Il 26 aprile 2020 veniva a mancare improvvisamente il giornalista Giulietto Chiesa. A settembre avrebbe compiuto 80 anni. Ma l'ultimo periodo della sua vita non lo trascorse certo da pensionato ai giardinetti. Tutt'altro: divenne molto popolare tra chi non segue il cosiddetto mainstream dell'informazione, tanto che oggi lo ricordano come il profeta della terza guerra mondiale.
Così, a tre anni dall'invasione russa in Ucraina e con una guerra in corso a Gaza a seguito dell'attacco terroristico di Hamas in Israele del 7 ottobre 2023, sarà ricordato presso il teatro Marconi di Roma. L'appuntamento è per domenica 27 aprile alle ore 15.
E saranno almeno una ventina coloro che lo celebreranno: sulla locandina dell'appuntamento, compaiono già i nomi di Lorenzo Chiesa, Fiammetta Cucurnia, Moni Ovadia, Vauro Senesi, Michele Santoro, Adalberto Gianuario, Eugenio Miccoli, Pino Cabras, Franco Fracassi, Roberto Quaglia, Velimir Tomovic, David Riondino, Roberto Germano, Mauro Murgia, Diego Fusaro, Riccardo Rocchesso, Nicolai Lilin, Claudio Messora, Massimo Mazzucco, Giorgio Bianchi, Rocco Cantautore.
Insomma: i complottisti si staranno già fregando le mani.
Il teatro Marconi di Roma ha una capienza di oltre 350 posti. Ma, domenica prossima, promette di essere tutto esaurito. Sui canali social di Giulietto Chiesa, la campagna pubblicitaria dell'evento che ricorderà il giornalista è già partita con lo slogan:
E certo: chi si ama non muore mai.
E no che la versione complottista della storia non si è spenta in Italia! Il nostro è il Paese europeo dove trova più spazio il racconto "alternativo", diciamo così, degli eventi internazionali. Da questo punto di vista, siamo uno dei ventri molli dell'Occidente.
Aprite gli occhi, quindi. A luglio 2024, Noto sondaggi rilevò per Repubblica che ben il 62% degli italiani si è accorto di essere stata vittima di fake news di provenienza soprattutto russa. Non solo: il 55% è incappato in un contenuto deep fake, cioè in video manipolati in cui con l'aiuto dell'Intelligenza artificiale si camuffa la voce di un personaggio pubblico, ovviamente a sua insaputa. Un po' quello che è accaduto ad Alessandro Barbero con il post di Luca Bottura (sebbene in quel caso, paradossalmente, lo storico, a detta di tanti altri studiosi, dicesse cose storicamente più sensate per bocca del suo avatar).
E comunque: sempre secondo il sondaggio di Noto, risultava che era sempre più chiaro agli italiani che le fake news sul web hanno obiettivi politici, come dimostrava il fatto che la maggioranza già nove mesi fa individuava nella Russia la più probabile responsabile delle notizie artefatte.
Ora, se Giulietto Chiesa si fosse prestato, sebbene in buona fede, alla propaganda del Cremlino o se era davvero una voce libera e credibile, è quantomeno un dibattito aperto. Certo è che chi farà la fila per entrare nel teatro Marconi domenica prossima non ha dubbi: la verità la diceva lui.
E insomma: per il popolo che non si fida dei canali di informazione ufficiali, era Giulietto a sapere e dire la verità, non altri. Ma come ha fatto il giornalista a costruirsi questa credibilità?
Chiesa, che ha avuto anche una carriera politica con il Pci e poi con altre formazioni minori, è stato corrispondente da Mosca per L'Unità e La Stampa, oltre che per il Tg5, il Tg1 e il Tg3. Il suo tratto principale è stato sempre l'irriverenza nel raccontare la vita quotidiana nell'Unione Sovietica. Tanto che il Cremlino, a un certo punto, ne chiese la rimozione e fu solo Enrico Berlinguer a scongiurarne il licenziamento.
Così, Chiesa rimase nella capitale moscovita assieme alla compagna Fiammetta Cucurnia (che scriveva per Repubblica) e divenne uno dei più stimati "cremlinologi" degli anni di Gorbaciov, gli ultimi dell'Unione Sovietica e del comunismo.
Nel 2003, forte di questa fama, divenne parlamentare europeo tramite una lista creata da Di Pietro e Occhetto.
Ma fu nel gennaio 2010 che cominciò ad essere il beniamino del popolo dell'informazione alternativa: non a caso, fondò un'associazione che chiamò proprio "Alternativa". E da allora assunse una posizione sempre più acriticamente filo-Putin.
Nel 2014 fondò Pandora Tv, la web tv di contro-informazione se non vicina almeno accondiscendente nei confronti del regime russo. Ma già prima fece parlare di sé per il sostegno all'intervento russo in Siria, per la negazione dell'uso delle armi chimiche da parte di Assad e addirittura per il suo convincimento che l'11 settembre fosse stato un auto-attentato degli Stati Uniti. Posizioni difficilmente sostenibili, tant'è che la sua carriera di blogger si interruppe anche col Fatto Quotidiano.
Sta di fatto che nel 2015, quando la Russia di Putin già aveva invaso la Crimea e il Donbass, oltre che scatenato la guerra in Georgia sette anni prima, era convinto che si fosse prossimi alla terza guerra mondiale per colpa dell'Occidente, delle mire espansionistiche degli Usa e della Nato, che "abbaiava" ai confini russi
Musica per le orecchie dei complottisti: per questo domenica, a cinque anni dalla morte, verrà ricordato dai suoi come un profeta.