Quando il mondo attende con il fiato sospeso il nome del nuovo Papa, c’è un luogo nascosto, silenzioso e carico di significato dove il Pontefice appena eletto vive i suoi primi minuti da successore di Pietro: la Stanza del pianto, nota anche come Stanza delle Lacrime. Questo piccolo ambiente, situato all’interno della sacrestia della Cappella Sistina in Vaticano, è il teatro di un rito intimo e profondamente umano, che precede l’apparizione pubblica del nuovo Papa sulla loggia di San Pietro.
La Stanza del Pianto si trova alla sinistra dell’altare della Cappella Sistina, proprio accanto al luogo dove, dopo giorni di preghiera e votazioni, i cardinali eleggono il nuovo Pontefice. È una stanza semplice, quasi spoglia rispetto allo splendore artistico della Sistina: un appendiabiti, una croce, qualche immagine mariana, un divano rosso e resti di antichi affreschi sulle pareti. Il suo nome deriva dalle emozioni fortissime che travolgono quasi ogni Papa in quel momento: commozione, smarrimento, timore, gioia e spesso, letteralmente, lacrime.
Come raccontano le cronache e le testimonianze, qui Giovanni XXIII pianse apertamente vedendo la talare bianca che avrebbe dovuto indossare, Benedetto XVI definì il momento come “una ghigliottina”, mentre Papa Francesco, fedele al suo stile sobrio, rifiutò le tradizionali scarpe rosse dicendo: “Il Carnevale è finito, tengo le mie”. La Stanza del pianto è il luogo dove il nuovo Papa può lasciarsi andare, da solo, al peso e all’emozione di una chiamata che cambia per sempre la sua vita.
La funzione principale della Stanza delle Lacrime è duplice: è il luogo della prima vestizione papale e, soprattutto, uno spazio di raccoglimento e sfogo emotivo. Appena eletto, il nuovo Pontefice risponde alla domanda rituale, in latino, sull’accettazione dell’elezione (“Acceptasne electionem…?”) e comunica il nome pontificale che ha scelto. Poi viene accompagnato in questa piccola camera, dove sono già pronte tre talari bianche di taglie diverse, così che almeno una possa adattarsi al suo fisico.
Qui, il Papa si spoglia dei panni di cardinale e indossa per la prima volta la veste bianca, simbolo di purezza e dedizione, introdotta nella tradizione papale da Pio V nel 1566. La stanza custodisce anche altre vesti, come stole e piviali appartenuti a pontefici del passato, e scatole con scarpe papali di varie misure. Non è raro che, per adattare la talare al nuovo Papa, si ricorra a soluzioni d’emergenza: celebre il caso di Giovanni XXIII, per il quale fu necessario usare spille da balia per stringere la veste.
Ma la Stanza delle Lacrime è soprattutto un luogo di transizione spirituale, una soglia tra la vita precedente e la nuova missione. Qui il neo eletto può pregare, piangere, riflettere e affidare a Dio il proprio “sì”, prima di mostrarsi al mondo e ricevere l’omaggio dei cardinali e dei fedeli.
La tradizione della Stanza del pianto affonda le radici nei secoli e racconta molto dell’umanità del Papato. Nonostante la solennità e la potenza simbolica dell’elezione, la Chiesa ha previsto questo momento di intimità, consapevole che nessun uomo può restare indifferente davanti al compito di guidare oltre un miliardo di cattolici nel mondo.
Molti Papi hanno vissuto in modo intenso questi minuti: chi con lacrime di commozione, chi con parole di timore, chi con gesti di umiltà. È un rito che mostra la fragilità e la fede di chi, improvvisamente, si trova investito di una responsabilità immensa. La Stanza delle Lacrime rappresenta così il confine tra la dimensione privata e quella pubblica del Pontificato, tra l’uomo e il Papa.
Terminata la vestizione e raccolti i pensieri, il nuovo Papa fa ritorno nella Cappella Sistina, dove riceve l’omaggio dei cardinali. Viene intonato il Te Deum e il Conclave si conclude ufficialmente. Poco dopo, il cardinale protodiacono annuncia al mondo il celebre “Habemus Papam” dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro, e il Papa, ancora segnato dall’emozione vissuta nella Stanza del pianto, si affaccia per la prima volta da Pontefice per benedire la città e il mondo.