Anche l’Italia ha firmato l’accordo Nato per l’aumento delle spese militari.
Non vi è stato alcun cambio di programma rispetto a quanto dichiarato in Parlamento dalla presidente Giorgia Meloni e approvato con una risoluzione di maggioranza: il governo italiano ha accettato di destinare il 5% del PIL totale alle spese per la difesa e l’acquisto di armi entro il 2035.
Il documento è stato redatto oggi al vertice Nato a L’Aia ed è stato firmato da tutti gli stati membri, Spagna compresa. I 32 stati membri si sono impegnati ad aumentare le spese per la difesa nazionale, come richiesto dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha definito ‘monumentale’ l’accordo raggiunto oggi in Olanda.
Attualmente l’Italia destina alle spese per la difesa 1,6% totale del prodotto interno lordo. La decisione del Governo Meloni di firmare l’accordo è stata fortemente criticata dall’opposizione di centrosinistra, ma è stata accolta con freddezza anche dalla Lega. Particolarmente acceso è stato il botta e risposta tra Giorgia Meloni e la segretaria del Pd, Elly Schlein.
Firmando la dichiarazione finale del summit de L’Aia, il governo italiano si è impegnato destinare il 5% del PIL annuo alle “esigenze fondamentali di difesa e nelle spese relative alla sicurezza” entro il 2035.
A oggi l’Italia destina circa l’1,6% alle spese per armi e difesa, con la sottoscrizione dell’accordo Giorgia Meloni si è impegnata ad arrivare al 5% in dieci anni.
Ma cosa significa in termini economici? Il raggiungimento del target imposto dalla Nato comporterà per l’Italia un aumento della spesa difficilmente quantificabile al momento, in quanto riferito in percentuale al prodotto interno lordo che cambia di anno in anno. Ciò che si può dire è che la cifra è nell’ordine delle decine di miliardi di euro che saranno investiti in armi, infrastrutture ed equipaggiamenti per la difesa. Nello specifico le nuove direttive Nato prevedono che il 3,5% venga investito per le spese per la difesa e l’1,5% per la sicurezza.
L’Italia, insieme, a tutti gli altri stati membri ha ritenuto necessario aumentare lo sforzo economico finalizzato alla sicurezza al fine di fronteggiare eventuali o possibili minacce per la sovranità e stabilità nazionale e internazionale.
La scelta del governo di firmare l’accordo Nato per l’aumento delle spese per la difesa è stata criticata dalla Lega, aprendo un nuovo caso in maggioranza.
Non sono passate sotto traccia, infatti, le dichiarazioni del responsabile economico della Lega, Alberto Bagnai che ha definito ‘insostenibili’ i nuovi impegni per il riarmo dell’Alleanza, firmati da Giorgia Meloni per l’Italia.
Critica a cui Meloni ha replicato evidenziando che tutta la maggioranza ha sostenuto la risoluzione sulle comunicazioni del presidente del Consiglio in vista del vertice. Lo ha ricordato la stessa Giorgia Meloni, nel punto stampa dopo il Consiglio del Nord Atlantico.
Ben più prevedibili le critiche dell’opposizione, da sempre contraria all’ipotesi di aumentare le spese per l’acquisto di armi.
La segretaria del Pd, Elly Schlein ha chiarito che al posto di Giorgia Meloni avrebbe detto ‘no’ all’aumento della spesa militare al 5% pur rimanendo all’interno della Nato.
Ha detto Schlein, ricordando la posizione assunta dal leader spagnolo Pedro Sanchez che ha rifiutato di accettare l'aumento della spesa.
Anche in questo caso la replica non si è fatta attendere.
L'Italia "ha fatto 'come la Spagna', perché la Spagna ha firmato lo stesso documento che abbiamo firmato noi". Ha replicato ironica del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Pioggia di critiche politiche contro l'aumento della spesa militare al 5% del PIL deciso al vertice da tutti i partiti di centrosinistra.
La deputata M5S, Chiara Appendino, accusa:
Giorgia Meloni passerà alla storia per aver messo due cappi al collo degli italiani che saranno una pietra tombale sulle prossime generazioni: il primo con il Patto di stabilità che impone 14 miliardi l’anno di nuove tasse e tagli, il secondo con questa folle corsa al riarmo ⤵️ pic.twitter.com/FwNom6kI0a
— Chiara Appendino (@c_appendino) June 25, 2025
Il segretario di +Europa, Riccardo Magi contesta l’assenza di una strategia comune:
Peppe De Cristofaro (AVS) attacca:
Infine, Angelo Bonelli parla di truffa globale: