06 Jun, 2025 - 10:50

Perché Angelo Duro è indagato per evasione fiscale? Ecco di cosa è accusato

Perché Angelo Duro è indagato per evasione fiscale? Ecco di cosa è accusato

Angelo Duro, comico palermitano tra i più noti e discussi della scena italiana, è finito al centro di un’indagine della Procura di Roma per una presunta evasione fiscale da 150mila euro. Il caso, che sta facendo molto discutere il mondo dello spettacolo e dell’opinione pubblica, ruota attorno alla gestione dei suoi guadagni nell’anno d’oro 2023, quando la sua carriera ha toccato l’apice grazie a spettacoli sold out e al successo cinematografico di Io sono la fine del mondo.

Perché Angelo Duro è indagato?

Tutto ha avuto inizio con un controllo amministrativo che ha fatto emergere possibili irregolarità nella dichiarazione dei redditi di Angelo Duro. Gli accertamenti, coordinati dal procuratore aggiunto Stefano Pesci, si sono concentrati su uno schema fiscale che il comico avrebbe utilizzato per gestire i suoi proventi. Secondo l’ipotesi investigativa, Duro avrebbe inizialmente operato come lavoratore autonomo con una partita Iva in regime forfettario, un sistema agevolato pensato per i piccoli contribuenti che consente una tassazione ridotta fino a una soglia massima di ricavi.

Nel 2023, complice una stagione particolarmente redditizia, Duro avrebbe superato il limite previsto per il regime forfettario. Invece di passare al regime ordinario, molto più oneroso dal punto di vista fiscale, il comico avrebbe scelto una strada alternativa: la creazione di una società, attraverso la quale continuare a incassare i compensi dei suoi spettacoli e delle sue attività artistiche.

L’accusa: società creata solo per pagare meno tasse

Il punto centrale dell’indagine riguarda proprio la costituzione della società. Secondo la Procura, la nuova entità non sarebbe stata creata per sviluppare una reale attività autonoma, ma avrebbe avuto come unico scopo quello di ridurre il carico fiscale. In pratica, il passaggio dalla persona fisica (che paga l’Irpef) alla società (che paga l’Ires, generalmente meno gravosa) avrebbe consentito a Duro di risparmiare circa 150mila euro di imposte dovute per l’anno 2023.

Gli inquirenti ipotizzano che la società non avesse dipendenti, non svolgesse attività distinta rispetto a quella personale del comico e non disponesse di una struttura operativa autonoma. Si tratterebbe quindi, secondo l’accusa, di un “escamotage contabile” per pagare meno tasse, una pratica nota tra i commercialisti come “partita Iva a intermittenza”, che rischia di sconfinare nell’elusione fiscale quando la nuova struttura societaria replica in tutto e per tutto l’attività originaria.

La posizione della difesa

Al momento, è importante sottolineare che l’indagine è ancora in fase preliminare e che il fascicolo è formalmente a carico di ignoti: Angelo Duro non risulta ancora indagato in modo diretto. La difesa, guidata dal tributarista Fausto Del Bianco Giovannella, sostiene che la scelta di costituire una società sia stata dettata da esigenze organizzative e non da intenzioni fraudolente. Toccherà ora ai magistrati stabilire se si sia trattato di una semplice leggerezza amministrativa o di una manovra consapevole per eludere il Fisco.

Un caso che agita il mondo dello spettacolo

La vicenda di Angelo Duro riporta sotto i riflettori il tema, sempre attuale, dell’uso “creativo” delle partite Iva e delle società tra i professionisti dello spettacolo, influencer e freelance. Il confine tra ottimizzazione fiscale e frode è spesso sottile, e il caso Duro potrebbe aprire la strada ad altri accertamenti simili nel settore.

L’attore, noto per il suo stile provocatorio e politicamente scorretto, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla vicenda. Chi gli è vicino parla di una scelta gestionale priva di malizia, ma la Procura intende chiarire se dietro l’operazione ci sia stata una reale intenzione evasiva o se si tratti di una semplice imprudenza fiscale.

Gli scenari futuri

L’inchiesta è solo agli inizi e molto resta ancora da chiarire. Non si esclude che la vicenda possa risolversi in ambito tributario, con un accordo col Fisco, oppure sfociare in un vero e proprio processo penale per dichiarazione fraudolenta. Nel frattempo, il nome di Angelo Duro è diventato il simbolo di un nuovo caso fiscale italiano, destinato a far discutere sia nel mondo dello spettacolo che tra gli addetti ai lavori.

Per ora, vale il principio di presunzione d’innocenza. Sarà la magistratura a stabilire se Duro abbia davvero voluto “battere il sistema” o se sia stato vittima di una gestione fiscale poco accorta. Quel che è certo è che la sua vicenda mette ancora una volta in luce le zone grigie del sistema fiscale italiano e le difficoltà di conciliare successo economico e rispetto delle regole.

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