Il 4 giugno 2025, il decreto Sicurezza è stato definitivamente approvato, introducendo importanti misure in materia di ordine pubblico.
Tra le principali novità rivolte ai datori di lavoro ci sono incentivi economici per l’assunzione di detenuti e per l’attivazione di contratti di apprendistato.
L’iniziativa mira a favorire il reinserimento sociale dei detenuti mediante opportunità di lavoro e percorsi formativi. Stando alle previsioni ufficiali, circa 1.300 persone detenute potranno usufruire di queste misure.
In questo articolo, vedremo cosa cambia, quali sono gli incentivi per le imprese e qual è il costo per lo Stato.
Il 4 giugno 2025, il Senato ha rinnovato la fiducia al Governo approvando definitivamente il ddl Sicurezza, con 109 voti favorevoli, 69 contrari e un’astensione.
Convertito in legge, introduce disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica e prevede anche significative novità riguardanti il lavoro dei detenuti, tra cui il contratto di apprendistato.
Per scendere più nel dettaglio, il provvedimento introduce una modifica al D.lgs. n. 81/2015, specificamente all’articolo 47, comma 4.
Grazie a questa modifica, anche i detenuti che svolgono attività lavorative fuori dal carcere possono accedere ai contratti di apprendistato.
Inoltre, si estende non solo ai detenuti ristretti in istituto, ma anche a quelli che stanno scontando la pena tramite misure alternative, come l’affidamento in prova al servizio sociale o la semilibertà.
Prima dell’approvazione della norma, l’apprendistato per i detenuti era limitato alle sole attività svolte all’interno del carcere. In questo modo, si estende anche alle aziende pubbliche e private fuori dal carcere.
Prima di passare oltre, è bene ricordare che il contratto di apprendistato professionalizzante, previsto dal Decreto legislativo n. 81/2015, rappresenta una forma di lavoro a tempo indeterminato che integra l’attività lavorativa con un percorso formativo, destinata principalmente ai giovani tra i 18 e i 29 anni.
Va, però, precisato che, il contratto di apprendistato professionalizzante può essere offerto anche a lavoratori disoccupati over 29 anni che ricevono l’indennità di mobilità o la disoccupazione, per aiutarli a migliorare le proprie competenze professionali.
Non ci sono novità solo sulla possibilità di assumere: l’articolo 36, infatti, prevede incentivi alle imprese che impiegano i detenuti con il contratto di apprendistato.
In pratica, ci troviamo di fronte la possibilità per i datori di lavoro di beneficiare della riduzione dei contributi.
Alle imprese spettano una serie di vantaggi:
La norma porta con sé un costo non indifferente sulle casse dello Stato, considerando che la spesa stimata crescerà progressivamente, passando da circa 600.000 euro nel 2025 a quasi 2 milioni di euro all’anno a partire dal 2029.
Nonostante l’incremento della spesa, i benefici attesi sono significativi, sia sotto il profilo delle entrate fiscali sia per la riduzione della recidiva.
Il nuovo sistema di apprendistato è pensato per supportare la rieducazione e il reinserimento sociale dei detenuti, estendendo i vantaggi fiscali all’intero ambito penitenziario.
L’obiettivo è superare un modello esclusivamente punitivo, avvicinando il mondo carcerario a quello del lavoro reale, per favorire la diminuzione della recidiva e facilitare un reinserimento sociale dignitoso.
Nuove misure per il lavoro dei detenuti: il Decreto Sicurezza, diventato legge il 4 giugno 2025, introduce incentivi per i datori di lavoro che assumono detenuti tramite contratti di apprendistato professionalizzante, estendendo questa possibilità anche a chi svolge attività lavorative fuori dal carcere o con misure alternative alla detenzione.
Incentivi per le imprese: le aziende che assumono detenuti con contratto di apprendistato possono usufruire di sgravi contributivi, retribuzioni iniziali ridotte, finanziamenti per la formazione, esenzioni fiscali e contributive, oltre a ulteriori agevolazioni in caso di stabilizzazione a tempo indeterminato.
Impatto economico e sociale: il costo per lo Stato crescerà progressivamente fino a quasi 2 milioni di euro annui dal 2029, ma si prevedono importanti benefici in termini di entrate fiscali, riduzione della recidiva e miglior reinserimento sociale dei detenuti, superando un approccio esclusivamente punitivo e avvicinando il carcere al mondo del lavoro reale.