Mandati via appena arrivati all’aeroporto di Benina, in Libia – più precisamente nella regione della Cirenaica. È questa la cronaca di quanto accaduto oggi, 8 luglio 2025, al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e a una delegazione di ministri europei giunti in Libia. Secondo fonti estere, il problema non avrebbe coinvolto direttamente la delegazione italiana, ma riguarderebbe il mancato rispetto delle procedure di ingresso e soggiorno.
La visita è stata annullata dal governo di Bengasi con l’accusa di violazione della sovranità nazionale. I ministri presenti sono stati dichiarati “persone non gradite” e invitati a lasciare il Paese. Della delegazione facevano parte, oltre a Piantedosi, il commissario Ue alle Migrazioni e i ministri dell’Interno di Grecia e Malta. Secondo quanto riportato, la delegazione era partita da Tripoli, dove aveva incontrato i rappresentanti del governo di unità nazionale.
Altre fonti, vicine all’Ansa, riferiscono che alla base dello stop ci sarebbe stata un’incomprensione protocollare non gestita dalla rappresentanza italiana, che in ogni caso non sarebbe coinvolta direttamente nella vicenda. Non sono mancati i commenti dell’opposizione su quanto accaduto al ministro Piantedosi, in particolare da parte del segretario di Italia Viva, Matteo Renzi, e di quello di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni.
Quella di oggi è una vicenda destinata a far discutere nei prossimi giorni. Il governo dell’Est della Libia ha respinto una delegazione di ministri europei all’arrivo all’aeroporto di Bengasi. La delegazione era composta dal commissario europeo per le Migrazioni e dai ministri dell’Interno di Italia, Grecia e Malta, tra cui l’italiano Matteo Piantedosi.
Secondo la nota diffusa dalle autorità di Bengasi, i ministri non avrebbero rispettato le procedure previste per l’ingresso e il soggiorno dei diplomatici stranieri. Una volta giunti in città, sono stati obbligati a lasciare il territorio libico, in quanto dichiarati “persone non gradite”.
I rappresentanti europei erano arrivati a Bengasi in volo da Tripoli, dove avevano appena concluso una serie di incontri con il governo di unità nazionale, riconosciuto dall’ONU e guidato dal premier ad interim Abdul Hamid Dbeibah. Il governo parallelo di Bengasi, invece, fa riferimento al generale Khalifa Haftar.
Il governo Meloni e i rapporti tra l’Italia e i centri di potere libici c’entrano ben poco. All’origine dell’incidente diplomatico ci sarebbe stata probabilmente un’incomprensione di natura protocollare, non adeguatamente gestita dalla rappresentanza italiana in loco.
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, durante gli Stati generali del turismo di Forza Italia, ha dichiarato che si confronterà quanto prima con Piantedosi sulla vicenda. Non si esclude che quanto accaduto possa avere serie ripercussioni future sui rapporti italo-libici.
“Brutta cosa i respingimenti”, ha commentato il segretario di Sinistra Italiana e co-portavoce di Alleanza Verdi Sinistra, Nicola Fratoianni, su X, postando una foto del comunicato del governo libico. Anche Angelo Bonelli ha commentato la vicenda affermando che Piantedosi ha subito la legge del contrappasso, sperimentando per qualche ora cosa significhi essere considerato un “clandestino”.
Piantedosi respinto alla frontiera dal Governo libico di Bengasi: brutta cosa i respingimenti signor ministro….. #migranti #Libia #GovernoMeloni #dirittointernazionale pic.twitter.com/Vy6pnnomlF
— nicola fratoianni (@NFratoianni) July 8, 2025
Meno ironico è stato il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che ha dichiarato che l’Italia ha rimediato una figuraccia e che il governo è incapace di gestire la politica estera. Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, si è chiesto invece se il ministro dell’Interno sia ancora convinto che la Libia rientri tra i Paesi sicuri:
Il Governo libico ha respinto il Ministro dell’Interno della Repubblica Italiana. Massima solidarietà a Matteo Piantedosi. Profonda vergogna per come il nostro Paese gestisce la politica estera e le relazioni internazionali: non ci meritiamo certe figuracce globali
— Matteo Renzi (@matteorenzi) July 8, 2025