06 Jul, 2025 - 20:03

Strage Corinaldo, come ha fatto Andrea Cavallari a fuggire durante il permesso per la laurea? Aperta un'inchiesta

Strage Corinaldo, come ha fatto Andrea Cavallari a fuggire durante il permesso per la laurea? Aperta un'inchiesta

Andrea Cavallari, 26 anni, condannato in via definitiva a 11 anni e 10 mesi per la strage di Corinaldo, è attualmente latitante dopo aver approfittato di un permesso premio per discutere la tesi di laurea in Giurisprudenza all’Università di Bologna.

La sua fuga, avvenuta giovedì 3 luglio, ha scatenato polemiche e portato all’apertura di un’inchiesta per chiarire le modalità e le eventuali complicità dietro l’evasione.

Andrea Cavallari, il permesso per la laurea e la dinamica della fuga

Cavallari era detenuto nel carcere della Dozza di Bologna, dove da tre anni stava seguendo un percorso di studi in Scienze Giuridiche.

Il magistrato di sorveglianza gli aveva concesso un permesso temporaneo, come previsto dalla legge per i detenuti ritenuti meritevoli di benefici, per consentirgli di concludere il percorso universitario e discutere la tesi.

Il permesso prevedeva che Cavallari uscisse dal carcere senza la scorta della polizia penitenziaria, ma solo accompagnato dai familiari, una prassi non rara per chi dimostra segnali di reinserimento e buona condotta.

La mattina del 3 luglio, Cavallari si è recato in università, ha discusso la tesi e ha partecipato alla cerimonia di proclamazione. Dopo la laurea, secondo le ricostruzioni, si sarebbe trattenuto con la fidanzata e, successivamente, ha fatto perdere le proprie tracce.

Non è più rientrato in carcere, violando così le disposizioni dell’autorità giudiziaria e rendendosi irreperibile.

L’inchiesta e le indagini in corso

La fuga di Cavallari ha immediatamente attivato le forze dell’ordine, che hanno avviato ricerche su tutto il territorio nazionale e stanno indagando sull’ambiente familiare e sulle possibili reti di supporto che potrebbero aver favorito la latitanza.

L’inchiesta, appena avviata, dovrà chiarire se si sia trattato di una decisione improvvisa o di una fuga pianificata con la complicità di terzi, inclusa la fidanzata o altri familiari che lo accompagnavano.

Le autorità stanno anche valutando se la concessione del permesso senza scorta sia stata una sottovalutazione del rischio.

Il sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe) ha sollevato dubbi sull’attuale sistema di valutazione dei benefici penitenziari, chiedendo che la polizia penitenziaria abbia un ruolo più incisivo nell’osservazione dei detenuti e nell’esprimere pareri sui permessi premio, soprattutto in casi di condanne per reati gravi.

Il dibattito sui permessi premio e la reazione pubblica

La vicenda ha riacceso il dibattito sull’equilibrio tra sicurezza pubblica e reinserimento sociale dei detenuti.

La legge italiana prevede la possibilità di concedere permessi temporanei per motivi di studio, lavoro, salute o famiglia a chi sta scontando una pena, purché vi siano segnali concreti di un percorso di rieducazione e reinserimento.

Tuttavia, casi come quello di Cavallari rischiano di minare la fiducia pubblica nello strumento dei permessi premio, soprattutto quando riguardano detenuti condannati per fatti di particolare gravità come la strage di Corinaldo.

La fuga ha suscitato indignazione tra i parenti delle vittime e nell’opinione pubblica, che si interroga sulla reale efficacia dei percorsi rieducativi e sulla necessità di rafforzare i controlli nei confronti di chi beneficia di tali misure.

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