Sì alla decarbonizzazione dell’ex Ilva. Al Ministero delle Imprese e del Made in Italy è stata firmata, con la partecipazione di tutte le amministrazioni nazionali e locali, l’intesa per la decarbonizzazione degli impianti siderurgici di Taranto. Un accordo atteso da mesi e al centro di forti tensioni, soprattutto tra il sindaco della città e gli attivisti ambientalisti.
Tra i firmatari figurano il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il Ministero della Salute, il Ministero dell’Interno, la Regione Puglia, la Provincia e il Comune di Taranto, il Comune di Statte, l’Autorità Portuale del Mar Ionio, oltre alle società in amministrazione straordinaria Ilva spa, Acciaierie d’Italia spa, Taranto Energia srl, Adi Energia srl e Dri d’Italia spa.
Grande soddisfazione da parte della Regione Puglia e della provincia per uno degli accordi più attesi per il futuro del siderurgico in Italia. Mancano ancora alcune decisioni ma le parti si impegnano a convocare una nuova riunione del tavolo in data successiva al 15 settembre.
Nella bozza non compaiono ancora scadenze precise per la riconversione ecologica del sito, né l’ubicazione definitiva degli impianti DRI (per la produzione di preridotto destinato ai futuri forni elettrici). La scelta è rinviata a una nuova riunione del tavolo tecnico, prevista dopo il 15 settembre, data entro la quale scadranno le offerte vincolanti per l’acquisto degli asset industriali.
Il testo stabilisce che il futuro acquirente dovrà, nei tempi fissati in sede di aggiudicazione, presentare tutte le autorizzazioni ambientali e sanitarie necessarie, procedendo alla graduale dismissione degli altoforni e alla loro sostituzione con forni elettrici, fino alla completa decarbonizzazione dello stabilimento.
Dopo il 15 settembre si analizzeranno le prime risultanze della procedura di vendita e si discuterà la localizzazione degli impianti DRI, partendo dall’opzione già prevista con fondi FSC (ex PNRR), purché sia garantito l’approvvigionamento energetico.
Il nuovo bando di vendita, pubblicato il 6 agosto, introduce importanti modifiche rispetto al precedente: obbligo vincolante di completa decarbonizzazione con spegnimento delle aree a caldo a carbone; realizzazione di un massimo di tre forni elettrici per coprire l’intera capacità produttiva autorizzata; rispetto delle prescrizioni della nuova AIA, con rilascio di un’autorizzazione aggiornata coerente con il nuovo assetto.
Viene inoltre sancita la tutela occupazionale come principio inderogabile e la possibilità di presentare offerte per l’intero complesso aziendale, singoli rami d’azienda o per i soli compendi Nord o Sud.
L’intesa prevede anche la valutazione di nuove opportunità di reindustrializzazione delle aree libere, seguendo gli indirizzi del “tavolo Taranto”. Sarà valorizzato l’indotto attraverso manifestazioni di interesse pubbliche, con la nomina di un commissario come stabilito dal decreto legge n. 92/2025.
Si punta inoltre a incrementare il Fondo sanitario regionale sulla base dei dati epidemiologici, rafforzare il monitoraggio ambientale e potenziare la ricerca tramite l’“Istituto di ricerche mediterraneo per lo sviluppo sostenibile”, integrato con i laboratori di Acciaierie d’Italia, per creare un polo tecnologico a supporto dello sviluppo produttivo sostenibile del territorio.
Sono previsti interventi sulle infrastrutture, comprese quelle portuali, e misure a favore dei proprietari di immobili nel quartiere Tamburi, con procedure più snelle e rifinanziamento del fondo dedicato. Infine, per ridurre l’impatto occupazionale della transizione green, saranno valutate politiche attive e passive del lavoro, in continuità con il dialogo in corso con le organizzazioni sindacali.