Dna, impronte e tabulati telefonici: sono questi gli elementi su cui si basa la nuova inchiesta della Procura di Pavia sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. A quasi 18 anni di distanza, gli inquirenti puntano sulle analisi tecniche, lasciando da parte ricostruzioni, piste e testimonianze mediatiche prive di riscontro.
Al centro c’è Andrea Sempio, amico di lunga data del fratello della vittima e unico indagato. Tuttavia, nuove “ombre” si addensano anche intorno al racconto di Stefania Cappa, cugina di Chiara, che ha più volte parlato di una telefonata mai riscontrata nei tabulati ufficiali. Un dettaglio che, insieme ad altri, potrebbe rivelarsi decisivo per risolvere il giallo.
Tra gli accertamenti considerati cruciali - oltre a quelli riguardanti il Dna rinvenuto sulle unghie della vittima e l'impronta repertata sul muro delle scale dove è stata scoperta senza vita, entrambi attribuiti dalla Procura ad Andrea Sempio - ci sono i tabulati telefonici.
Dalla loro analisi è emerso che, la mattina del delitto, Sempio avrebbe avuto almeno sei contatti con gli amici Roberto Freddi e Mattia Capra, le cui abitazioni sono state recentemente perquisite. Si tratta di chiamate e messaggi scambiati tra le 9.58 e le 12.18 del 13 agosto.
Elementi mai citati nei verbali dei ragazzi, che assumono ora un nuovo peso. Freddi e Capra hanno sempre dichiarato di aver trascorso l'intera giornata a casa, ma i loro telefoni, secondo quanto trapelato, avrebbero agganciato celle diverse.
Sempio, invece, ha sempre sostenuto di essersi recato in libreria a Vigevano, mostrando agli inquirenti lo scontrino di un parcheggio (che potrebbe essergli stato procurato dalla madre). Il suo telefono ha agganciato la cella di Garlasco, senza mai spostarsi su quella di Vigevano. Un'eventualità tecnicamente possibile, sostengono i gestori, ma statisticamente non comune.
Non è tutto. Dalle ricostruzioni emerge che, nei giorni precedenti al delitto, Sempio avrebbe chiamato il numero fisso della famiglia Poggi almeno tre volte, mentre l'amico, Marco, era in vacanza con i genitori in Trentino.
È possibile che cercasse Chiara? Lui afferma di averla conosciuta soltanto di vista. Eppure c'è chi sostiene che potesse essersi invaghito di lei, forse dopo aver visto, sul suo computer, alcuni video intimi girati da lei e dal fidanzato Alberto Stasi.
Un servizio della trasmissione Rai "Storie Italiane" su Stasi e Sempio - 30 maggio 2025.
Un'ipotesi che, in assenza di prove, resta tale. Così come quella, ancora più controversa, secondo cui la 26enne potrebbe essere stata uccisa per aver scoperto qualcosa di losco legato a presunti scandali sessuali nell'ambito del Santuario della Madonna della Bozzola.
Nel frattempo, nuove segnalazioni hanno riportato l'attenzione su Stefania Cappa, cugina della vittima. Un uomo, in particolare, ha riferito a Le Iene di aver saputo da un'anziana che alle 13 del giorno del delitto, la giovane sarebbe apparsa agitata nei pressi della casa della nonna, a Tromello, con un pesante borsone.
La stessa signora avrebbe riferito di averla vista gettare un oggetto metallico in un canale. Quello in cui, di recente, sono stati trovati un martello, un attizzatoio e la testa di una mazzetta da muratore. Ascoltata, all'epoca dei fatti Stefania disse di aver sentito Chiara per l'ultima volta il 12 agosto. Ma della sua telefonata, nei tabulati, non ci sarebbe traccia.
Sia Stefania che la sorella Paola Cappa non risultano indagate, né lo sono mai state. In tanti, tuttavia, ne parlano. Una testimone ha raccontato che Stefania le avrebbe confidato di "non essere affezionata alla cugina. Anzi, di non avere particolare simpatia nei suoi confronti".
Un mistero che si aggiunge ai misteri. Come quello dell'enigmatica mail che Chiara avrebbe inviato a una collega, circa un mese prima del delitto:
Chi erano le persone a cui faceva riferimento? È vero, come riferito da una ragazza che lavorava con lei, che usava due cellulari? Se sì, che fine ha fatto il secondo? Domande che, per ora, restano senza risposta. Ma che potrebbero contenere la chiave per risolvere definitivamente un caso che, almeno sul piano giudiziario, sembrava ormai chiuso.