26 May, 2025 - 10:57

Modello 730/2025 a debito, attenzione alla doppia CU: ecco perché si rischia di pagare di più

Modello 730/2025 a debito, attenzione alla doppia CU: ecco perché si rischia di pagare di più

Il Modello 730/2025 è spesso e volentieri sinonimo di rimborso fiscale per molti italiani. Eppure, sempre più contribuenti scopriranno di dover versare all’Erario una somma aggiuntiva.

Un esito tutt’altro che raro, soprattutto per chi nel corso del 2024 ha percepito redditi da più sostituti d’imposta: il caso più frequente riguarda chi ha cambiato lavoro, ricevuto la NASpI, oppure è andato in pensione.

Insomma, il conguaglio fiscale può trasformarsi in una doccia fredda. 

Ma perché si paga di più? In quali situazioni si riceve una doppia CU? Come si calcola l’Irpef dovuta? E cosa accade al trattamento integrativo (ex bonus Renzi)?

Prima di scoprire insieme a cosa fare attenzione, vi consigliamo la visione del video YouTube di Informazione Fiscale sulle novità 2025 della dichiarazione dei redditi.

Quando il contribuente riceve una doppia CU

Ricevere una doppia CU (Certificazione Unica) o più, nello stesso anno fiscale, è molto più comune di quanto si creda. Chi cambia occupazione, chi svolge attività a tempo determinato per poi passare alla disoccupazione, o ancora chi raggiunge la pensione, si trova automaticamente a interfacciarsi con più sostituti d’imposta.

Lo stesso accade per chi, nel corso del 2024, è stato in cassa integrazione per alcuni mesi. Ognuno di questi soggetti riceverà una CU distinta, che fotografa solo una parte del reddito annuo.

Il problema nasce perché ciascun datore di lavoro o ente erogatore calcola l’Irpef dovuta sulla propria quota, senza tenere conto del reddito complessivo del contribuente. L'effetto? L'imposizione fiscale finale può risultare sottostimata e il conguaglio del Modello 730/2025 evidenzierà una somma da restituire allo Stato.

Modello 730/2025 a debito: come funziona il ricalcolo Irpef

Nel nostro sistema fiscale, l’Irpef è un’imposta progressiva: più alto è il reddito complessivo, più elevata sarà l’aliquota applicata. Le aliquote 2024, ritoccate dalla Manovra di Bilancio, sono tre:

  • 23% per redditi fino a 28.000 euro;
  • 35% tra 28.001 e 50.000 euro;
  • 43% oltre i 50.000 euro.

Quando un contribuente riceve due CU, ogni sostituto d’imposta applica solo la prima aliquota (23%) sulla propria porzione. Ma quando arriva il momento del 730, i redditi vengono sommati. E se il totale supera una soglia, entra in gioco un’aliquota più alta.

Tale fenomeno, di per sé meccanico, si traduce in un conguaglio Irpef quasi sempre sfavorevole.

Esempio pratico: due CU e un debito in dichiarazione

Consideriamo un contribuente che nel 2024 ha percepito:

  • 19.800 euro da un primo impiego, durato otto mesi;
  • 11.000 euro da un secondo datore di lavoro, per i restanti quattro mesi dell’anno.

Totale reddito annuo: 30.800 euro.

Ogni datore di lavoro ha applicato l’aliquota base del 23%:

  • Prima CU: 19.800 euro × 23% = 4.554 euro di Irpef versata;
  • Seconda CU: 11.000 euro × 23% = 2.530 euro di Irpef versata.

Totale Irpef trattenuta: 7.084 euro.

Ma al momento della dichiarazione, il sistema somma i redditi e ricalcola l’Irpef complessiva dovuta:

  • 23% su 28.000 euro = 6.440 euro;
  • 35% su 2.800 euro (la parte eccedente) = 980 euro;
  • Totale Irpef dovuta: 7.420 euro.

Conguaglio a debito: 336 euro, cui si aggiungono eventuali addizionali regionali e comunali. E se nel frattempo si è ricevuto anche il trattamento integrativo (Ex Bonus Renzi)? Il debito potrebbe salire ulteriormente.

Doppia CU e Ex Bonus Renzi, quando il trattamento integrativo va restituito

Il cosiddetto Ex Bonus Renzi, oggi trattamento integrativo, spetta ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 28.000 euro. Viene erogato automaticamente in busta paga dal datore di lavoro, ma basandosi solo sul reddito da lui gestito. Nessun sostituto d’imposta conosce l’ammontare totale percepito dal contribuente.

In caso di doppia CU, il rischio è alto: se la somma dei redditi supera i 28.000 euro, il trattamento integrativo non è più spettante. E dovrà essere restituito in tutto o in parte in sede di dichiarazione.

Esempio: due CU da 15.000 euro ciascuna. Entrambi i datori di lavoro hanno erogato 1.200 euro annui di bonus. Ma il reddito complessivo è di 30.000 euro: il bonus non è dovuto. In dichiarazione, il contribuente dovrà restituire l’intera somma.

Modello 730/2025 e cassa integrazione

Un’altra situazione critica riguarda chi è stato in cassa integrazione. In questo caso, il lavoratore riceve redditi sia dal proprio datore di lavoro che dall’INPS, e quindi una doppia CU. Come nei casi precedenti, ciascun soggetto effettua un calcolo Irpef parziale, senza visione d’insieme.

Il risultato è che l’imposizione fiscale applicata può essere inferiore a quella dovuta sul totale. Il Modello 730/2025 provvede al ricalcolo e il contribuente si ritrova a dover saldare un’imposta aggiuntiva.

Un lavoratore in cassa per tre mesi ha ricevuto:

  • 17.000 euro dal datore di lavoro;
  • 4.500 euro dall’INPS.

Reddito totale: 21.500 euro. L’Irpef dovuta sarà calcolata su questa somma, e se le trattenute effettuate non sono state sufficienti, la differenza emergerà in dichiarazione.

Come evitare un Modello 730/2025 a debito

Il Modello 730/2025 a debito non rappresenta un’anomalia, ma è il risultato naturale di un sistema fiscale che impone le tasse sul reddito complessivo. Chi ha avuto due o più Certificazioni Uniche nel corso del 2024 deve essere consapevole che, al momento della dichiarazione, i redditi saranno sommati e sottoposti a un’unica verifica fiscale. Ciò spesso porta alla perdita di alcune agevolazioni riconosciute in busta paga, come il trattamento integrativo, o all’applicazione di aliquote più elevate.

Per evitare sorprese è fondamentale, già nel corso dell’anno, tenere sotto controllo l’andamento del proprio reddito complessivo. Chi cambia lavoro dovrebbe informare il nuovo datore della presenza di un precedente rapporto di lavoro, così da permettere un calcolo più realistico delle imposte da trattenere.

Ancora più utile è simulare in anticipo la propria situazione fiscale attraverso gli strumenti messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate o con l’aiuto di un CAF o di un consulente. In molti casi, la consapevolezza può fare la differenza tra una dichiarazione neutra e una a debito.

Conoscere in anticipo l’incidenza fiscale di queste situazioni è l’unico modo per gestirle con serenità. Il fisco non fa sconti, ma almeno non sorprende chi sa come funziona.

 

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