Il delitto di Garlasco, avvenuto il 13 agosto 2007, resta uno dei casi più discussi della cronaca nera italiana. Al centro della vicenda, la morte di Chiara Poggi e la figura di Alberto Stasi, all’epoca suo fidanzato, condannato in via definitiva ma sempre dichiaratosi innocente. Recentemente, grazie all’uso dell’intelligenza artificiale, è stata ricostruita la versione di Stasi su quella tragica mattina, offrendo nuovi spunti di riflessione e dettagli sulle sue dichiarazioni.
Secondo la ricostruzione, Alberto Stasi si sarebbe svegliato alle 9:00, dopo che la sveglia aveva suonato. Rimane a letto ancora mezz’ora, alzandosi verso le 9:30. Dopo essersi recato in bagno, alle 9:35 si siede al computer, iniziando la sua giornata come tante altre.
Alle 9:45, Stasi fa uno “squillo” a Chiara, una pratica comune tra ragazzi all’epoca, per segnalare la propria presenza senza necessariamente parlare. Non ricevendo risposta, non si preoccupa e torna al computer, dove, secondo le perizie, guarda immagini erotiche, dettaglio che emergerà solo successivamente dalle analisi forensi.
Alle 10:17, Stasi inizia a lavorare alla sua tesi di laurea. Alle 10:47 effettua un secondo squillo a Chiara, ma anche questa volta la ragazza non risponde. Stasi spiega agli inquirenti che non era insolito che Chiara non rispondesse subito agli squilli.
La prima vera chiamata viene effettuata alle 11:37 dal telefono fisso di casa Stasi, ma anche in questo caso il cellulare di Chiara squilla a vuoto. Alberto continua a lavorare alla tesi fino alle 12:20. Alle 12:46 prova nuovamente a contattare Chiara, senza successo. Seguiranno altre chiamate alle 13:26 e alle 13:27, tutte senza risposta.
Alle 13:31, dopo l’ennesimo tentativo andato a vuoto, Stasi decide di recarsi di persona a casa di Chiara. Arrivato davanti alla villetta, suona più volte al citofono senza ottenere risposta. Prova a chiamare nuovamente sia dal cellulare che dal telefono fisso tra le 13:42 e le 13:44, ma senza esito. Sentendo gli squilli provenire dall’interno dell’abitazione, decide di scavalcare il muretto e di entrare in casa.
Una volta dentro, Stasi nota una pozza di sangue sulle scale che portano al piano superiore. Sente la televisione accesa e si dirige nella saletta, ma non trova nessuno. Dopo aver controllato il bagno, apre la porta della cantina, dove vede delle macchie di sangue a terra. Scendendo due gradini e guardando verso sinistra, scorge il corpo di Chiara. Colto dal panico, non si avvicina né tenta di soccorrerla. Esce rapidamente dalla casa, sale in macchina e chiama il 118, spiegando di non essersi fermato a soccorrere la ragazza perché sopraffatto dal panico. Subito dopo si reca dai carabinieri, ancora al telefono con il 118.
Secondo la verità giudiziaria, Chiara era già morta da quattro ore al momento del ritrovamento. Tuttavia, la versione di Stasi, ricostruita con l’ausilio dell’intelligenza artificiale e basata sulle sue dichiarazioni agli inquirenti, continua a sollevare interrogativi e alimentare dibattiti sull’effettiva dinamica dei fatti e sulla colpevolezza dell’ex fidanzato.