L’evoluzione del sistema pensionistico italiano continua a essere un tema centrale nel dibattito politico e sindacale, non solo per le conseguenze economiche, ma anche per il forte impatto sociale.
L’Italia si distingue tra i Paesi dell’Unione Europea per avere una delle età legali di pensionamento più elevate: oggi fissata a 67 anni per uomini e donne, con un’ulteriore crescita prevista nei prossimi anni.
Questa situazione solleva interrogativi sulle ripercussioni per i lavoratori e sull’efficacia delle riforme in corso. La via ideale sarebbe quella di portare l’età pensionabile a 62 anni.
Secondo l’ultimo rapporto della UIL, l’Italia si colloca tra i Paesi europei con l’età pensionabile più elevata, insieme a Grecia, Olanda e Danimarca.
Attualmente fissata a 67 anni, l’età di pensionamento in Italia è destinata a salire, potenzialmente fino a 71 anni entro il 2060, in base agli adeguamenti automatici legati all’aumento dell’aspettativa di vita.
Mentre in molti Paesi dell’Unione Europea si punta a una maggiore flessibilità per favorire l’uscita graduale dal lavoro, il sistema pensionistico italiano resta tra i più rigidi.
Le riforme promesse dal governo in carica, che aveva annunciato l’intenzione di superare la Legge Fornero, non si sono ancora tradotte in interventi concreti in quella direzione.
Le recenti modifiche normative hanno reso ancora più difficile l’accesso alla pensione, soprattutto per alcune fasce della popolazione. A pagare il prezzo più alto sono le lavoratrici e i lavoratori impiegati in attività faticose o usuranti, che continuano a incontrare ostacoli lungo il percorso verso il pensionamento.
L’età per andare in pensione, attualmente fissata a 67 anni, è destinata a salire ulteriormente: sono infatti previsti aumenti di tre mesi nel 2027 e di altri due mesi nel 2029, in base all’aumento dell’aspettativa di vita calcolato dall’Istat.
Diversa è invece la strategia adottata da molti altri Paesi europei, che puntano su maggior flessibilità e gradualità, adattando l’età pensionabile in base alle diverse tipologie di lavoro.
In Francia, ad esempio, l’età minima per la pensione è stata recentemente portata a 64 anni. Spagna, Germania, Paesi Bassi e Irlanda stanno, invece, programmando incrementi graduali verso i 67 anni, ma con tempistiche più diluite e con strumenti più articolati per consentire il pensionamento anticipato.
La UIL rilancia la richiesta di aprire un confronto serio e strutturato con il governo per dare finalmente vita a una riforma organica del sistema pensionistico italiano.
Secondo il sindacato, è necessario superare l’approccio frammentario degli ultimi anni e costruire un impianto più equo e sostenibile.
Tra le proposte chiave, spicca l’introduzione di una pensione flessibile a partire dai 62 anni, senza penalizzazioni economiche per chi decide di lasciare il lavoro prima dell’età legale.
Una misura che garantirebbe maggiore giustizia sociale, soprattutto per quei lavoratori che svolgono mansioni usuranti o fisicamente pesanti, spesso impossibilitati a proseguire fino ai 67 anni attuali.
Il sindacato chiede inoltre un’attenzione particolare alle donne e alle nuove generazioni. In questo senso, sollecita il ripristino della misura Opzione Donna alle condizioni precedenti, con la possibilità di andare in pensione a 58 anni senza limiti legati alla condizione familiare.
Tra le proposte figura anche il riconoscimento del lavoro di cura svolto dalle madri: la UIL propone che a ogni figlio corrisponda un anno di anticipo sull’età pensionabile.
Il sistema pensionistico italiano resta tra i più rigidi d’Europa, con un’età legale fissata a 67 anni, destinata a salire fino a 71 entro il 2060. Secondo la UIL, questa situazione penalizza in particolare donne e lavoratori impiegati in mansioni usuranti.
A differenza di altri Paesi UE, dove si adottano criteri più flessibili, in Italia le promesse di riforma sono rimaste in gran parte inattuate.
Il sindacato propone una pensione anticipata a 62 anni senza penalizzazioni, il ripristino di Opzione Donna e incentivi per le madri lavoratrici. La richiesta è chiara: aprire subito un tavolo con il governo per una riforma strutturale e più