15 Apr, 2025 - 15:18

Cosa significa il finale di Black Mirror USS Callister Infinity, il settimo episodio

Cosa significa il finale di Black Mirror USS Callister Infinity, il settimo episodio

USS Callister Infinity, il settimo episodio dell'ultima stagione distopica di Black Mirror, uno dei più apprezzati, mescola sapientemente atmosfere da space opera e una profonda analisi psicologica. 

Ma cosa significa davvero il finale? Al di là della vittoria apparentemente “giocosa” dei protagonisti, l’episodio nasconde un messaggio potente. Scopriamo i dettagli.

La spiegazione del finale di Black Mirror USS Callister Infinity, SPOILER

Il ritorno di Black Mirror ci riporta nell'universo fantascientifico di "USS Callister" con il suo primo vero sequel, "USS Callister: Infinity".

L'episodio originale ci aveva lasciato con un raro lieto fine per gli standard della serie: l'equipaggio di cloni digitali, guidato dalla determinata Nanette Cole (Cristin Milioti), era riuscito a sfuggire alla tirannia del loro creatore, Robert Daly (Jesse Plemons), intrappolandolo nel suo stesso universo virtuale mentre questo veniva cancellato, condannandolo a morte anche nel mondo reale. 

La loro destinazione? Il vasto e caotico universo del gioco online Infinity.

Ma la libertà, come scopriamo presto nel sequel, ha un prezzo. Infinity è popolato da 30 milioni di giocatori umani alla ricerca di battaglie spaziali e sparatorie, giocatori che possono morire e rigenerarsi all'infinito. Per Nanette e il suo equipaggio (Nate, Elena, Kabir e Karl), cloni digitali senzienti senza questa capacità, ogni morte è definitiva.

La sopravvivenza diventa una lotta quotidiana, costringendoli a vivere da predoni digitali che rapinano i giocatori dei loro crediti. Insomma una situazione insostenibile.

L'unica speranza sembra essere quella di replicare ciò che il loro aguzzino aveva fatto: creare un proprio universo privato, isolato dal resto di Infinity.

Per farlo, devono accedere al codice sorgente del gioco, simboleggiato da una struttura imponente chiamata il Cuore dell'Infinito. Qui sorge il primo grosso ostacolo: l'accesso è consentito solo a due persone. Una è Robert Daly, ormai morto. L'altra è James Walton (Jimmi Simpson), il socio di Daly, il cui clone digitale sembrava essere perito eroicamente alla fine del primo episodio.

Il ritorno degli eroi 

La prima svolta arriva quando l'equipaggio scopre che Walton, inspiegabilmente, ha una stanza assegnata sulla loro nave virtuale, la USS Callister.

Come è possibile, se il suo clone era stato disintegrato? L'ipotesi è che un minuscolo frammento del suo codice sia sopravvissuto al passaggio nel wormhole durante la fuga, abbastanza da permettere al sistema di Infinity di rigenerarlo come un nuovo giocatore su un pianeta sperduto.

Mentre l'equipaggio si mette sulle tracce del clone di Walton, nel mondo reale la situazione si complica. La società Infinity è sotto pressione a causa delle segnalazioni di "giocatori senza tag" (i cloni) e della scoperta di un dispositivo illegale per la clonazione del DNA sulla scrivania di Daly.

Il vero Walton capisce che i misteriosi predoni sono i cloni dei suoi colleghi e, temendo uno scandalo che travolgerebbe l'azienda, decide di intervenire.

Si crea così uno scontro su due fronti: nel mondo reale, Walton cerca di insabbiare la vicenda, dimostrando un disprezzo totale per la vita dei cloni, visti come semplici codici e non come esseri senzienti.

Arriva persino a tentare di eliminare fisicamente Nanette (che finirà in ospedale, in coma). Nel mondo virtuale, il clone di Walton, ritrovato dall'equipaggio, rivela, però, un segreto ancora più sconvolgente.

Il cuore oscuro dell'infinito, cos'è

Il cuore dell'infinito non contiene il codice sorgente. Contiene qualcosa – o meglio, qualcuno – di molto più inquietante: un clone digitale di Robert Daly, dotato di poteri quasi divini all'interno del gioco.

Walton rivela di aver clonato segretamente Daly anni prima, utilizzando la stessa tecnologia illegale, per sfruttare il suo genio e accelerare lo sviluppo di Infinity, costringendolo a lavorare senza sosta dall'interno del gioco stesso.

Nanette, disperata, entra nel Cuore per confrontarsi con questo Clone-Robert, sperando di convincerlo a creare l'universo privato per lei e l'equipaggio. Inizialmente, questo Robert sembra diverso: introverso, quasi timido dopo eoni di isolamento, e apparentemente disgustato dalle azioni del suo "originale".

Ma la maschera del "bravo ragazzo" ("Sono un bravo ragazzo," ripete, frase che fa scattare ogni campanello d'allarme) inizia presto a sgretolarsi.

La sua ossessione per la vecchia serie TV Space Fleet riemerge prepotente. Mette alla prova Nanette con dilemmi morali presi da vecchi episodi, la costringe ad assecondare le sue fantasie, e il controllo che esercita diventa sempre più opprimente.

Quando Nanette rifiuta di sacrificare l'equipaggio per salvare solo se stessa (tornando nel suo corpo reale), Robert rivela la sua vera natura. Afferma che terrà una copia di Nanette per sé, condannando gli altri cloni a morire nel caos di Infinity (mentre fuori infuria una battaglia scatenata dal vero Walton). 

Una nuova prigione per Nanette?

Questa volta, però, Nanette è pronta. Armata di una spada laser ottenuta in precedenza, riesce a uccidere il Clone-Robert.

Ma la sua morte ha una conseguenza catastrofica: senza il suo creatore/custode, l'intero universo di Infinity inizia a cancellarsi irreversibilmente.

In una corsa contro il tempo, Nanette trova un hard disk menzionato da Robert, l'unica speranza di salvezza, e lo collega al suo vecchio computer appena prima che Infinity scompaia per sempre.

Nanette si risveglia nel suo letto d'ospedale, nel mondo reale. Ma non è sola. L'hard disk non ha trasportato l'equipaggio in un universo separato. Li ha trasferiti... nella sua testa.

Ora Nate, Elena e Kabir (Karl è stato ucciso dal vero Walton) vivono all'interno della coscienza di Nanette, vedono attraverso i suoi occhi e comunicano con lei tramite il suo telefono, in una dinamica che ricorda vagamente la sala di controllo di Inside Out.

Il finale ci mostra questa nuova, bizzarra convivenza qualche mese dopo. Walton è stato arrestato.

Nanette e i suoi "coinquilini cerebrali" hanno stabilito delle regole per la privacy (chiudono gli occhi durante i momenti intimi) e condividono esperienze come guardare reality show.

Nanette dice che sta cercando un modo per estrarli dalla sua testa, ma non sembra avere fretta.

È un finale stranamente leggero per Black Mirror, ma carico di implicazioni inquietanti. L'equipaggio è sfuggito a una prigione digitale ma adesso sono davvero liberi? O è solo l'inizio di un nuovo tipo di incubo? La risposta, forse, in un altro sequel.

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Immacolata Duni
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