20 May, 2025 - 12:11

Legge 104: congedo biennale retribuito, 7 cose da sapere sull'art. 3 comma 3

Legge 104: congedo biennale retribuito, 7 cose da sapere sull'art. 3 comma 3

Molti lavoratori, negli ultimi anni, hanno usufruito del congedo biennale retribuito previsto dalla Legge 104/1992, grazie a quanto stabilito dall’articolo 3, comma 3. Questo comma riconosce la condizione di handicap con connotazione di gravità, un requisito fondamentale per accedere a tale beneficio.

Contrariamente a quanto si possa pensare, i criteri legati alla Legge 104 non sono vaghi o soggetti a interpretazioni mutevoli: sono ben definiti e strutturati. Tuttavia, continuano a sorgere dubbi e richieste di chiarimento, soprattutto in merito alla distinzione tra disabilità grave (comma 3) e non grave (comma 1). In quest’ultimo caso, infatti, il diritto al congedo biennale retribuito non è riconosciuto.

Oggi, la possibilità di assentarsi dal lavoro fino a un massimo di due anni, percependo comunque un'indennità, è una concreta realtà per molti. Ma quali sono i criteri precisi per accedervi? In che modo l’ordine di priorità tra i familiari influisce sul diritto al congedo? E come si comporta la normativa in caso di ricovero a tempo pieno della persona assistita?

Congedo biennale 104 per familiari: tutto sul diritto al lavoro retribuito art. 3, comma 3

La Legge 104/1992 prevede una serie di agevolazioni e tutele per i cittadini con disabilità, tra cui il congedo parentale biennale retribuito. Si tratta di un’astensione dal lavoro della durata massima di due anni, durante la quale il lavoratore continua a percepire una retribuzione, come stabilito dal proprio contratto di lavoro.

Requisiti fondamentali

Uno dei punti cardine è l’articolo 3, comma 3 della Legge 104, che definisce la condizione di handicap grave, ovvero una situazione di grave compromissione funzionale e non autosufficienza. Questo riconoscimento deve essere attestato dalla commissione medica ASL/INPS e riportato nel verbale ufficiale.

Una volta riconosciuta la disabilità grave, il familiare che presta assistenza può accedere non solo al congedo retribuito, ma anche a ulteriori benefici e agevolazioni fiscali.

Criteri principali per ottenere il congedo

Secondo quanto indicato dall’INPS, per ottenere il congedo straordinario retribuito è necessario rispettare i seguenti requisiti:

  • il disabile assistito deve essere riconosciuto in stato di handicap grave ai sensi dell’art. 3, comma 3 della Legge 104;
  • deve sussistere un vincolo di parentela o affinità, e in molti casi è richiesta la convivenza con il disabile (residenza anagrafica o dimora temporanea), a eccezione dei genitori che assistono figli;
  • il richiedente deve essere un lavoratore dipendente, sono esclusi i lavoratori autonomi e parasubordinati.

Modalità di fruizione e durata

 Il congedo straordinario ha una durata massima di due anni, ed è questo il limite massimo riconosciuto per il beneficio. La normativa prevede che il lavoratore possa frazionare il periodo di congedo, richiedendo l’indennità anche per singole giornate o per periodi alternati, in cui si alternano giornate di lavoro a giornate di assenza.

In ogni caso, non si possono superare complessivamente i 24 mesi di congedo retribuito, anche se fruiti in modo discontinuo.

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Esempio pratico: se Mario ha già usufruito di 12 mesi di congedo per assistere un familiare con disabilità grave, potrà richiedere soltanto i restanti 12 mesi.

È importante ricordare che anche i lavoratori a tempo determinato possono accedere al congedo, ma solo entro i limiti temporali del loro contratto di lavoro.

Ordine di priorità per l’accesso al congedo straordinario

Il diritto al congedo straordinario retribuito segue un preciso ordine gerarchico, stabilito dalla normativa, per evitare sovrapposizioni tra più familiari.

La priorità viene assegnata in base al grado di parentela e alla convivenza con la persona con disabilità grave. L’INPS riconosce il diritto secondo il seguente ordine:

  • coniuge convivente, parte dell’unione civile convivente o convivente di fatto (ai sensi dell’art. 1, comma 36, Legge 76/2016);
  • genitori (naturali, adottivi o affidatari);
  • figli conviventi con la persona disabile in situazione di gravità;
  • fratelli o sorelle conviventi con persona disabile grave;
  • parente o affine entro il 3° grado, purché convivente.

Quanto spetta al lavoratore durante il congedo?

Va sottolineato che il lavoratore in possesso dei requisiti previsti dalla normativa può richiedere un’astensione dal lavoro fino a un massimo di due anni, usufruendo del congedo retribuito per assistere un familiare con disabilità grave, riconosciuta ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della Legge 104/1992.

L’indennità corrisposta al lavoratore durante il periodo di congedo è pari all’ultima retribuzione percepita, calcolata tenendo conto solo delle voci fisse e continuative dello stipendio. Tuttavia, l’importo è soggetto a un tetto massimo annuo, che viene rivalutato ogni anno in base agli indici ISTAT e ai parametri stabiliti dall’INPS.

Durante il congedo, il lavoratore è inoltre tutelato sotto il profilo previdenziale grazie alla copertura della contribuzione figurativa, che garantisce la continuità ai fini pensionistici.

Tuttavia, non maturano ferie, tredicesima mensilità né trattamento di fine rapporto (TFR) durante i periodi di congedo fruiti.

Cosa succede in caso di ricovero della persona disabile?

Se la persona con disabilità grave viene ricoverata a tempo pieno in una struttura sanitaria, il diritto al congedo viene sospeso, salvo eccezioni.
La normativa prevede infatti una sospensione del diritto al congedo nei casi di ricovero superiore alle 24 ore, salvo che:

  • la struttura sanitaria richieda espressamente la presenza continuativa del familiare assistente, per particolari esigenze assistenziali;
  • tale necessità sia certificata formalmente attraverso documentazione medica rilasciata dalla struttura stessa.

In assenza di questa documentazione, l’indennità e il diritto al congedo vengono sospesi per tutta la durata della degenza.

Panoramica sul congedo biennale retribuito Legge 104/1992, art. 3, comma 3

  1. Il congedo biennale retribuito è riconosciuto solo per disabilità grave? Sì, il congedo è concesso esclusivamente per familiari che assistono persone con handicap grave, come definito dall’articolo 3, comma 3 della Legge 104/1992.
  2. È necessario che il lavoratore conviva con la persona disabile per accedere al congedo? In molti casi sì, è richiesta la convivenza, anche se ci sono eccezioni come per i genitori che assistono figli disabili.
  3. Il congedo può essere frazionato e utilizzato in modo discontinuo? Sì, il lavoratore può utilizzare i 2 anni di congedo in modo frazionato, purché la durata complessiva non superi i 24 mesi.
  4. C’è un ordine di priorità tra i familiari per l’accesso al congedo? Sì, la priorità spetta prima al coniuge convivente, poi ai genitori, figli conviventi, fratelli/sorelle conviventi e infine parenti entro il 3° grado conviventi.
  5.  Cosa succede se la persona disabile viene ricoverata a tempo pieno? Il diritto al congedo e all’indennità è sospeso se il ricovero supera le 24 ore, a meno che non sia certificata la necessità della presenza continuativa del familiare assistente.
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Antonella Tortora
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