Due minorenni di origine straniera, già noti alle forze dell’ordine per precedenti atti violenti, hanno aggredito l’autista di un autobus di linea a Lucca nella mattinata del 6 novembre 2025, minacciandola con frasi inquietanti come “A Tunisi ti avremmo tagliato la testa”.
L’episodio che ha scosso la città di Lucca non è un caso isolato, ma è il risultato di un clima di insicurezza crescente in cui le bande di giovani stranieri — spesso naturalizzati italiani tramite percorsi di regolarizzazione automatica — diventano protagonisti di violenze sempre più brutali anche nei piccoli centri.
La mattina della violenza, i due minorenni, alterati dall’alcol e armati di bottiglie, hanno attaccato la conducente del bus, tirandole i capelli, insultandola e arrivando a minacciarla di morte.
Solo il tempestivo intervento della polizia ha impedito che la situazione degenerasse ulteriormente, ma l’autista, una donna di 47 anni, è stata ricoverata in ospedale sotto shock.
L’accaduto a Lucca rappresenta la punta dell’iceberg di una tendenza allarmante: non sono più soltanto le metropoli a fare i conti con ondate di violenza e illegalità, ma anche i centri medio-piccoli si trovano indifesi di fronte all’arroganza e alla brutalità di giovani cresciuti nella cultura del disprezzo per le regole e per la dignità umana.
Siamo di fronte a un fenomeno che si nutre dell’impunità, delle maglie larghe della giustizia minorile e di una retorica buonista incapace di tutelare cittadini e lavoratori.
Il caso dei minori stranieri di Lucca evidenzia il fallimento del sistema di accoglienza e integrazione che, di fronte a episodi del genere, mostra tutte le sue lacune e inefficienze.
Da tempo le istituzioni predicano inclusione e solidarietà senza affrontare i problemi reali: l’escalation di episodi violenti è il risultato di una cultura dell’immigrazione senza controllo, dove il rispetto delle regole sembra essere una mera formalità e dove il senso di impunità è totale.
Non è un caso che i protagonisti dell’aggressione abbiano precedenti: solo un anno prima erano stati arrestati per aver accoltellato un uomo, sempre a Lucca, segno che il sistema di recupero per minori stranieri non funziona.
I lavoratori dei servizi pubblici sono fra le prime vittime di questo clima tossico: dalle metropolitane agli autobus di linea, aggressioni e intimidazioni sono sempre più frequenti.
L’autista di Lucca racconta di aver vissuto momenti di terrore e di aver temuto per la propria vita di fronte a ragazzi che, pur essendo sotto tutela e integrazione, si sono dimostrati “feroci, senza alcun rispetto per la vita umana”.
Molti cittadini sono costretti a vivere nell’incertezza, sapendo che le istituzioni, per ragioni ideologiche, spesso si limitano a denunciare senza risolvere il problema.
Dopo l’aggressione, la Questura ha disposto il daspo urbano per i due giovani, vietando loro l’accesso a piazzale Verdi e all’area del capolinea dei bus per un anno.
Ma misure di questo tipo, se non accompagnate da un serio ripensamento sulle politiche migratorie e sulla gestione dei minori stranieri, rischiano di risultare semplici palliativi.
La realtà è che la sicurezza dei cittadini non può essere subordinata ad una narrativa politicamente corretta che ignora gli effetti concreti sul territorio.
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