Qual è il legame tra gli anni di studio universitario e la pensione? I laureati possono far valere gli anni trascorsi all’università ai fini del riconoscimento pensionistico, richiedendo il cosiddetto riscatto degli anni di laurea. Il meccanismo permette di convertire il tempo dedicato agli studi in anni contributivi validi per il calcolo della pensione, riconosciuti dall’INPS o da altri enti previdenziali.
Il costo del riscatto è a carico del richiedente. Nonostante negli ultimi anni diversi esponenti politici abbiano proposto un riscatto gratuito per gli studenti universitari, non è mai stata approvata una legge in tal senso.
È quindi lecito chiedersi se convenga effettivamente riscattare gli anni di studio e in che modo farlo. Vediamo insieme come funziona il riscatto dei periodi universitari e quali sono i principali vantaggi nel 2025.
Nei prossimi anni, l’età pensionabile aumenterà di tre mesi. In assenza di un intervento del governo, i requisiti per la pensione ordinaria diventeranno più stringenti: 67 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia, 43 anni e 1 mese di contributi per la pensione anticipata (42 anni e 1 mese per le donne).
La realtà è che ci sarà un vero e proprio “terremoto” nelle condizioni di accesso alla pensione. Forse proprio questo rappresenta il nodo centrale della questione. Molti si chiedono infatti come cambieranno le altre misure, considerando lo slittamento della pensione anticipata ordinaria a 43 anni di contributi. In questo scenario, il riscatto degli anni di studio potrebbe rappresentare una leva utile per agevolare l’accesso alla pensione.
A influenzare la scelta di attivare o meno il riscatto universitario è soprattutto il costo, che varia in base al periodo di studio e al sistema previdenziale di riferimento. Non a caso, la decisione di pagare di tasca propria per trasformare gli anni di studio in contributi può risultare vantaggiosa non solo ai fini previdenziali, ma anche nei casi in cui si percepisca già un trattamento economico previdenziale e si voglia aumentarne l’importo.
Come anticipato, il riscatto degli anni di studio è il meccanismo che consente di trasformare gli anni dedicati agli studi universitari in anni di contribuzione previdenziale. La procedura può essere attivata su richiesta, da presentare all’INPS o all’ente pensionistico competente.
Il riscatto permette al lavoratore di aumentare la propria contribuzione, migliorando così le possibilità di accedere alla pensione ordinaria o anticipata. Inoltre, in alcuni casi, viene richiesto anche con l’obiettivo di incrementare l’importo della pensione.
L’aspetto più importante riguarda i periodi di studio che possono essere riscattati: tra questi rientrano le lauree triennali, magistrali (specialistiche), i diplomi di specializzazione, i dottorati di ricerca e altri titoli equiparati.
Nel 2025, l’INPS prevede un costo indicativo per riscattare un anno di corso pari a 6.123,15 euro. Tale importo viene calcolato applicando l’aliquota contributiva IVS del 33% sul reddito minimo annuo di 18.555 euro, valore valido per artigiani e commercianti.
È importante sottolineare che il costo del riscatto varia a seconda della modalità scelta:
In entrambi i casi, è possibile rateizzare l’importo del riscatto fino a un massimo di 120 rate mensili senza interessi.
Prima di richiedere il riscatto degli anni di studio, è importante valutare attentamente diversi aspetti. Tra i principali vantaggi si annoverano:
Tuttavia, esistono anche alcuni svantaggi da considerare:
Per una valutazione complessiva dei vantaggi, si consiglia di utilizzare la “Simulazione del riscatto laurea”, disponibile nei servizi online dell’INPS.