Con l’obiettivo di disincentivare l’uscita anticipata dal lavoro per circa 7.000 lavoratori, il governo Meloni ha introdotto un nuovo incentivo economico, noto come bonus Giorgetti. Si tratta di un aumento in busta paga che può arrivare fino a 575 euro al mese per chi, avendo raggiunto l’età e i requisiti per la pensione, sceglie di rimandare l’uscita dal lavoro. L’INPS ha confermato l’aggiornamento della misura con la circolare n. 102 del 16 giugno 2025.
La misura interessa un’ampia platea di lavoratori prossimi alla pensione anticipata ordinaria (Quota 41) o a quella prevista da Quota 103. Possono accedere al bonus tutti coloro che, pur avendo maturato i requisiti per la pensione anticipata, scelgono di restare in servizio. L’obiettivo è favorire una transizione più graduale verso la pensione di vecchiaia ordinaria.
Il successo dell’iniziativa si basa sull’incremento netto dello stipendio, ottenuto grazie all’esonero dai contributi previdenziali a carico del lavoratore. Questo importo aggiuntivo non è soggetto a tassazione IRPEF, aumentando così il beneficio effettivo mensile.
Il bonus Giorgetti rappresenta una rielaborazione del precedente bonus Maroni, potenziato e reso più vantaggioso, soprattutto nei primi anni di applicazione. Poiché la decisione di posticipare la pensione è personale e può dipendere da molteplici esigenze, analizziamo nel dettaglio a chi si rivolge, come funziona, quali vantaggi comporta e le stime sui beneficiari per il 2025.
Il bonus Giorgetti è un incentivo economico rivolto ai lavoratori, sia pubblici che privati, che decidono di posticipare il pensionamento, pur avendo già maturato i requisiti.
Hanno diritto al bonus coloro che, entro il 31 dicembre 2025, abbiano maturato i seguenti requisiti:
Chi decide di proseguire l’attività lavorativa oltre tali soglie riceverà un aumento netto in busta paga, esente da imposte, come incentivo a rinviare il pensionamento. Si tratta di una scelta politica che punta a premiare chi rimane attivo, invece di introdurre nuove restrizioni sull’uscita anticipata.
Resta invariata, salvo adeguamenti legati all’aspettativa di vita, l’età minima per la pensione di vecchiaia, fissata attualmente a 67 anni, con un possibile innalzamento di tre mesi.
Il bonus opera su due fronti: contributivo e fiscale.
Sotto il profilo contributivo, il lavoratore rinuncia alla propria quota IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti), che normalmente verrebbe versata all’INPS. Tale quota viene invece trattenuta e trasformata in un aumento netto della retribuzione mensile. Il datore di lavoro, invece, continua a versare la sua parte, garantendo così la regolarità della posizione contributiva del dipendente.
In relazione al profilo fiscale, l’incremento in busta paga non è soggetto a IRPEF e non concorre alla formazione del reddito imponibile. Questo vantaggio è sancito dal comma 161, art. 1 della Legge di Bilancio 2025 e dall’art. 51 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi).
Secondo investireoggi.it, molti lavoratori accolgono con favore il bonus Giorgetti, anche se l’entusiasmo varia in base al tipo di impiego.
Il bonus equivale a un recupero netto del 9,19% della retribuzione lorda: una quota normalmente destinata all’INPS che diventa reddito immediato per il lavoratore.
Ad esempio:
Secondo le stime dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio:
Nel sistema contributivo, l'importo della pensione dipende dai versamenti effettuati durante la carriera lavorativa. Poiché il bonus prevede la rinuncia alla quota IVS a carico del lavoratore, il montante contributivo sarà leggermente ridotto, comportando un possibile abbassamento dell’assegno pensionistico.
Tuttavia, secondo l'Ufficio Parlamentare di Bilancio, questa riduzione viene progressivamente compensata nel tempo. In altre parole, il vantaggio economico immediato ottenuto durante gli anni lavorativi residui tende a equilibrare — se non superare — la minore entità dell’assegno pensionistico futuro.