28 May, 2025 - 10:16

Chi è Gian Luigi Tizzoni, l'avvocato dei Poggi finito nel mirino del supertestimone de "Le Iene"

Chi è Gian Luigi Tizzoni, l'avvocato dei Poggi finito nel mirino del supertestimone de "Le Iene"

"Mi disse di lasciar perdere". Così Gianni Bruscagin, il "supertestimone" del delitto di Garlasco, ha accusato Gian Luigi Tizzoni - storico avvocato della famiglia Poggi - di averlo scoraggiato dal riferire elementi che, a suo dire, avrebbero potuto cambiare il corso delle indagini nel 2007.

Le sue dichiarazioni, rilasciate al programma Mediaset Le Iene dopo la recente riapertura del caso e l'iscrizione di Andrea Sempio nel registro degli indagati, hanno sollevato nuovi dubbi e interrogativi, anche su possibili piste ignorate o non approfondite. 

Chi è Gian Luigi Tizzoni, avvocato della famiglia Poggi

Gian Luigi Tizzoni è nato nel 1966. Diplomato al liceo classico Cairoli di Vigevano, ha studiato Giurisprudenza a Pavia, laureandosi con il massimo dei voti. Tra il 1990 e il  1994 ha collaborato come praticante con studi legali milanesi specializzati in diritto penale e civile. 

Dal 1995 al 1997 ha esercitato come procuratore legale, per poi fondare lo Studio legale Tizzoni a Milano. Avvocato e cassazionista, ha acquisito notorietà soprattutto per il suo ruolo nel caso Poggi, assistendo i genitori di Chiara fin dalle prime fasi dell'inchiesta.

Cosa ha detto il supertestimone de "Le Iene" sul legale

Di recente, Tizzoni è finito nel mirino del "supertestimone" Gianni Bruscagin (inizialmente rimasto anonimo), che ha raccontato ad Alessandro De Giuseppe, inviato de Le Iene, dettagli (finora inediti) su una delle cugine della vittima, Stefania Cappa.

Secondo lui, il giorno dell'omicidio, una donna residente vicino alla casa della nonna materna di Stefania, a Tromello, avrebbe visto la ragazza entrare nell'abitazione in evidente stato di agitazione, portando con sé un pesante borsone. 

Poco dopo, la stessa testimone avrebbe udito un rumore sospetto, come di un oggetto metallico gettato nell'acqua. Tali dichiarazioni hanno contribuito, nelle scorse settimane, al ritrovamento di diversi oggetti definiti "di interesse investigativo", tra cui un attizzatoio da camino e una mezzetta, proprio nel canale vicino alla casa.

Ma secondo Bruscagin, non si tratterebbe di dettagli nuovi: l'uomo sostiene infatti di averli riferiti già nel 2007, proprio all'avvocato Tizzoni. Stando alla sua versione, sarebbe stato il legale a contattarlo, per "chiedergli aiuto" nel caso avesse saputo qualcosa di rilevante sul caso.

virgolette
Mia mamma lavorava da sua mamma. Il giorno dopo aver saputo di Stefania Cappa sono andato da lui,

ha raccontato, sostenendo che Tizzoni lo avrebbe "stoppato", dicendogli che gli inquirenti stavano già seguendo un'altra pista (quella che, otto anni più tardi, avrebbe portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi, allora fidanzato della vittima). 

Il servizio di Alessandro Politi e di Riccardo Nava per la trasmissione Rai "Storie Italiane" - 27 maggio 2025.

La smentita e la nuova intervista su Mediaset

L'avvocato Tizzoni ha smentito tutto. "Era una delle tante persone che mi contattavano in quei mesi, proponendo tesi", ha dichiarato a Tgcom24. 

virgolette
Gli dissi che non eravamo interessati, perché non c'era nulla di concreto in quello che diceva, ma di andare dai carabinieri, cosa che mi risulta essere avvenuta, 

ha aggiunto. Parole che hanno portato Bruscagin non solo a uscire allo scoperto, mostrando il suo volto in televisione, ma anche a replicare che fu il legale a cercarlo. "Mi ha chiamato e ci siamo visti, mi ha chiesto aiuto", ha rivelato in una nuova intervista.

virgolette
Non mi ha detto di andare dai carabinieri, ma ho parlato io con un colonnello che conoscevo.

Quest'ultimo gli avrebbe consigliato di farsi da parte, per non rischiare di "finire in mezzo" al polverone che, allora, sembrava caratterizzare le indagini. "Mi ha messo in allerta, diceva che coloro che si stavano occupando del caso non erano affidabili".

Bruscagin è stato ora ascoltato dalla Procura. Se gli attrezzi "da lavoro" rinvenuti nel canale dovessero risultare compatibili con le ferite riportate dalla vittima, e quindi con l'arma o le armi del delitto, le sue dichiarazioni acquisirebbero un nuovo valore, aprendo la strada a piste mai vagliate e, forse, ad altri indagati. 

Per ora, l'unico nome iscritto nel registro resta quello di Andrea Sempio. Punterebbero a lui, secondo la Procura, sia la traccia biologica rinvenuta sulle unghie della vittima, sia una delle impronte palmari repertate nel luogo del ritrovamento del cadavere, su cui sono in corso accertamenti.  

LEGGI ANCHE