Quando si rientra dal periodo di maternità, le lavoratrici in assenza di indicazioni precise, spesso, non sanno bene come riorganizzarsi al lavoro.
Il reinserimento, che in alcuni casi viene dato per scontato, resta a carico di chi rientra al lavoro.
Se il datore di lavoro o, in generale, l’azienda non fornisce chiarimenti né riferimenti organizzativi, è bene allora conoscere la disciplina di riferimento, contenente tutte le indicazioni in merito.
In questo articolo, ci soffermeremo sui diritti, obblighi e doveri delle lavoratrici al rientro dalla maternità.
La disciplina di riferimento a rientro al lavoro dopo il periodo di maternità resta fissata a due norme:
Il primo si riferisce al diritto della lavoratrice a ritrovare la propria posizione, mentre il secondo vieta ogni forma di demansionamento non consensuale.
Durante il periodo di maternità, ovvero i cinque mesi di congedo, la lavoratrice non può essere adibita a nessuna attività, a prescindere dalle richieste del datore di lavoro o dalle esigenze aziendali.
Le lavoratrici al rientro al lavoro, come già detto, hanno diritto a conservare il posto di lavoro e non subire demansionamenti.
Lo stesso decreto legislativo n. 198/2006 vieta trattamenti sfavorevoli. Tuttavia, dalla teoria alla pratica, spesso, c’è un abisso. Infatti, in alcune realtà, il ritorno in azienda avviene senza coordinamento a causa di una mancanza di gestione.
Intervenire presto significa evitare problemi e rendere il rientro funzionale e, soprattutto, semplice per la lavoratrice.
La gestione del congedo di maternità e del rientro richiede un equilibrio tra pianificazione e informazione. Senza questi elementi, si creano carichi imprevisti, ambiguità e inefficienze.
Le aziende che mantengono una documentazione accurata dei ruoli, aggiornano le competenze e dispongono di soluzioni interne, garantiscono continuità anche in caso di assenze prolungate.
Il congedo per maternità è un diritto ben definito e programmabile. Considerarlo come un'anomalia è segno di una carenza organizzativa che si risolve solo con una gestione del lavoro ben strutturata.
Soprattutto considerando che siamo nel 2025, molte realtà prendono molto seriamente questo aspetto della vita lavorativa delle donne, offrendo tutto l’appoggio e gli strumenti necessari per un rientro comodo e funzionale, mentre molte altre se ne curano poco.
Molte aziende rispettano tutti gli obblighi che hanno in capo, ma molte altre, pur rispettando le regole, non hanno metodi e una vera organizzazione.
Le lavoratrici, così, si ritrovano senza indicazioni o istruzioni, nell’ottica del fai da te. Si rientra al lavoro senza comunicazioni o referenti e l’intera gestione ricade sul singolo responsabile.
La maternità è una fase molto importante nella vita di una donna, con caratteristiche e un peso maggiore su chi lavora. Per questo, è molto importante una chiara disciplina, perché al rientro al lavoro si può trovare spaesata e chi non riesce a riadeguarsi ai ritmi lavorativi resta ai margini.
Cosa fare? Ci sono diverse soluzioni, alcune delle quali possono essere originali e di vero sostegno alle lavoratrici. Si pensi, per esempio, alle aziende che hanno previsto la costruzione di un percorso di rientro più lineare con aggiornamenti periodici durante l’assenza dal lavoro, affinché la lavoratrice non perda nulla della vita aziendale durante la sua assenza.
Potrebbero, altresì, essere previsti momenti di confronto e affiancamenti al rientro in modo tale che la lavoratrice ritrovi il proprio posto e la propria funzione.
Un’altra misura utile è l’apertura di un nido aziendale per favorire la continuità lavorativa. Si tratta di una soluzione utile soprattutto nei contesti aziendali con una forte incidenza di genitori lavoratori.
Il rientro al lavoro dopo la maternità può risultare complicato per molte lavoratrici, soprattutto in assenza di indicazioni organizzative da parte dell’azienda. La normativa tutela il diritto al reinserimento e vieta il demansionamento, ma spesso la gestione pratica è lasciata alla singola dipendente.
È fondamentale che le imprese pianifichino il rientro con chiarezza, offrendo supporto e strumenti adeguati. Alcune aziende adottano buone pratiche, come aggiornamenti periodici o affiancamenti, mentre altre mostrano lacune organizzative.
Il congedo di maternità non deve essere visto come un’anomalia, ma come una fase gestibile con un’organizzazione strutturata. Un ambiente attento garantisce un rientro sereno, funzionale e rispettoso dei diritti delle lavoratrici.