Lo SPID sta per diventare a pagamento: è l’annuncio di alcuni provider di identità digitale.
Strumento imprescindibile per effettuare l’accesso sui portali online (Agenzia delle Entrate, Inps ecc) e richiedere bonus, incentivi o controllare il cedolino pensione.
Quali sono gli SPID a pagamento? In questo articolo, vedremo chi dovrà pagare, chi potrà continuare a utilizzarlo gratis e cosa succede adesso.
Che lo SPID gratuito non sarebbe durato per sempre, almeno non tutti i provider, si sapeva già. Infatti, alcuni provider hanno già comunicato che per utilizzare lo SPID sarà richiesto un pagamento annuo.
Per esempio, Aruba ha fatto scattare già dal mese di maggio un meccanismo di pagamento dal secondo anno di attivazione, pari a 4,90 euro annuo più Iva.
Si è aggiunta anche InfoCert, preannunciando un pagamento di 5,98 euro Iva inclusa a partire dal 28 luglio.
Il rinnovo del servizio SPID con InfoCert non avviene in modo automatico: l’utente deve dare il proprio consenso esplicito per attivare il pagamento. In assenza di questa conferma, non verrà addebitato alcun costo, ma l’identità digitale verrà sospesa e non sarà più possibile utilizzarla.
Chi non vuole pagare il costo, ovviamente, avrà la possibilità di scegliere un altro fornitore che, ancora, offre il servizio gratuitamente.
Nonostante gli SPID di Aruba e InfoCert diventeranno a pagamento, gli altri continuano a essere gratuiti.
In Italia ci sono oggi oltre 39 milioni di identità digitali attive, e più del 70% è gestito da PosteID. Lo Spid delle Poste Italiane continua a essere il preferito, per diversi fattori: dalla semplicità e velocità di utilizzo, alla guida pratica di attivazione (sia in autonomia che presso gli sportelli delle Poste Italiane).
Finché Poste Italiane continuerà a offrire il servizio gratuitamente, per i cittadini non cambierà molto.
Ma se anche Poste dovesse iniziare a far pagare, il rischio è che un servizio pubblico pensato per facilitare l’accesso ai dati e documenti diventi un vero e proprio prodotto a pagamento. Tuttavia, almeno per il momento questo rischio non è tangibile.
Al momento, solo Aruba e InfoCert hanno introdotto dei costi: gli altri provider continuano a offrire Spid gratis.
Sebbene il governo abbia stanziato 40 milioni di euro a sostegno dei gestori dello SPID, l’introduzione di costi per gli utenti è una conseguenza delle incertezze legate al futuro di questo sistema.
È, infatti, in programma una graduale transizione verso IT-Wallet, il portafoglio digitale che permetterà di archiviare documenti personali come la Carta d’Identità Elettronica e la patente di guida.
Si punta su un maggiore utilizzo della CIE. Da considerare, infatti, che negli ultimi mesi si è registrato un cambiamento significativo nel rapporto di utilizzo tra CIE e SPID. Se in passato si contava un accesso con CIE ogni venti con SPID, oggi il rapporto si è ristretto a circa uno a dieci. A conferma di questa tendenza, le attivazioni delle app legate alla CIE sono cresciute notevolmente, passando da 5,5 a 7,3 milioni in un solo anno.
Al momento non sono ancora stati chiariti tempi e modalità di questo cambiamento, ma l’applicazione di un canone potrebbe spingere sempre più utenti ad adottare IT-Wallet per la gestione della propria identità digitale.
Alcuni provider, come Aruba e InfoCert, inizieranno a far pagare l’utilizzo dello SPID: rispettivamente 4,90 e 5,98 euro all’anno.
Il rinnovo con InfoCert non sarà automatico: chi non accetta il pagamento vedrà il servizio sospeso. Tuttavia, molti provider (tra cui PosteID) continuano a offrire lo Spid gratuitamente.
In caso di disdetta, è possibile passare a un altro fornitore senza costi. Questo cambiamento arriva in un momento di transizione verso IT-Wallet, il futuro portafoglio digitale europeo, che potrebbe gradualmente sostituire lo Spid.