25 Jun, 2025 - 17:55

Nato, aumento spese armi al 5%: cosa ha firmato esattamente Meloni? La Lega critica e apre lo scontro interno

Nato, aumento spese armi al 5%: cosa ha firmato esattamente Meloni? La Lega critica e apre lo scontro interno

Anche l’Italia ha firmato l’accordo Nato per l’aumento delle spese militari.

Non vi è stato alcun cambio di programma rispetto a quanto dichiarato in Parlamento dalla presidente Giorgia Meloni e approvato con una risoluzione di maggioranza: il governo italiano ha accettato di destinare il 5% del PIL totale alle spese per la difesa e l’acquisto di armi entro il 2035.

Il documento è stato redatto oggi al vertice Nato a L’Aia ed è stato firmato da tutti gli stati membri, Spagna compresa. I 32 stati membri si sono impegnati ad aumentare le spese per la difesa nazionale, come richiesto dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha definito ‘monumentale’ l’accordo raggiunto oggi in Olanda.

Attualmente l’Italia destina alle spese per la difesa 1,6% totale del prodotto interno lordo. La decisione del Governo Meloni di firmare l’accordo è stata fortemente criticata dall’opposizione di centrosinistra, ma è stata accolta con freddezza anche dalla Lega. Particolarmente acceso è stato il botta e risposta tra Giorgia Meloni e la segretaria del Pd, Elly Schlein. 

Aumento spese armi, cosa ha firmato esattamente Meloni?

Firmando la dichiarazione finale del summit de L’Aia, il governo italiano si è impegnato destinare il 5% del PIL annuo alle “esigenze fondamentali di difesa e nelle spese relative alla sicurezza” entro il 2035. 

A oggi l’Italia destina circa l’1,6% alle spese per armi e difesa, con la sottoscrizione dell’accordo Giorgia Meloni si è impegnata ad arrivare al 5% in dieci anni.

Ma cosa significa in termini economici? Il raggiungimento del target imposto dalla Nato comporterà per l’Italia un aumento della spesa difficilmente quantificabile al momento, in quanto riferito in percentuale al prodotto interno lordo che cambia di anno in anno. Ciò che si può dire è che la cifra è nell’ordine delle decine di miliardi di euro che saranno investiti in armi, infrastrutture ed equipaggiamenti per la difesa. Nello specifico le nuove direttive Nato prevedono che il 3,5% venga investito per le spese per la difesa e l’1,5% per la sicurezza.

L’Italia, insieme, a tutti gli altri stati membri ha ritenuto necessario aumentare lo sforzo economico finalizzato alla sicurezza al fine di fronteggiare eventuali o possibili minacce per la sovranità e stabilità nazionale e internazionale. 

La Lega critica Meloni: si apre l’ennesimo caso in maggioranza

La scelta del governo di firmare l’accordo Nato per l’aumento delle spese per la difesa è stata criticata dalla Lega, aprendo un nuovo caso in maggioranza. 
Non sono passate sotto traccia, infatti, le dichiarazioni del responsabile economico della Lega, Alberto Bagnai che ha definito ‘insostenibili’ i nuovi impegni per il riarmo dell’Alleanza, firmati da Giorgia Meloni per l’Italia. 

Critica a cui Meloni ha replicato evidenziando che tutta la maggioranza ha sostenuto la risoluzione sulle comunicazioni del presidente del Consiglio in vista del vertice. Lo ha ricordato la stessa Giorgia Meloni, nel punto stampa dopo il Consiglio del Nord Atlantico.

virgolette
Io vengo qui con una risoluzione votata da tutta la maggioranza, ho spiegato varie volte che è stata una decisione che abbiamo preso con cognizione di causa, facendo le nostre valutazioni con il ministro dell'Economia. Sono convinta che sia sostenibile per l'ampiezza delle spese, per il fatto che parliamo di un impegno per 10 anni, per il fatto che nel 2029 si deve comunque ridiscutere, per il fatto che non ci sono interventi annuali obbligati per gli Stati membri, flessibilità totale.

Schlein-Meloni: botta e risposta a distanza tra le due leader

Ben più prevedibili le critiche dell’opposizione, da sempre contraria all’ipotesi di aumentare le spese per l’acquisto di armi. 

La segretaria del Pd, Elly Schlein ha chiarito che al posto di Giorgia Meloni avrebbe detto ‘no’ all’aumento della spesa militare al 5% pur rimanendo all’interno della Nato.  

virgolette
Così come rimane nell'Alleanza Atlantica anche la Spagna. Meloni doveva tenere la stessa posizione della Spagna, che ha ribadito gli stessi impegni senza raggiungere il 5%.

Ha detto Schlein, ricordando la posizione assunta dal leader spagnolo Pedro Sanchez che ha rifiutato di accettare l'aumento della spesa. 

Anche in questo caso la replica non si è fatta attendere. 

L'Italia "ha fatto 'come la Spagna', perché la Spagna ha firmato lo stesso documento che abbiamo firmato noi". Ha replicato ironica del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

virgolette
Questa mattina non ho sentito da nessuno toni polemici o distinguo, in 32 abbiamo fatto la stessa cosa.

Difesa o Deriva? Pioggia di critiche sulla corsa al riarmo voluta dalla NATO

Pioggia di critiche politiche contro l'aumento della spesa militare al 5% del PIL deciso al vertice da tutti i partiti di centrosinistra.
La deputata M5S, Chiara Appendino, accusa:

virgolette
Giorgia Meloni passerà alla storia per aver messo due cappi al collo degli italiani Il primo con il Patto di stabilità che impone 14 miliardi l'anno di nuove tasse e tagli, il secondo con questa folle corsa al riarmo. 

Il segretario di +Europa, Riccardo Magi contesta l’assenza di una strategia comune:

virgolette
Serve una politica estera comune europea. Più che la NATO, oggi solo un’Europa unita, consapevole e democratica può davvero garantire la sicurezza dei propri cittadini. 

Peppe De Cristofaro (AVS) attacca:

virgolette
Quello in corso a L’Aia è il summit dei pro armi mondiali. Più che un incontro tra paesi aderenti alla Nato sembra una fiera di armamenti in cui gli Stati Uniti la fanno da padroni.

Infine, Angelo Bonelli parla di truffa globale:

virgolette
Il riarmo sfrenato con la spesa portata al 5% non ha nulla a che vedere con la difesa dei popoli: è una gigantesca truffa ai danni dell’Italia al servizio della Trump e dell’industria bellica americana.

Meloni firma l’accordo NATO sulle spese militari: scatta il caso politico in Italia

  1. Accordo NATO firmato: 5% del PIL alla difesa entro il 2035. Al vertice NATO de L’Aia, l’Italia ha sottoscritto un impegno a destinare entro il 2035 il 5% del PIL annuo a spese militari e di sicurezza (3,5% per la difesa, 1,5% per la sicurezza). L’attuale spesa italiana è dell’1,6%. La firma di Giorgia Meloni segue una risoluzione approvata in Parlamento dalla maggioranza.
  2. Fronte interno spaccato: critiche dalla Lega e opposizione compatta contro. La Lega, pur parte della maggioranza, ha espresso forti perplessità: Alberto Bagnai ha definito “insostenibili” gli impegni. Meloni ha replicato che tutta la maggioranza ha votato la linea comune. Intanto l’opposizione, dal Pd al M5S, attacca duramente la scelta, accusando il governo di piegarsi agli interessi statunitensi e dell’industria bellica.
  3. Botta e risposta Meloni-Schlein: è scontro anche sull’esempio spagnolo. Elly Schlein (Pd) critica Meloni per non aver seguito la linea più cauta della Spagna. Meloni ha risposto che anche la Spagna ha firmato lo stesso documento. Il confronto evidenzia lo scontro politico acceso attorno alla nuova corsa al riarmo, che molti giudicano economicamente rischiosa e politicamente discutibile.

 

 

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