21 Jun, 2025 - 19:52

2073 debutta su Prime: visione distopica o specchio del nostro futuro?

2073 debutta su Prime: visione distopica o specchio del nostro futuro?

In un futuro non troppo lontano, il mondo raccontato da 2073 non suona molto come distopico e fantascientifico, ma come un campanello d'allarme per noi e per la Terra e l'umanità.

Il film, ora disponibile su Prime Video, ci fa vedere cosa potrebbe accadere al nostro pianeta, anche se è concettualmente scomodo.

Questo film è solo cinema, o siamo già dentro quel futuro che temiamo?

Di cosa parla 2073, ora disponibile su Prime Video 

Prima di continuare nella lettura, guarda il trailer, grazie al canale di ComingSoon:

E se la distopia non fosse un futuro oscuro, buio e lontano descritto nei libri, ma un presente che facciamo fatica a riconoscere?

È questa la domanda inquietante che serpeggia per tutta la durata di 2073, il coraggioso film ideato da Asif Kapadia.

Conosciuto per i suoi acclamati ritratti di icone come Amy Winehouse, Kapadia abbandona qui i sentieri biografici per avventurarsi in un territorio ibrido, un'opera a forte connotazione politica che mescola documentario e fantascienza per lanciare un potente avvertimento.

Il film si muove su un doppio binario narrativo. Da un lato, ci sbatte in faccia la realtà, con immagini così crude da sembrare inizialmente inventate: un carosello vertiginoso di crisi globali, dal disastro climatico all'ascesa degli autoritarismi, dalla pulizia etnica dei musulmani uiguri alla sorveglianza pervasiva dei giganti della tecnologia.

Kapadia intervista giornalisti perseguitati e attivisti che lottano contro sistemi corrotti, condensando in 85 minuti una quantità impressionante di questioni urgenti.

Molti filmati, quindi, non sono di nuova produzione, ma si tratta di materiale d'archivio esistente che riguarda la brutalità della polizia, la catastrofe climatica e l'introduzione dell'intelligenza artificiale e della tecnologia dei droni nella nostra società.

Sebbene la breve durata non consenta un'analisi approfondita di ogni singolo tema, la forza del film risiede proprio nel mostrare la loro sconcertante simultaneità: non sono problemi isolati, ma le facce diverse di un'unica crisi globale.

Dall'altro lato, veniamo proiettati in un futuro post-apocalittico. Qui conosciamo Ghost, interpretata da una intensa Samantha Morton.

È una cercatrice di rottami che vive tra le rovine di un centro commerciale in una "Nuova San Francisco", un mondo ormai a pezzi dopo un evento catastrofico.

Ma "L'Evento" che ha distrutto quello che conoscevamo, non è stato un meteorite o una guerra improvvisa, ma il culmine delle crisi politiche e ambientali che il film ci ha mostrato sin dall'inizio. Il futuro, quindi, non è altro che la conseguenza diretta del nostro presente.

Qual è la missione di Ghost nel film

La missione di Ghost non è solo sopravvivere: mentre rovista tra i rifiuti, raccoglie oggetti e documenti, reliquie di un passato che i potenti vogliono cancellare al più presto per eliminare ogni forma di dissenso.

La sua unica interazione significativa è con la Professoressa (Naomi Ackie), che a un certo punto scompare misteriosamente, inghiottita da uno stato onnisciente e totalitario.

La forza di questo film sta nel fatto che la finzione si intreccia con immagini documentarie. Ed è questo che rende il tutto molto inquietante.

Sebbene Kapadia e il montatore Chris King cerchino di creare una narrazione continua a partire da tutto ciò che Ghost vede, la distinzione tra filmati reali e fittizi racconta una storia a sé stante, sulla natura distopica del mondo in cui già viviamo.

La finzione smette di essere un'ipotesi e diventa una destinazione possibile. È lì che andremo a finire di questo passo?

Il messaggio finale non è un disperato "spero che qualcuno trovi questo messaggio", ma un appello urgente a fare qualcosa prima che sia troppo tardi.

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