Dopo mesi turbolenti legati al cosiddetto “Pandoro-gate”, per Chiara Ferragni arriva un’altra grana legale, non facile da affrontare.
Si tratta della causa intentata dal gruppo Safilo, colosso dell’occhialeria con cui l’influencer aveva siglato un accordo di licenza.
L’azienda chiede un risarcimento da 5,9 milioni di euro, accusandola di danni reputazionali e commerciali legati al crollo della sua immagine pubblica (dovuto proprio al Pandoro gate e altri scandali, come le uova di pasqua).
Un colpo pesante per l’imprenditrice, già alle prese con un arduo rilancio del suo brand e una fiducia del mercato tutta da riconquistare. Ma cosa ha portato davvero Safilo a fare causa? E come potrebbe concludersi questo scontro legale ad alto profilo?
Una nuova grana giudiziaria si abbatte su Chiara Ferragni. Dopo la sanzione dell’Antitrust per la promozione ingannevole dei pandori Balocco a fini di beneficenza, arriva ora la richiesta di risarcimento da parte di Safilo, colosso italiano dell’occhialeria.
L’azienda ha depositato da poco una causa civile contro Fenice Srl, la holding che gestisce il marchio Ferragni, e ha chiesto ben 5,9 milioni di euro per danni d’immagine e mancati introiti.
Safilo aveva siglato un accordo di licenza nel 2021 con Fenice Srl per la produzione e distribuzione di una linea di occhiali a marchio Chiara Ferragni.
Il progetto era partito con grandi aspettative, tanto è vero che le azioni dell'azienda schizzarono in alto alla notizia del lancio ufficiale degli occhiali nel 2022.
L’obiettivo era chiaro: intercettare un pubblico giovane e digitalmente attivo, sfruttando la notorietà indiscussa della Ferragni.
Tutto cambia però a fine 2023, quando l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) accusa Chiara Ferragni e il gruppo Balocco di pubblicità ingannevole.
La notizia fa il giro dei media (e del mondo) e solleva un’ondata di sdegno, di critiche e mina la reputazione dell’imprenditrice.
Safilo, anche se fuori dalla questione, viene investita dalla vicenda e inizia a valutare l’impatto negativo dell’accaduto sull’immagine del proprio marchio e su quello concesso in licenza, e così decide di rescindere il contratto in anticipo rispetto alla scadenza prevista.
Nel maggio 2024, Safilo formalizza l’azione legale presso il Tribunale di Milano, chiedendo 5,9 milioni di euro di risarcimento per “gravi danni reputazionali e commerciali”.
Secondo i legali dell’azienda, l’associazione del marchio Safilo con Ferragni – in quel momento coinvolta in uno scandalo mediatico – avrebbe compromesso il valore dell’investimento, ridotto le vendite e danneggiato l’immagine del gruppo.
Ma non finisce qui. Fenice Srl, la società che rappresenta Chiara Ferragni, ha risposto con una controquerela.
L’azienda contesta la legittimità del recesso da parte di Safilo e sostiene che le clausole contrattuali invocate sono troppo generiche e non applicabili al caso specifico.
E non solo: Fenice chiede un risarcimento di 3,65 milioni di euro, a causa della perdita di royalties future e un danno alla propria immagine come parte lesa del recesso unilaterale.
L'azienda della Ferragni, a fine documento, quantifica anche il rischio economico in caso di soccombenza: la stima, depositata agli atti, indica una possibile perdita di 1,8 milioni di euro.
Al centro della battaglia legale ci sarebbero le clausole di “moralità e reputazione” tipiche nei contratti di licensing. Secondo indiscrezioni riportate da fonti legali e media come Il Fatto Quotidiano e Sky TG24, Safilo avrebbe invocato una sezione che permetterebbe la risoluzione anticipata del contratto qualora il licenziatario, in questo caso Ferragni, fosse coinvolto in condotte pubblicamente dannose per il marchio.
Fenice, invece, sostiene che non vi sia stata alcuna violazione effettiva né sentenza penale a carico della fondatrice del brand, ma solo una sanzione amministrativa e un’ondata di critiche diffuse sui media.
Quindi la rottura viene vista come una decisione unilaterale arbitraria.
La prima udienza della causa è fissata per il 28 novembre 2025 presso il Tribunale civile di Milano. Le parti si confronteranno su oltre 9,5 milioni di euro complessivi tra richieste dirette e controquerela.
In attesa di capire se ci sarà un accordo extragiudiziale o se si andrà fino in fondo, questa storia è il primo vero banco di prova post-crisi per l’universo Ferragni, già alle prese con il calo di collaborazioni commerciali, la chiusura di alcuni negozi e la riorganizzazione interna del brand.