30 May, 2025 - 11:40

Prescrizione dei debiti: quando una lettera blocca tutto (e ti fa pagare anche quelli dal 2015 al 2022)

Prescrizione dei debiti: quando una lettera blocca tutto (e ti fa pagare anche quelli dal 2015 al 2022)

In molte situazioni, ciò di cui si avrebbe davvero bisogno è una prescrizione “a prova di atto interruttivo”: un sistema affidabile che consenta al debitore di liberarsi definitivamente da un’obbligazione ormai superata, oppure di estinguerla senza ostacoli. La prescrizione è, infatti, uno strumento giuridico che tutela il debitore, facendo decadere il diritto del creditore a riscuotere quanto dovuto dopo un certo periodo di tempo.

Affinché ciò avvenga, devono verificarsi due condizioni: deve trascorrere il termine previsto dalla normativa vigente e non devono esserci eventi che interrompano il corso della prescrizione, ovvero azioni che “azzerano il conteggio” e riattivano la possibilità per il creditore di agire.

Attualmente, l’invio di una raccomandata, la notifica di un atto o persino la semplice istanza di rateizzazione delle cartelle esattoriali è sufficiente per bloccare il decorso del termine. Questo genera un continuo "tira e molla" tra la possibilità di far valere la prescrizione e le iniziative che ne impediscono il completamento. È proprio per questa ragione che anche i debiti contratti tra il 2015 e il 2022, che sembravano non più esigibili, possono tornare improvvisamente attivi e dover essere onorati.

Prescrizione debiti: potresti dover saldare cartelle tra il 2015 e il 2022 se hai ricevuto questa comunicazione

Molti cittadini trascurano un aspetto essenziale: la prescrizione dei debiti può rappresentare una concreta opportunità per alleggerire il proprio peso economico, ma l'estinzione automatica non è garantita.

Anche se l’obbligo risale a diversi anni fa – come nel caso delle cartelle notificate nel periodo 2015-2022 – è sufficiente un singolo atto formale per rimettere tutto in discussione. Una comunicazione scritta con richiesta di saldo, una diffida, una notifica ufficiale o perfino la presentazione di un piano di dilazione all’Agenzia delle Entrate-Riscossione possono riattivare il termine di prescrizione.

In sostanza, conoscere la durata della prescrizione è importante, ma lo è ancora di più comprendere cosa possa sospenderla o farla ripartire. L’invio di una raccomandata, ad esempio, può “resettare” il tempo trascorso e far iniziare un nuovo conteggio. Numerosi contribuenti si sono visti recapitare un atto interruttivo proprio a ridosso della scadenza definitiva del debito.

 Come riportato da fiscooggi.it, la richiesta volontaria di una dilazione rappresenta, per legge, un intervento che blocca il decorso della prescrizione. Ecco perché molti cittadini si sono trovati a dover estinguere somme che credevano ormai non più dovute, ma che sono state riattivate da atti formali.

Per capire come si interrompe la prescrizione in questi casi, prendiamo ad esempio il caso di Marco, un lavoratore autonomo. Nel 2016, Marco ha ricevuto una cartella esattoriale per contributi previdenziali non versati. Non potendo saldare subito, nel 2020 ha presentato una richiesta di rateizzazione all'Agenzia delle Entrate-Riscossione.

Nonostante il termine di prescrizione originale per i contributi previdenziali fosse di 5 anni (sarebbe quindi scaduto nel 2021, cinque anni dopo il 2016), la sua richiesta di dilazione del debito ha interrotto il decorso della prescrizione, facendo ripartire il conteggio da capo a partire dal 2020. Così, nel 2024, Marco ha ricevuto una nuova richiesta di pagamento: il debito, che a prima vista sembrava ormai prescritto, era invece ancora pienamente esigibile.

Quali debiti si estinguono dopo 10 anni, 5 anni, 3 anni e 2 anni?

È comprensibile che i contribuenti cerchino ogni possibile via per evitare il pagamento di imposte, soprattutto in condizioni economiche difficili. L’accumulo di debiti porta spesso a informarsi sui termini di prescrizione, che variano in base alla natura dell’obbligazione, tra cui:

  • 10 anni è il termine per i debiti tributari statali:
    • IRPEF
    • IVA
    • IRES
    • Canone RAI
    • contributi camerali
  • 5 anni è il termine per i debiti fiscali e contributive locali o previdenziali:
    • IMU, TARI, TASI
    • multe e sanzioni amministrative
    • contributi INPS
    • Premi INAIL
  • 3 anni è il termine per la prescrizione per le richieste di pagamento relative a:
    • compensi professionali (avvocati, commercialisti, notai)
    • tassa automobilistica regionale (bollo auto)
  • 2 anni per i debiti comuni e frequenti nella vita quotidiana:
    • bollette (energia, acqua, gas, telefono)
    • rette scolastiche
    • abbonamenti a palestre
    • polizze assicurative RC

Quando inizia il conteggio della prescrizione?

Sbagliare il calcolo della prescrizione può comportare conseguenze onerose, ma è un errore evitabile. In linea generale, il termine inizia a decorrere dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui il debito è diventato esigibile e non è stato onorato. Da quel momento, il conto alla rovescia segue la durata stabilita dalla normativa (10, 5, 3 o 2 anni).

Attenzione: per quanto riguarda le cartelle esattoriali, il termine non decorre dalla scadenza del tributo, ma dalla data di notifica dell’atto di riscossione. È dunque fondamentale verificare con precisione la data indicata sulla cartella, poiché è da lì che parte il calcolo della prescrizione.

Prescrizione dei debiti: cosa sapere per non farsi sorprendere

La prescrizione è un diritto che permette di non dover più pagare un debito passato un certo periodo di tempo, ma esistono molte situazioni in cui questo termine può essere “resettato” o bloccato, facendo tornare attivi debiti che sembravano estinti.

5 domande e risposte sulla prescrizione dei debiti

  1. Una raccomandata può bloccare la prescrizione di un debito? Sì, l’invio di una raccomandata o un atto formale (come una diffida o una notifica) può interrompere il decorso della prescrizione, facendo ripartire il conteggio del termine da capo.
  2. I debiti tra il 2015 e il 2022 possono essere ancora esigibili? Sì, anche se sembravano prescritti, atti interruttivi come richieste di saldo o rateizzazioni possono aver “resettato” la prescrizione, rendendo ancora dovuti debiti di quel periodo.
  3. La richiesta di rateizzazione blocca la prescrizione? Sì, una richiesta volontaria di dilazione o rateizzazione è considerata un atto che interrompe la prescrizione, facendo ripartire il termine di prescrizione.
  4. Quali sono i termini di prescrizione più comuni per i debiti? Dipende dal tipo di debito:
    • 10 anni per debiti tributari statali (es. IRPEF, IVA)
    • 5 anni per tributi locali o contributi previdenziali (es. IMU, INPS)
    • 3 anni per compensi professionali e bollo auto
    • 2 anni per bollette e servizi quotidiani
  5. Quando inizia il conteggio della prescrizione? Il conteggio generalmente parte dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui il debito è esigibile e non pagato, ma per le cartelle esattoriali il termine parte dalla data di notifica dell’atto di riscossione, non dalla scadenza originaria del tributo.
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