestazione per altri degne dei periodi più bui della storia italiana.
Temo che ci sia la caccia delle streghe, siamo arrivati ad un punto oscuro che abbiamo vissuto nel ventennio.
Ha dichiarato ai microfoni di dell’inviato di Tag24.it.