03 Nov, 2025 - 20:03

Cedolare secca sugli affitti brevi al 26%: converranno più le locazioni lunghe?

Cedolare secca sugli affitti brevi al 26%: converranno più le locazioni lunghe?

Cambiano le regole del gioco sugli affitti brevi. Con un duro colpo per tutti i locatori, nella prossima Legge di Bilancio è stato inserito un aumento della cedolare secca.

L’aliquota agevolata del 21% sembra essere destinata a salire al 26%: un salasso che, forse, potrebbe spingere molti proprietari di casa a cambiare modo di pensare, considerando che sono già evidenti i vantaggi degli affitti di lungo periodo. Nulla è definitivo, considerando che adesso toccherà Parlamento decidere. 

In questo articolo, ci soffermeremo soprattutto a ragione su cosa potrebbe succedere se passasse la linea dell’aumento dell’aliquota.

Perché la cedolare secca passa dal 21% al 26%

Gli affitti nelle grandi città stanno salendo diventando sempre meno sostenibili per i cittadini. Ma, considerando le tasse, anche gli stessi locatori che devono farsi due conti in tasca per capire come affittare i propri immobili.

L’affitto più lungo, per come si stanno per mettere le cose, potrebbe diventare più conveniente rispetto agli affitti brevi, per i quali è previsto nella prossima Legge di Bilancio un aumento dell’aliquota al 26%.

Questa mossa potrebbe riequilibrare il mercato immobiliare, da una parte, per favorire locazioni più lunghe e, dall’altra, anche la filiera alberghiera.

Pertanto, se la norma passasse, a partire dal 2026, gli affitti brevi con cedolare secca saranno tassati interamente al 26%, senza avere più la possibilità di applicare l’aliquota del 21% su un immobile.

Conviene la cedolare secca del 26%

Considerando quanto detto sopra, potrebbe essere meno conveniente applicare la cedolare secca del 26% per gli affitti brevi a favore degli affitti lunghi.

A questo si devono aggiungere anche le spese di manutenzione, gestione, utenze, pulizia che, a conti fatti, e “a fine mese”, rafforzerebbero la scelta per affitti più lunghi che, di fatto, andrebbero incontro anche a studenti e famiglie.

Uno dei maggiori problemi attuali in tema di affitti è la carenza di alloggi nelle grandi città, dove pullulano per la maggior parte case adibite al turismo mordi e fuggi, rendendo difficile per famiglie, studenti e lavoratori fuorisede trovare una casa in cui abitare stabilmente.

La cedolare secca era nata proprio per venire incontro a chi voleva affittare gli immobili per un periodo inferiore a 30 giorni, ma anche per semplificare gli adempimenti fiscali.

Cos’è e come funziona la cedolare secca

Formula alternativa all’ordinaria tassazione Irpef, la cedolare secca è un’imposta agevolata introdotta dal decreto legislativo n. 23/2011.

Come anticipato, permette ai locatori di tassare i redditi derivanti da affitti di immobili a uso abitativo con un’imposta sostitutiva.

Tuttavia, si applica esclusivamente agli affitti di immobili appartenenti alle categorie catastali da A1 a A11, escluso A10.

Questa forma di tassazione è riservata alle sole persone fisiche e le aliquote sono le seguenti:

  • 21%: si applicare sui contratti a canone libero;
  • 10%: più rara, rivolta ai contratti a canone concordato, solo in specifici comuni a tensione abitativa o capoluoghi di provincia;
  • 26% per le locazioni brevi a partire dal secondo immobile.

Chi affitta immobili con contratti brevi può applicare la cedolare secca, ma solo se l’affitto ha durata inferiore a 30 giorni.

Dal 2024, a partire dal secondo immobile, si applica la nuova aliquota agevolata del 26%.

Cambiano le regole del gioco sugli affitti brevi: cosa sapere

  • Aumento della cedolare secca: la prossima Legge di Bilancio prevede l’aumento dell’aliquota sugli affitti brevi dal 21% al 26%, con l’obiettivo di riequilibrare il mercato e sostenere il settore alberghiero;
  • Conseguenze per i proprietari: l’aumento potrebbe rendere meno conveniente l’affitto breve, spingendo molti locatori verso contratti di lunga durata più stabili e vantaggiosi;
  • Cos’è la cedolare secca: è un’imposta sostitutiva dell’Irpef, oggi al 21% (10% per canone concordato). Con la nuova norma, gli affitti brevi sarebbero tassati al 26% su tutti gli immobili.
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