Per chi possiede una casa in affitto, conoscere la cedolare secca può fare la differenza sul modo in cui si pagano le tasse.
Introdotto nel 2011, questo regime fiscale offre ai proprietari un’opzione semplice e spesso più conveniente rispetto alla tassazione tradizionale sugli affitti.
Grazie alla cedolare secca, infatti, è possibile pagare un’imposta fissa sul canone di locazione, evitando complicazioni e costi aggiuntivi come le addizionali Irpef.
In questo articolo, spieghiamo prima di tutto quali sono le scadenze 2025, considerando che la prima è imminente e, poi, come funziona, quando conviene sceglierla e quali vantaggi può portarti.
Chi sceglie la cedolare secca come regime fiscale per gli affitti deve sapere come si paga e rispettare le stesse scadenze previste per il pagamento dell’Irpef.
Nello specifico:
Il versamento può essere effettuato esclusivamente online, utilizzando il modello F24 tramite i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate o tramite intermediari abilitati.
In base a quanto detto, va specificato che chi decide di aderire alla cedolare secca a partire dal periodo d’imposta 2025 non dovrà effettuare alcun pagamento nel corso di quest’anno.
L’importo dovuto sarà calcolato e versato con la dichiarazione dei redditi del 2026, relativa appunto all’anno d’imposta 2025.
In quella occasione verrà saldato l’intero importo della cedolare secca per il 2025 e, allo stesso tempo, verrà determinato l’acconto da versare per il 2026, basato sull’imposta calcolata per il 2025.
La cedolare secca è una tassa alternativa all’Irpef, che sostituisce anche le addizionali comunali e regionali, applicata direttamente sul canone annuo di locazione.
Questo regime fiscale semplifica notevolmente il modo in cui i proprietari pagano le imposte sugli affitti.
L’aliquota standard è fissa al 21% sul canone lordo: una percentuale che può rendere la tassazione molto più conveniente rispetto al regime ordinario, dove l’imposta viene calcolata in base al reddito complessivo e con aliquote progressive. In pochi e stringenti casi, si può applicare anche l'aliquota del 10%.
Da non perdere, una novità importante per chi affitta case per brevi periodi: la cedolare secca al 21% si applica solo alla prima unità abitativa concessa in locazione breve. Per tutte le altre abitazioni affittate con contratti brevi, l’aliquota sale al 26%, rendendo meno conveniente questa scelta per chi gestisce più immobili a uso turistico o temporaneo.
Per poter scegliere la cedolare secca, è importante rispettare alcune regole precise. Prima di tutto, l’immobile deve essere affittato esclusivamente come abitazione.
Un passaggio fondamentale riguarda la comunicazione all’inquilino: il proprietario deve informarlo della scelta della cedolare secca tramite raccomandata, a meno che questa opzione non sia già specificata nel contratto.
Inoltre, chi sceglie questo regime deve rinunciare formalmente a qualsiasi aumento del canone, compresa la rivalutazione Istat.
L’opzione può essere esercitata sia al momento della registrazione del contratto, sia in fase di rinnovo o annualmente, fino alla naturale scadenza dell’accordo.
Uno dei principali vantaggi della cedolare secca è l’esenzione dal pagamento dell’imposta di registro e dell’imposta di bollo, obbligatorie invece per chi registra un contratto di locazione con il sistema tradizionale.
Gli altri vantaggi della cedolare secca sono:
La cedolare secca, introdotta nel 2011, è un regime fiscale alternativo per i proprietari di case in affitto che permette di pagare un’imposta fissa, solitamente al 21%, sul canone di locazione.
Questo sistema sostituisce l’Irpef e le addizionali, semplificando la tassazione e riducendo i costi come l’imposta di registro e di bollo. Può essere applicata solo su immobili a uso abitativo, con alcune regole precise da rispettare, come comunicare la scelta all’inquilino.
Conviene soprattutto per chi cerca certezza nel carico fiscale e una gestione più semplice. Le scadenze per il pagamento seguono quelle dell’Irpef, con versamenti a giugno e dicembre.