È morto per il freddo il neonato di poche settimane che lo scorso 2 gennaio è stato trovato nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista, nel quartiere Poggiofranco di Bari. A confermarlo, l'autopsia eseguita dal medico legale Biagio Solarino su incarico della Procura competente, che indaga per omicidio colposo e abbandono di minore contro ignoti.
I risultati dell'esame autoptico saranno resi noti, nella loro interezza, entro 60 giorni e si baseranno, secondo l'Ansa, "anche sui prelievi di tessuti e liquidi" effettuati dal professor Solarino. Tra i quesiti a cui rispondere, c'è quello relativo all'orario del decesso, fondamentale per ricostruire l'esatta dinamica dei fatti.
Per quanto riguarda la causa, restano, invece, pochi dubbi: il neonato trovato morto nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista, è deceduto, secondo l'esperto, per ipotermia, cioè a causa del freddo.
La stanza in cui è stato lasciato non era riscaldata, né lo era la culletta ubicata al suo interno, che nel 2020 e nel 2023 ha permesso di salvare Luigi e Maria Grazia. Non si può escludere però, al momento, che il bimbo vi sia stato portato già senza vita.
L'inchiesta aperta dalla Procura di Bari sta procedendo su due fronti. Il parroco don Antonio Ruccia e Vincenzo Nanocchio, addetto alla manutenzione del dispositivo installato nel lontano 2014, sono indagati per omicidio colposo (e assistiti, rispettivamente, dagli avvocati Salvatore D'Aluiso e Giovanni Di Leo).
Ma si indaga anche per abbandono di minore con conseguente morte contro ignoti. Come aveva spiegato Teresa Ceni Longoni, presidente del Centro di aiuto alla vita (Cav) di Abbiategrasso-Magenta e fondatrice del sito Culleperlavita.it a Tag24, la legge italiana equipara, infatti, "il lasciare un bambino nella culla all'abbandono di minore".
"Basterebbe che il Parlamento cambiasse la norma", aveva dichiarato Ceni Longoni, sottolineando le criticità dell'attuale sistema, che consente a chiunque di aprire una culla in qualsiasi luogo, "senza garanzie di sicurezza" per le madri e i loro bambini.
L'esperta si era poi soffermata sul funzionamento delle culle, criticando il fatto che quella della chiesa di San Giovanni, a Bari, fosse collegata esclusivamente al cellulare del parroco. Questione ora oggetto di approfondimento da parte degli inquirenti, insieme ai black out elettrici che, secondo le ricostruzioni, hanno colpito la zona della parrocchia tra il 12 e il 14 dicembre e che potrebbero aver provocato un malfunzionamento della culla. Fonti della difesa, secondo l'Ansa, lo escluderebbero.
Ciò che è certo è che l'allarme, che avrebbe dovuto attivarsi subito dopo la deposizione del neonato nella culla, non è scattato. Di conseguenza, il parroco non ha ricevuto chiamate e i riscaldamenti non si sono attivati.
A scoprire il corpo del piccolo è stato Roberto Savarese, titolare di un'agenzia funebre del posto, che si era recato in chiesa per un funerale, entrando nella stanza in cui si trova il dispositivo per mostrarla a un collaboratore.
ha dichiarato il 56enne nelle scorse ore. "Ancora ripenso a quel giorno, al piccolo, alle chiamate al 118 e poi all'arrivo della polizia: mi è crollato il mondo addosso", ha continuato. "Attendo il nullaosta per il rilascio della salma. Spero ci sia una chiesa per una benedizione del feretro e poi, procederò con il resto".
Così aveva raccontato ai microfoni di TelebariWeb il tragico ritrovamento: