26 Jun, 2025 - 08:35

Burnout da lavoro: quando l'azienda è responsabile (anche senza mobbing)

Burnout da lavoro: quando l'azienda è responsabile (anche senza mobbing)

Anche in assenza di mobbing, il datore di lavoro può essere ritenuto responsabile per i danni derivanti dallo stress lavoro. Stiamo parlando del burnout, un termine che, già da un po' di tempo, è entrato nel lessico comune.

Quanto detto, lo ha chiarito la Corte di Cassazione, sottolineando come il diritto alla tutela della salute psicofisica del dipendente imponga al datore l’obbligo di garantire condizioni lavorative sicure e non stressanti. 

La mancata adozione di misure preventive o l’imposizione di ambienti lavorativi che generano stress può configurarsi come comportamento colposo, con conseguenti ripercussioni legali.

In questo contesto, diventa essenziale per le aziende attivare strategie e interventi mirati per prevenire il disagio psicologico e proteggere la dignità dei lavoratori.

Maggiori dettagli nel testo.

Burnout: quando l’azienda deve risarcire per lo stress lavorativo

La sentenza n. 2084/2024 della Corte di Cassazione si è pronunciata su una questione molto delicata: la responsabilità del datore di lavoro in caso di danni da stress, anche quando non è presente un intento persecutorio tipico del mobbing.

La Corte ha stabilito che spetta al datore di lavoro dimostrare di aver messo in atto tutte le precauzioni necessarie per prevenire danni alla salute del lavoratore.

La tutela dell’integrità psicofisica del dipendente è un obbligo imprescindibile, che non può essere giustificato da ragioni quali difficoltà organizzative, costi economici o presunte inevitabilità. L’azienda deve garantire ambienti di lavoro sicuri, evitando comportamenti o decisioni che possano ledere la dignità e il benessere morale del dipendente.

L’obbligo del datore di lavoro non riguarda soltanto le situazioni più gravi come mobbing, burnout, molestie o stalking (alcune delle quali configurano anche reati penali), ma anche tutte quelle condizioni meno evidenti che possono causare stress lavoro-correlato.

In sostanza, la Cassazione ribadisce che la protezione della persona sul posto di lavoro è un principio fondamentale e inderogabile, a cui nessuna azienda può sottrarsi.

Cos’è il burnout

Chiarito l’orientamento della Cassazione, è utile sapere che il burnout è una sindrome che nasce da uno stress cronico e continuo legato all’ambiente di lavoro, capace di compromettere seriamente il benessere psicofisico del lavoratore.

Non si tratta di semplice stanchezza, ma di un esaurimento profondo, sia emotivo che fisico, causato da condizioni professionali percepite come eccessivamente logoranti e senza via d’uscita.

Questa condizione si sviluppa quando la persona non riesce più a far fronte alle pressioni quotidiane, perché prive delle risorse o delle strategie necessarie per gestirle. Ne deriva un senso di profonda frustrazione, insoddisfazione e svuotamento, che col tempo può portare a un distacco emotivo dal lavoro.

Chi soffre di burnout spesso manifesta atteggiamenti di indifferenza, cinismo e negatività nei confronti del proprio ruolo, dei colleghi o dei clienti. Questi segnali non vanno mai sottovalutati: ciò che può sembrare un semplice calo di motivazione può sfociare in disturbi psicologici più gravi, come la depressione.

Il burnout rappresenta una sfida importante, non solo per chi lo vive, ma anche per le aziende, che devono riconoscerlo tempestivamente e mettere in campo misure concrete per tutelare la salute mentale e il benessere dei dipendenti.

Cosa causa il burnout

Il burnout è un fenomeno complesso e multifattoriale che coinvolge sia le caratteristiche individuali del lavoratore, come età, sesso e situazione personale, sia l’ambiente organizzativo e sociale in cui si trova a operare.

Questa condizione di esaurimento nasce da uno stress continuo e prolungato, tipico del contesto lavorativo, che si verifica quando le richieste e le pressioni professionali superano le risorse e le capacità di risposta dell’individuo.

In pratica, il burnout si sviluppa quando il carico di lavoro e le aspettative diventano insostenibili rispetto agli strumenti e al supporto disponibili, causando un progressivo deterioramento del benessere psicofisico del lavoratore.

La sindrome del burnout colpisce sempre più lavoratori, ovviamente a causa di diversi fattori, e molti giovani sarebbero disposti a lasciare il proprio lavoro, se negativo, in cerca di un'occupazione più tranquilla

Responsabilità del datore di lavoro e burnout: la posizione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che il datore di lavoro può essere ritenuto responsabile dei danni da burnout anche in assenza di mobbing.

L’obbligo di tutelare la salute psicofisica del dipendente impone alle aziende di garantire ambienti lavorativi sicuri e privi di stress e di adottare misure preventive adeguate.

La sentenza n. 2084/2024 sottolinea che la tutela del lavoratore non può essere sacrificata per motivi organizzativi o economici.

Il burnout, sindrome derivante da stress cronico e squilibri tra richieste e risorse, rappresenta un grave rischio che le aziende devono saper riconoscere e prevenire per salvaguardare il benessere dei dipendenti.

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