Il tempo stringe e una soluzione per il Veneto è lontana dall'essere trovata. Da campo facile – una vittoria quasi scontata guardando alla storia recente di Palazzo Balbi che premia il centrodestra – a motivo di spaccatura tra le forze della maggioranza, la Regione andrà al voto il prossimo autunno per scegliere un nuovo presidente. Il gioco sarebbe stato fin troppo facile se la maggioranza di governo fosse stata compatta sul terzo mandato che avrebbe garantito una ricandidatura dell’attuale presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.
Così però non è stato. Il terzo mandato è un discorso chiuso e ora la Lega è alla ricerca di un candidato che possa sostituire Zaia e di un accordo affinché il nuovo nome possa compattare l’intero centrodestra. Il tutto a quattro mesi dal possibile voto in Veneto: una missione difficile in tempi stretti. Salvini, dal canto suo, è convinto che il candidato del centrodestra sarà un esponente della Lega, ma da parte di Fratelli d’Italia sembra che questa mossa non sia ben vista.
Sorge ora un altro problema: chi può realmente sostituire Luca Zaia? I nomi avanzati dal Carroccio non sembrano all’altezza del quasi ex governatore e scoperchiano un vaso di Pandora della politica locale veneta: quanta cura ha riposto la Lega negli ultimi anni nella Regione dove fino a qualche anno fa era il primo partito per distacco?
Niente terzo mandato per Zaia ed è subito caccia al sostituto del Doge. Il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini, uscito sconfitto sul terzo mandato, non è intenzionato a scendere a compromessi con gli alleati di governo sulla Regione Veneto: il candidato deve essere per forza scelto dalla Lega perché è il partito storicamente più presente sul territorio e per l’operato del Carroccio negli ultimi quindici anni.
Una mezza verità. Se da una parte l’amministrazione leghista in Veneto viene riconosciuta anche nei sondaggi come positiva, dall’altra l’elettorato sembra essersi spostato verso altri partiti. Secondo le stime che emergono dall’ultimo grande appuntamento elettorale – Europee del 2024 – Fratelli d’Italia è diventato il primo partito nella Regione del Nord Est. Una rimonta eccezionale se si pensa che alle europee del 2019 la Lega viaggiava sul 50% mentre Meloni era al 6,8%.
Poi il Carroccio si è sgretolato. Alle elezioni del 2022, la Lega è scesa al 14,5% mentre Fratelli d’Italia è salito al 32,7%. Infine le più recenti europee: 37,5% per Meloni, 13,5% per il Carroccio. A oggi Fratelli d’Italia potrebbe avere più voce in capitolo sulla scelta del candidato.
Tempi stretti ma tanta calma. Nel centrodestra sembra essersi creato un vero e proprio stallo attorno alla scelta del candidato: Fratelli d’Italia ha a disposizione diversi nomi ma nessuno sembra essere ufficiale, il più credibile tra quelli diffusi dalla stampa nazionale è Luca De Carlo – coordinatore regionale del partito di Giorgia Meloni. Qualche mese fa era uscito allo scoperto anche l’ex sindaco di Verona, Flavio Tosi, come possibile candidato per Forza Italia.
Dal canto suo, la Lega avrebbe a disposizione una rosa di nomi. Tra questi c’è Alberto Stefani, segretario regionale della Lega e vicesegretario federale, l’ex ministra Erika Stefani, il sindaco di Treviso Mario Conte e infine Elisa De Berti, vicepresidente della Regione e assessora ai trasporti.
Forse il problema della Lega è la missione che si è posta: sostituire un nome imponente come quello di Luca Zaia. L’attuale governatore della Regione Veneto è in carica da quindici anni: eletto nel 2010, il Doge è riuscito a raccogliere l’eredità di Giancarlo Galan – anche lui in carica per ben 15 anni – e costruire un consenso locale abbastanza forte legato alla sua figura tanto da mettere in difficoltà lo stesso segretario federale Salvini.
I nomi a disposizione della Lega hanno grande esperienza ma possono raccogliere un’eredità come quella di Zaia? Al momento il consenso nei confronti del Carroccio è molto più basso rispetto al passato, ma Salvini non è intenzionato a cedere su una delle Regioni storicamente legate al suo partito.